Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Viggo Johansen (Copenhagen, Danimarca, 1851 - 1935) - Silent Night (1891)

 

Favola di Natale

di Simonetta Greganti Law

 

“Nonostante fossi ancora molto giovane, avevo già trascorso diversi Natali, tutti uguali e tutti entusiasmanti.

La neve, che è sempre stata la caratteristica fondamentale di questa festività non era mai mancata e contribuiva a creare un’atmosfera magica e fiabesca.

Mi rendevo conto che l’odore pungente dell’aria gelida inebriava gli animi della gente così come la vista del “tutto bianco” lasciava sbigottiti quei pochi che invece non erano abituati a Natali seriali di questo tipo.

Anche quest’anno ero certo che lo avrei trascorso lontano dal trambusto del paese nonostante mi fossi sempre domandato cosa potesse avvenire all’interno di quelle case che vedevo in lontananza, tutte illuminate da lucine multicolori che diffondevano bagliori e forse musiche festose.

Quanto mi sarebbe piaciuto poter entrare anch’io, almeno per un Natale, a festeggiare in una di quelle abitazioni del paesino poco distante, arroccato lungo il pendio della montagna.

Eppure io non potevo neppure avvicinarmi a quelle dimore o guardare attraverso le finestre chiuse per vedere come si festeggiasse il Natale tra gli uomini.

Non avevo gambe per poter raggiungere quei posti. Le mie radici mi tenevano aggrappato al terreno. Ero nato e cresciuto in quel bosco delle Alpi e gli uomini li avevo conosciuti solamente di passaggio: qualche sciatore frettoloso o alcuni escursionisti.

Quel Natale però fu diverso: si esaudì un desiderio ma dovetti pagarlo a caro prezzo!

Rimpiansi allora il rumore del vento amico tra le fronde e le stelle che brillavano attraverso i miei rami.

Come mi mancò da quel momento il bosco, il suo silenzio, la sua natura incontaminata.

Non sapevo che gli uomini fossero incivili al punto da segare il mio tronco e trascinarmi, incuranti del mio habitat, in una stanza troppo calda dove in poco tempo cominciai a perdere i miei aghi.

Mi posizionarono davanti alla stessa finestra da cui, nel passato, volevo sbirciarvi dentro e compresi quanto adesso il mondo che vedevo al di fuori mi mancasse.

Era solo una questione di punti di vista: il cielo e il mare che per l’uomo sono l’immagine della libertà se osservati dalla terra ferma, diventano una prigione quando questo si trova invece troppo a lungo in tali spazi che non gli appartengono ed è perciò desideroso di ritornare nel suo ambiente. Allo stesso modo io anelavo a ritrovarmi in quei boschi dove avevo lasciato le mie radici.

Ero sopraffatto da un senso di amara tristezza, la stessa che provavo ogni volta che vedevo un uccello abbandonare un nido.

I miei rami vennero appesantiti da decorazioni inutili, uno scimmiottare di frutti senza profumo o sapore e di lucine intermittenti che non potevano uguagliare lo scintillio della neve al sole.

Quanta tristezza nel mio cuore quel Natale!

Mi guardavo intorno e tutti quegli addobbi tanto festosi parevano stonare con la scontentezza che esisteva anche all’interno della famiglia stessa. Tutti sembravano spesso indossare una maschera troppo stretta solamente per non contrastare il conformismo imposto dalla tradizione. Sentivo i commenti del padre che sembrava avere nostalgia della sua scrivania in ufficio o della madre che borbottava imitando lo stesso ribollire della pentola dove ogni tanto andava a dare una rimestatina per avvantaggiarsi sui preparativi della cena della Vigilia.

Apprezzavo solamente quando sovente, attorno a me, si radunavano i bambini che intonavano cori natalizi poiché mi ricordavano il cinguettare melodioso degli uccelli.

Pensavo che forse col tempo mi sarei abituato a quella nuova famiglia e così cercai di accettare di divenirvi parte. Festeggiai il Natale circondato da regali. Una novità per me che non conoscevo le abitudini degli uomini.

Cominciai così a stimarli perché mi resi conto che in fondo in fondo avevano un gran cuore dato che la loro generosità in quei giorni era sempre manifesta.

Pensai che mi avessero adottato e che mi amassero in modo esagerato poiché si radunavano attorno a me ogni sera rimirandomi estasiati.

Non sapevo ancora cosa mi sarebbe successo dopo questa breve parentesi festiva.

Fu proprio il 6 gennaio che venni casualmente a conoscenza del mio imminente destino.

A un servitore fu ordinato di ridurmi in pezzi e far di me legna da ardere.

Quello allora sarebbe stato il mio ultimo Natale!

Non sarei più ritornato tra i miei amati monti ma non avrei neppure più diviso la mia esistenza con quella nuova famiglia.

Provai un incendio dentro al cuore prima ancora di finire in quel rogo che mi era stato sentenziato. Pregai, in un rigoroso silenzio, in attesa di una risposta divina…così avvenne il miracolo.

Un intagliatore di legno del villaggio bussò alla porta e domandò se potesse acquistare il mio tronco per il suo lavoro: voleva farne delle statuine sacre per un presepio che avrebbe esposto nella chiesa durante le future feste religiose.

Cominciai a trepidare, compresi che quello non sarebbe più stato il mio ultimo Natale anzi, avrei preso le sembianze dei piccolo Gesù e mi avrebbero esposto in un altare per tanti anni ancora da venire.

Oggi non sono più un albero senza radici addobbato contro natura ma l’immagine sacra di un bambinello nel Presepio che ha l’importante compito di ricordare in tutto il mondo cristiano la nascita del Redentore.”

 

Anche quest’anno Nonno Alfredo, raccontando una nuova storia natalizia, era riuscito ad ottenere un bacio e un abbraccio dal suo amato nipotino che non mancava mai di fargli visita e di portargli un dolcetto per rendere meno amara la sua “attesa” nella casa di riposo per anziani.

 

PALLE DI NEVE (biscotti da regalare a Natale)

Ingredienti:

75 gr di farina 00

50 gr di farina di mandorle

50 gr di burro

40 gr di zucchero a velo

2 cucchiai di latte

1 tuorlo d’uovo

Zucchero a velo per decorare

Preparazione:

Impastare in una ciotola il burro morbido e lo zucchero a velo lavorandolo con un cucchiaio finché sarà ben cremoso.

Unire il tuorlo e il latte, farli assorbire bene e unire la farina di mandorle e quella normale fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo che andrà avvolto nella pellicola e riposto in frigo per circa 10 minuti.

Creare poi delle piccole palline lavorandole con le mani e, dopo averle poste in un tegame imburrato e infarinato, cuocerle in forno preriscaldato a 180° per circa 20 minuti.

Una volta raffreddate passarle nello zucchero a velo.

 

Inserito il:02/12/2019 18:31:06
Ultimo aggiornamento:02/12/2019 18:37:40
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