Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Patricia Hogan (Portland, OR - United States) - Impressionistic image of chocolate candy cart on Paris sidewalk

 

Fé na figura da cicolaté!

da Giorgio Cortese a Cesare Verlucca

 

In piemontese si dice “fé na figura da cicolaté”, poi assunto in italiano nel modo di dire “fare una figura da cioccolataio, per indicare un mix di faciloneria e incompetenza, simile al modo di dire romano: “Fa la figura der peracottaro”.

Partiamo da come è nata l’espressione piemontese. Da bambino pensavo che il riferimento alla cioccolata fosse una sorta di eufemismo per tutt'altra sostanza, in pratica per non dire “una figura di m...”.

Bisogna prima dire che Torino e il cioccolato sono una storia d’amore dolcissima e infinita. In principio fu Emanuele Filiberto di Savoia, che spostò la capitale ducale da Chambéry a Torino nel 1559, a portare nel capoluogo piemontese i primi semi di cacao. Inizialmente servito a corte come bevanda per la merenda pomeridiana, il cioccolato si diffuse poi in tutti gli strati della popolazione diventando una delle tradizioni culinarie torinesi per eccellenza.

Lo scrittore Alexandre Dumas, durante un suo viaggio a Torino nel 1852, disse a tal proposito:“Tra tutte le buone e belle cose di Torino, non dimenticherò mai l’eccellente bevanda al cioccolato servita in tutti i caffè”.

Bisogna innanzitutto sapere che, visto il successo di questa delizia gastronomica, alcuni maestri cioccolatai di Torino guadagnarono rapidamente fama e molti soldi tanto da diventare alcune delle figure più ricche tra la borghesia. del tempo.

Sull’origine della colorita frase ci sono varie versioni la prima parla che a Torino, tra il ‘700 e l’800, ci fosse un cioccolatiere che andava in giro con una carrozza trainata da ben quattro cavalli. All’epoca i borghesi nella città sabauda si spostavano con carrozze trainate da soli due cavalli. Sembra che il Duca Carlo Felice, vedendolo, si sia risentito della cosa e lo abbia convocato, chiedendogli di non ostentare abitudini reali in quanto il re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme non poteva permettersi di fare “na figura da cicolaté”. Di conseguenza Carlo Felice avrebbe richiesto una carrozza ben più lussuosa e regale di quella del ricco cioccolataio affermando: “Quando esco in carrozza non voglio fare la figura di un cioccolataio!”.

Secondo una versione della storia questa circostanza provocò l’ilarità del popolo che iniziò a dire che: “ Il re aveva fatto na figura da cicolatè!” secondo altre fonti fu lo stesso re a inventare questa espressione, rimproverando il ricco genovese e dicendogli che il re non poteva essere scambiato per un cioccolataio.

Ma altre fonti affermano che gli artigiani cioccolatieri schiacciavano le fave di cacao sulla pietra e poi, ancora anneriti in faccia e sugli abiti, andavano al bancone a vendere i propri prodotti. Pare che la frase sia nata per indicare questi artigiani sporchi che facevano una brutta figura con un comportamento poco pulito. Altra locuzione per dire di avere fatto una brutta figura e quella di fare la figura di un peracottaro. Come riportato anche dall'enciclopedia Treccani, il peracottaro era il venditore di pere cotte che in passato si trovava presso i mercati, oppure in occasione delle feste rionali. Nell'uso popolare romano, il peracottaro era una persona che non offriva prodotti di alta qualità, per questo "Far na figura da peracottaro" equivale a dire "fare una figura meschina" e viene associata a una persona non capace. Salutando, ricordo che la vita di ogni giorno è come il cioccolato, è l’amaro che fa apprezzare il dolce!

 

Inserito il:30/11/2021 10:18:29
Ultimo aggiornamento:30/11/2021 10:22:46
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