Judith Beeby (Malmesbury, Wiltshire, United Kingdom - Contemporary) - Lost in Space
Errore teorico della galleria gravitazionale - (raccontino di fantascienza)
di Achille De Tommaso
Nell’immaginario classico della fantascienza, si può scorrazzare per l’Universo usando l’ “Iperspazio”; ma cosa sia questo iperspazio non è mai stato (ovviamente) definito in maniera scientifica. Un tentativo di definizione è quello di usare una “galleria gravitazionale” per raggiungere parti dell’universo in un tempo accettabile, ad una velocità scientificamente proponibile (sono comunque fatti sempre molto ipotetico-fantascientifici…).
La “galleria gravitazionale”, detta anche ponte di Einstein-Rosen; e detta anche wormhole (in italiano letteralmente "buco di verme"), è una ipotetica caratteristica topologica dello spaziotempo che è essenzialmente una "scorciatoia" da un punto dell'universo a un altro, che permetterebbe di viaggiare tra di essi più velocemente di quanto si impiegherebbe a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale. E quindi, usandola, si può coprire una enorme distanza con velocità (apparente) superiore a quella della luce (sic!). Il problema, però, non è tanto come entrarci, ma “dove” si esce; visto che, per definizione si viaggia verso porzioni sconosciute dell’universo. E il rischio è di uscire in un altro universo; o, peggio, vicino ad un buco nero.
RAPPRESENTAZIONE TRIDIMENSIONALE DI UN WORMHOLE (in rosso il percorso lungo e in verde quello “accorciato”)
***
Guardo dietro, verso il finestrino posteriore della nave, e vedo quell'immensa vorticosità nera.
No, non sono morto, mi siedo, cercando di pensare a quello che è successo.
Mi è chiaro: sono uscito in prossimità di un buco nero, sull’ “orizzonte degli eventi”, e ora sto facendo il reportage della mia fine.
Anche se inutile.
Mentre stavo per oscurarmi in traslazione avevo visualizzato l’area di “partenza” per l’Universo, la galleria gravitazionale. La nostra teoria è (era) che le gallerie abbiano una sola uscita; ma non è così.
Questo, semplicemente, significa che non ho idea di dove sono.
Il computer di navigazione mostra l’ ologramma 3D dell'area circostante che si avvicina, ma le cose attorno a me non hanno niente a che vedere con ciò che so. Strani pianeti, stelle inesplorate, inesplorate del TUTTO.
Quest'area è inesplorata, il computer non può dirmi niente.
Non ho nessuna comunicazione con la Terra.
Non saranno in grado di trovarmi.
Non sapranno cosa sia successo; non sapranno che esistono più uscite della galleria. Non solo una.
Tenteranno ancora?
Ho sentito una sorta di rumore, e mi giro verso il finestrino di nuovo.
Eppure, tutto ciò che riesco a vedere, adesso, è una profonda oscurità.
So cosa è appena successo:
Il tunnel che supporta il buco del verme è fragile.
Si fa a pezzi, continuamente, permanentemente; ma lo si vede solo quando si è vicini.
Io sono perso, intrappolato in una galassia inesplorata, che potrebbe anche essere un altro universo.
Chi sa quanto lontano sono dalla Terra.
Mi giro ancora una volta a guardare il buco nero.
Alla deriva incontrollabile verso un buco infinito di buio.
Mentre vado sempre più veloce, guardo la luce.
La luce è ora l’unico conforto che ho. Che avevo.
Vedere piegarla, rimodellarla è magnifico.
Vale la morte.
Mi avvicino sempre più veloce.
Cerco ingenuamente di rallentare ma, invece, accelero. Come previsto. Sempre più veloce e veloce vado alla deriva.
Quanto tempo ci vorrà prima dell'orizzonte degli eventi, rifletterò e rifletterò.
Più lontano e più lontano, sempre più veloce,
comincio a essere fatto a pezzi, poi
sono lì.