La memoria degli oggetti.
Ricordare assomiglia al lavoro del giardiniere.
I ricordi sono come le piante: ce ne sono alcune che conviene eliminare per aiutare le altre a fiorire. E' una metafora vegetale per esporre con poetica chiarezza l'idea che la memoria debba essere selettiva.
Non dobbiamo cercare di ricordare tutto: talvolta conviene dimenticare il passato per vedere con più chiarezza il presente.
Troppi fardelli del passato pesano sulle spalle e impediscono una necessaria proiezione verso il futuro. Però, le piante senza radici non crescono, ecco allora che bisogna coltivare la memoria delle cose, non di tutte,ma selettivamente, alcune. Di quelle che servono per rinsaldare i legami con il nostro passato e con le esperienze trascorse, che sono necessario nutrimento del nostro presente.
I ricordi tendono inevitabilmente a sbiadirsi, restano vividi quelli legati a degli oggetti particolari. A quelli che in un determinato tempo della nostra vita hanno accompagnato lo sgranarsi dei giorni, che ci sono stati accanto muti e fedeli: testimoni e compagni nei momenti di piacere e di riposo, efficienti durante il lavoro.
Su di loro abbiamo proiettato l'ombra della nostra personalità e li abbiamo trasformati in feticci. Siamo circondati da cose alle quali siamo legati da esperienze, bisogni, desideri. E sono queste che, mediante un processo di tipo associativo ed emotivo, ci tengono ancorati alle nostre memorie.
Meditando su questo argomento, sarebbe bello tenere in vita la memoria di persone illustri, mediante la riedizione di mobili, per esempio, che arredano gli studi di poeti, artisti, filosofi, fotografi... del passato. Un’operazione di riedizione che resuscita gli arredi del passato, fondandosi sulla notorietà dell'utilizzatore.
A volte pezzi non straordinari, arredi comuni e anonimi, ma semplici e confortevoli che ben si addicevano alla vita dei poeti, come ad esempio Federico Garcia Lorca o Monet. Il loro pregio non sarebbe nell'innovazione tecnologica e di design, ma nel vissuto a cui sarebbero associati. Mobili poveri formalmente, ma ricchi sentimentalmente. Portarli in casa significherebbe introdurre nella nostra prosa quotidiana un pizzico di poesia.