Jean Jacques Perrissin (Lione, 1536 ? - 1616) - Morte di Enrico II
Le Regine di Casa Medici (2)
di Mauro Lanzi
Caterina de’ Medici - Sposa di Re
Una cosa bisogna riconoscere a Caterina: non ebbe una vita facile!
Dell’infanzia abbiamo già parlato, ma anche gli anni che seguirono il matrimonio non furono un periodo sereno per la novella sposa; è incredibile l’astio che si generò nei suoi confronti fin dai primi tempi e perdura ancora oggi.
Nell’immaginario collettivo dei francesi Caterina è, per antonomasia, “l’empoisonneuse”, l’avvelenatrice, responsabile di infiniti crimini e misfatti, mai provati peraltro, e delle sventure francesi. Un motivo di tanta avversione era costituito senz’altro dalle origini borghesi di Caterina; in Francia non si era abituati al fatto che un principe di sangue reale sposasse una moglie priva di lignaggio adeguato. Ancora peggio, un anno dopo il matrimonio, la morte di Clemente VII svuotò di senso tutti gli accordi segreti contratti con le nozze, le speranze per i gioielli italiani che dovevano adornare la corona, Milano e Napoli, si dissolsero: Caterina si trovò ad affrontare un mondo ostile, armata del suo solo coraggio, senza avere neppure l’appoggio del marito, già invischiato in una tresca amorosa, che occuperà tutta la sua vita.
L’unico che aveva capito ed apprezzava le doti della nuora, dotata di cultura, intelligenza, carattere era Francesco I che la difese in diverse circostanze, anche quando l’assenza di figli fece sì che si dovesse dibattere l’ipotesi di un ripudio: poi Caterina di figli ne sfornò ben dieci, di cui tre morti al parto; degli altri sette, quattro erano maschi, tre dei quali, Francesco, Carlo ed Enrico salirono al trono di Francia, mentre delle tre femmine, la maggiore Elisabetta divenne regina di Spagna, la seconda Claudia sposò il duca di Lorena, la terza Margherita, detta Margot, Enrico di Borbone, re di Navarra, matrimonio da cui scaturirono le tragiche vicende di cui parleremo in seguito: in complesso non male per una donna supposta sterile!!
Ma le sofferenze di Caterina non dovevano scemare, neppure con le prime gravidanze: già nel 1536, alla morte del fratello maggiore di Enrico (Francesco di Valois Angouleme, nel ritratto a destra), assurdi sospetti di avvelenamento si addensarono “sull’Italiana”, perché il marito, il futuro Enrico II, così diveniva l’erede al trono. Francesco, già di salute cagionevole, era morto per aver trangugiato un bicchiere di acqua ghiacciata dopo una partita di pallacorda; il coppiere del defunto, disgraziatamente un italiano anche lui, fu ferocemente torturato e messo a morte, per squartamento, senza riuscire a strappargli una confessione contro Caterina.
Ma il peggio per Caterina doveva ancora arrivare, con la comparsa sulle scene di corte di Diana di Poitiers.
Diana era stata una delle tante amanti di Francesco I, il quale, anche per liberarsene, l’aveva incaricata di dirozzargli quel figlio, zotico e taciturno, Enrico appunto. La relazione era cominciata già nel 1530, prima delle nozze con Caterina; inizialmente era rimasta in sordina, ma poi era esplosa con la maturità di Enrico; tra i due si venne a creare un legame fortissimo, tipico di un rapporto tra un giovane maschio ed una donna matura, di grande charme (si suppone sia stata la modella del dipinto, “Diana al bagno”, a lato); Enrico passava ogni momento libero con l’amante, trascurando la moglie, che doveva trangugiare tutte le umiliazioni che la perfidia di Diana riusciva ad infliggerle, fino ad essere esclusa dai consigli reali, in favore dell’amante. Nel 1547 muore Francesco I, forse l’unico uomo a corte, che sapesse apprezzare e difendere la nuora.
L’ascesa al trono del marito, col nome di Enrico II, non migliorò affatto la posizione di Caterina; aumentava l’astio dei Francesi nei confronti dell’Italiana, le cui origini borghesi sembravano stridere vieppiù con il suo nuovo ruolo, ma, soprattutto, la malvagità di Diana, che riteneva di essere lei la vera regina, non ha più freni. Caterina, che era innamoratissima del marito, sopportava tutto in silenzio, sapendo di non poter reagire: proprio in questi anni si forgia in Caterina quel carattere di ferro di cui darà prova nelle drammatiche vicende che seguiranno.
Una menzione particolare in questa storia di rivalità femminile meritano le vicende di uno dei più splendidi castelli della Loira, il castello di Chenanceaux (guardate che meraviglia!!).
La tenuta di La Chenanceaux interessava Caterina, ma proprio per questo, Diana ottenne che Enrico gliene facesse dono. Diana si innamorò subito della sua nuova proprietà, ne fece un capolavoro: a Diana dobbiamo almeno il nucleo centrale della costruzione che oggi possiamo ammirare, nonché i giardini che portano ancora il suo nome.
Morto tragicamente Enrico, nelle circostanze che vedremo, Caterina, diviene reggente di Francia e, malgrado il profondo dolore che prova per la perdita del marito, non rinuncia a consumare la sua dolce vendetta; allontana Diana da corte, le impone di restituire tutti i gioielli regalati da Enrico, la costringe soprattutto a rinunciare a Chenanceaux: il castello diviene la residenza prediletta della regina, che dal suo studiolo, affacciato sul fiume Cher attraverso una splendida finestra a bovindo, governa la Francia. Diana viene relegata in un castello assai più triste, dove muore pochi anni dopo, per avvelenamento da “oro liquido”, una assurda pozione di bellezza usata dalle dame del tempo.
A Caterina si deve il completamento del castello: il ponte sul fiume Cher diviene una splendida sala di cerimonie, dove la regina invitava i Grandi del regno per feste e balli, nell’eterna speranza di riannodare così i fili della pace. A Caterina si devono anche gli splendidi giardini all’italiana (a destra nella foto), detti appunto giardini di Caterina.
Il 1559 fu un anno fatale per la Francia e per l’Europa; la pace di Cateaux Cambresis concluse quasi un cinquantennio di guerre tra Francia e Spagna; due anni prima, sconfitta a San Quintino da Emanuele Filiberto di Savoia (la sua statua in piazza San Carlo, a Torino), la Francia aveva rischiato di scomparire; proprio la Regina mortificata e negletta, in assenza del Re, quando tutta la Corte era già fuggita, si era presentata da sola al Parlamento della città. implorando per la difesa di Parigi ed ottenendo nuovi stanziamenti che, di fatto, salvarono la città ed anche la Francia. Enrico, con la pace, fu costretto a fare sostanziali concessioni, rinunziò infine a tutte le pretese sull’Italia, in particolare dovette restituire la Savoia ad Emanuele Filiberto, ma salvò il regno e cominciò a vedere la moglie sotto un’altra luce.
La pace fu sancita, come d’uso, dal matrimonio tra la primogenita di Enrico e Caterina, Elisabetta, allora quattordicenne, e Filippo II di Spagna. Tra i festeggiamenti per le nozze, era stato organizzato un torneo cavalleresco a cui partecipò anche il Re; all’ultimo scontro, la lancia del capitano delle guardie scozzesi, Montgomery, si spezzò e. così scheggiata, penetrò nella celata dell’elmo del Re (immagine in apertura). Enrico morì dopo dieci giorni di atroci sofferenze; era il 10 Luglio 1559. Iniziò da questo episodio la fama di veggente di un personaggio noto anche a noi, Michel de Notredame, “Nostradamus” (a destra); le sue “quatrains” profetiche vengono di tanto in tanto riesumate per l’annunzio di sciagure o addirittura della fine del mondo; di certo fu capace di predire la fine violenta di tre Re, Enrico II, Enrico III ed Enrico IV, il primo addirittura la mattina stessa dello scontro mortale.
La tragica morte del Re segna una cesura profonda nella vita di Caterina, che si trova proiettata all’improvviso in primo piano sulla scena politica francese, ma anche per la storia di Francia, per la quale ha inizio il periodo drammatico delle guerre di religione, un periodo, è stato detto, “di balli e di massacri”.