Fernando Lardelli (Poschiavo, GR, CH, 1911 – 1986) - Mosaico
Culture ‘italiane’ al di fuori dei confini: «Alterità»
di Gabriele Paleari*
Uno studio interdisciplinare sulle culture ‘italiane’ indigene al di fuori dei confini d’Italia con particolare attenzione a Istria, Dalmazia, Bocche di Cattaro e Grigioni italiano.
Nel mese di febbraio di quest'anno ho pubblicato a Poschiavo, in Svizzera, nel Cantone dei Grigioni, un libro sulle culture autoctone «italiane» di Istria, Dalmazia, Bocche di Cattaro e Grigioni italiano. Il libro ha avuto una gestazione di 8 anni ed è basato su una tesi di PhD che ho redatto in inglese.
Mi è stato chiesto di farne un libro in italiano e la sua pubblicazione è stata resa possibile grazie al sostegno dell'Ufficio della Cultura del Canton Grigioni. La scelta di pubblicare il libro in Svizzera non è casuale. Da secoli i Grigioni, che dal 1803 appartengono alla Svizzera, sono un territorio libero da censure dove si sono pubblicati libri contestati o proibiti, tra cui la prima edizione in italiano dei Dolori del giovane Werther di Goethe, grazie a menti illuminate e al clima politico liberale.
Perché un libro su aree che non compaiono sui libri di scuola in Italia? Perché vorrei aumentare e alimentare la consapevolezza dell’esistenza di culture ‘italiane’ indigene al di fuori dei confini dello stato nazionale italiano. Il libro è nato dal desiderio di capire perché oggi esistano culture ‘italiane’ in Istria, in Dalmazia, nelle Bocche di Cattaro e nel Grigioni italiano. Purtroppo i dibattiti sulla natura della cultura ‘italiana’ sembrano non riuscire a oltrepassare le restrizioni ideologiche poste dal confine di stato. In Italia, in seguito all’unità politica, si è affermata un’equazione contestabile: Italia= cultura italiana= lingua italiana= tricolore.
Persino la costituzione repubblicana afferma che la cultura è di competenza dello stato italiano. Nel libro dimostro che ciò non è corretto, anzi è per certi versi un atto di pirateria culturale. Ma gli ostacoli sono stati anche molto più pericolosi.
Affrontare per esempio i temi che riguardano i confini orientali d’Italia è stato in un certo senso come attraversare un campo minato: foibe, irredentismo, fascismi, comunismi, giornate del ricordo, odio, rivendicazioni. Conscio delle difficoltà ‘alpinistiche’ e dei rischi di espormi a critiche feroci la mia curiosità mi ha portato a trascorrere lunghi periodi di studio nelle quattro regioni che ho denominato AlterItà, in quanto diverse dall’Italia ma anche, almeno in parte, legate ad essa. Ho intervistato tante persone, ho scattato fotografie e studiato testi letterari di prosa pubblicati nel XXI secolo.
L'originalità di AlterItà sta nel fatto che mi sono avvalso di un approccio metodologico interdisciplinare etnografico-letterario-fotografico che, pur gettando uno sguardo al passato per contestualizzare la storia delle regioni, si sofferma in particolare sulle vicende del XXI secolo. Anziché fermarmi agli aspetti linguistici ho deciso di ‘scavare’ nella cultura.
Credo che la cultura non sia una dama di compagnia al servizio della lingua. La cultura, anzi le culture ‘italiane’ andrebbero studiate come un insieme di pratiche quotidiane. Ecco che nella quotidianità trovano spazio aspetti quali l’enogastronomia, i simboli, la memoria dei luoghi e l’architettura.
A mio avviso, quando si parla di ‘italiano’, si pensa troppo spesso alla sola lingua di Dante. In realtà la lingua, anzi le lingue romanze delle quattro regioni al centro del saggio, si presta a essere interpretata come un oggetto culturale simbolico come tanti altri. Talvolta le lingue sono un simbolo di appartenenza culturale, talvolta anche nazionale.
Per questo ho passato al vaglio le diverse teorie del concetto di nazione per capire se abbia senso parlare di nazione, facendo riferimento all'Italia, nelle regioni prese in esame. La mia disamina dimostra che non sempre le teorie esistenti sono estensibili a tutti i contesti.
In realtà nel libro propongo alle lettrici e ai lettori di andare oltre i dibattiti sull’estensibilità delle teorie di nazione con l’idea di ‘AlterItà’, cioè di una ‘diversItà’ che non si rifà necessariamente all’ideologia che ha portato all’invenzione dello stato nazionale italiano ma che va ricondotta alle varietà culturali e politiche che contraddistinguevano gli stati ‘italiani’ pre-unitari.
Il filo conduttore del libro sono le tensioni tra le percezioni soggettive di vitalità e fragilità culturali. Le culture ‘italiane’ indigene hanno una dimensione internazionale che deriva dalla localizzazione in Slovenia, Croazia, Montenegro e Svizzera. La posizione geo-politica concorre a creare tensioni tra la fragilità e la vitalità culturale.
Una ragione oggettiva della fragilità è il numero relativamente ridotto di persone che si sentono di definire ‘italiana’ la propria cultura. Inoltre, dalla mia analisi emergono altre ragioni soggettive di fragilità quali, ad esempio, il nazionalismo, l’egemonia culturale da parte della maggioranza della popolazione locale che tenta di screditare le rivendicazioni di autoctonia degli italiani, come nel caso dell’Istria in Slovenia, l’appropriazione indebita del patrimonio culturale e la mancanza di rappresentanza politica nei contesti della Dalmazia e delle Bocche di Cattaro. Nel Grigioni italiano, oltre alla demografia, le cause della fragilità culturale sono state identificate nelle migrazioni interne e nella frammentazione geografica.
È probabile e auspicabile che, in futuro, si possa ulteriormente approfondire la conoscenza di queste aree a patto che le quattro regioni non siano relegate al ruolo di appendici della cultura ‘italiana’ intesa come un monolito omogeneo, per riflettere la diversità delle AlterItà e non l’unità politica imposta con gli espedienti militari nel 1861.
* Gabriele Paleari, Alterità. Saggio sulle culture ‘italiane’ indigene di Istria, Dalmazia, Bocche di Cattaro e Grigioni italiano: vitalità, fragilità e legami , Edizioni Dino e Fausto Isepponi, Poschiavo 2018.