Anne Marie Zilberman (Parigi ? - ) – Le Lacrime di Freyja (Larmes d’or)
Libri “Ciuccio”
di Marialuisa Bordoli Tittarelli
Gregory era entrato in punta di piedi nella camera della signora Persi credendo che ancora dormisse e l’aveva sorpresa alla scrivania davanti alla finestra già spalancata sulla luminosa mattina di giugno.
Stava per avvicinarsi con l’intento di un tenero abbraccio di buongiorno quando si accorse, con doloroso stupore, che stava piangendo.
Era così insolito e raro vederla piangere che rimase paralizzato. Uscì dalla stanza con lo stesso passo silenzioso.
Scese in negozio perplesso e rattristato domandandosi che cosa poteva fare per consolarla senza farle capire che l’aveva sorpresa in un momento di intima sofferenza.
Si chiese se avesse male da qualche parte, ma poi si disse che in questo caso glielo avrebbe comunicato.
Dopo la fine della terapia si era ripresa apparentemente molto bene, sembrava più bella e più sana di prima, ma in realtà aveva una serie di sgradevoli effetti collaterali sopportati a volte con il sorriso, a volte con dei “pazienza!”, a volte sbuffando, ma mai piangendo.
Infine si ricordò che un giorno gli aveva confidato che i suoi amati libri avevano un rimedio per ogni dolore.
C’erano quelli per il mal d’amore, quelli per delusioni lavorative, quelli per la nostalgia, quelli per la noia, quelli per la tristezza dell’invecchiare, insomma lei aveva tutta una serie di amici di carta dai quali andava a chiedere aiuto secondo i casi, un po’ come si fa con gli specialisti per i disturbi del fisico.
Un giorno gli aveva mostrato due libri un po’ consunti, anche loro con la copertina rossa e lucida, insomma due libri dell’Astoria, la sua mitica casa editrice quasi tutta al femminile, e aveva detto stringendoli al petto come fossero bambole “- Questi sono i miei libri Ciuccio – e si era messa il pollice in bocca! – “
Poiché lui aveva sorriso tra il divertito e l’incredulo aveva soggiunto "– Libri consolatori, quelli che leggo e rileggo quando sono triste. Sono libri come fiabe, quelli che rasserenano i bambini rassicurandoli da paure e difficoltà, dicendo loro che …..cammina, cammina e cammina…..alla fine arrivavano a una calda e accogliente capanna… oppure che mentre stanno piangendo soli, disperati, certi di una fine terribile, ecco che arriva una fata o un folletto o una formica collaboratrice che aiuta a risolvere il problema e li salva dai guai."
Ricordava perfettamente dove li avesse riposti, nel cassetto di destra della sua scrivania. Li prese, preparò un vassoio con del the e dei biscotti, vi appoggiò una rosa, colta in giardino, e risalì in camera fiducioso nel suo rimedio.
Quando entrò lei aveva smesso di piangere, ma aveva ancora gli occhi rossi e il viso triste. Tuttavia appena vide il vassoio, la rosa, i libri il sorriso tornò a illuminarle i volto.
“ Oh che angelo sei ! I miei libri Ciuccio! “- Questa volta scesero lacrime di commozione e di sollievo.
Prese un libro esclamando “Quando soffia il vento, caro amico amatissimo!”
“ Ho pensato che questa volta, invece di rileggerlo, potresti raccontarmi qualcosa su di lui magari svelandomi il segreto del suo elisir tirami su.” – disse Gregory teneramente.
“Certo con piacere” - rispose la signora Persi con gli occhi luminosi di una bambina orgogliosa della sua bambola preferita.
“L’autrice è una mia assidua amica, Monica Dickens (1915/1992), inglese, naturalmente, pronipote del famoso Charles.
Una donna non convenzionale. Nata in una famiglia agiata rimase comunque anticonformista e combattiva. Decisa a farsi strada dal basso e senza appoggi. Dalle sue esperienze lavorative più o meno riuscite trasse libri molto divertenti: “ Su e giù per le corsie” (Elliot Edizioni) ameno racconto delle sue esperienze come infermiera in un ospedale militare.
“Su e giù per le scale” (Elliot Edizioni) esilarante riassunto del suo pessimo praticantato come cuoca in famiglie private. “Il mio Turno per il The”(Elliot Edizioni) racchiude le sue avventure come reporter di un giornale di provincia.
“ Quando soffia il vento”, invece, è un romanzo incentrato su una Louise oltre la mezza età, rimasta povera in canna alla morte dell’egoista e sciagurato marito che non solo l’ha lasciata senza un quattrino, ma piena di debiti, costringendola a vendere ogni cosa, casa compresa per tacitare i molti creditori.
Così senza né arte, né parte, senza casa e senza soldi è costretta a peregrinare tra le case delle tre figlie vivendo della loro carità. Una situazione piuttosto deprimente, ma scritta dall’impareggiabile Monica, diventa una storia ricca di humour, dove i problemi della vita si affrontano, si sopportano, si superano senza drammi eccessivi, cercando sempre il meglio anche nei momenti peggiori, senza diventare noiosi martiri, ma rimanendo semplici e piacevoli esseri umani in cui è facile identificarsi e per i quali si prova profonda simpatia.
Il conforto deriva dal fatto che anche situazioni di grande disagio si possono superare e trasformare in vita gradevole e sopportabile.
La povera mite Louise così adattabile, disponibile, piuttosto maldestra, ma molto desiderosa di rendersi utile, proprio come nelle favole “cammina, cammina, spesso inciampa, ma riprende ancora a camminare …. Finché riesce a raggiungere un rifugio confortante e dignitoso.
Non solo la signora Persi aveva letto e riletto il libro, ma a volte se lo raccontava prima di addormentarsi con il sorriso sulle labbra.
Il secondo libro Ciuccio, “Come un Soprammobile” di Mary Wesley (1912/2002), racconta la storia di Juno, intrepida e speciale diciassettenne, indipendente, testarda e coraggiosa, che rimasta sola, per scelta, nella Londra agli inizi della seconda guerra mondiale, affronta avventure e disavventure quotidiane con candore e determinazione.
L’autrice, una magnifica signora che approda alla letteratura dopo i settant’ anni per procurarsi i mezzi di sussistenza, essendo rimasta vedova e povera, scriverà oltre dieci romanzi e diventerà una delle più affermate autrici britanniche del suo tempo. La sua vena letteraria non smentisce il mito del garbato umorismo tipicamente inglese, rendendo la lettura piacevole e nello stesso tempo appassionante.
Juno è incantevole nella sua commovente ignoranza di alcuni fatti elementari della vita, e insospettabilmente matura per capacità di adattamento e per straordinario talento pratico che le consente di cavarsela in molte situazioni critiche.
L’originalità della trama e la leggerezza della scrittura avevano fatto sì che la signora Persi si affezionasse a questo libro che conosceva quasi a memoria perché era diventato un antidoto alla tristezza e ai momenti di grande sconforto.
Quando ebbe finito di raccontare a Gregory i meriti dei suoi prediletti, l’amico depose sulla scrivania a cui si erano seduti, un altro libro, dicendo - “Ecco questo potrebbe essere il mio libro di conforto!:-“
- Oh lo conosco, è meraviglioso – disse la signora Persi! L’ho letto con piacere intenso e condivido pienamente il tuo giudizio. –
Si trattava di “Figlio dell’impero Britannico” di Jane Gardam (1928). La signora Persi aveva letto la traduzione italiana pubblicata da Sellerio e si era divertita moltissimo.
Comprendeva la simpatia di Gregory per questo romanzo anch’esso di autrice anglosassone, considerata tra le migliori, che nel 1969 era stata nominata Officer of the Order of British Empire per meriti letterari.
L’indimenticabile protagonista è un anziano avvocato, poi giudice, ritornato in Inghilterra (Dorset) dopo anni di intensa attività e brillanti successi nell’allora colonia britannica di Hong Kong.
Un libro che alterna capitoli della vita senile a quelli di ricordi lontanissimi, nella sconcertante infanzia, a quelli della difficile prima giovinezza.
Come capita spesso, nell’impareggiabile stile letterario inglese, le vicende anche drammatiche, vengono raccontate con eleganza e ironia, rendendole obiettive e permettendo di comprenderle con lucidità e distacco, senza togliere nulla all’emozione e al loro valore, se mai rafforzandone i concetti e i messaggi.
Un libro intelligente, divertente che si legge d’un fiato perché le mille difficili, pesanti peripezie in cui il bambino prima, poi l’adolescente e il giovane si imbattono e dibattono sono davvero tante da superare e inducono il lettore a continuare la lettura per raggiungere infine la salvezza.
Tutto ciò sempre con il conforto del sorriso e del divertimento della scrittrice che smorza i toni drammatici anche nei momenti più intensi.
Per la signora Persi la capacità di saper ridere o sorridere anche nelle tragedie, era l’unico vero conforto, antidoto, arma potente “per farsi strada tra i rovi” continuando fino alla fine lo straordinario cammino della vita.
Nell’edizione italiana molto apprezzabile anche la postfazione di Chiara Valerio, intelligente, profonda, divertente…….in perfetta armonia con il testo commentato.