Aggiornato al 27/04/2024

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Voltaire

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La Rivoluzione Americana (2) - Le migrazioni religiose ed il “New England”

di Mauro Lanzi

 

I Padri Pellegrini

Al primo modello di colonizzazione, che prosperò in Virginia ed in generale nel sud, si affiancarono presto altri esempi di colonie, più a nord, che ebbero matrice, importanza e sviluppi ben diversi; la matrice principale furono le migrazioni religiose.  

Nel sedicesimo secolo l’Europa era stata scossa da un evento epocale, la Riforma prima luterana, poi calvinista; in Inghilterra la Riforma approdò in ritardo, a seguito di una decisione del Re Enrico VIII, che reagì al diniego del Papa all’annullamento delle sue prime nozze, proclamando la secessione da Roma.  La situazione religiosa  era quindi alquanto diversa dal resto dei paesi di fede protestante perché lo scisma voluto da Enrico VIII non aveva contenuti dottrinari, consisteva  originariamente in una pura e semplice separazione dalla Chiesa di Roma della Chiesa d’Inghilterra, tutto il resto sarebbe dovuto restare immutato; a capo della Chiesa si poneva il Sovrano (Re o Regina) d’Inghilterra, da lui dipendeva la gerarchia ecclesiale, che rimaneva al suo posto dopo avergli giurato obbedienza, a lui spettava decidere gli indirizzi fondamentali in materia di fede, a lui spettava il titolo di “Defensor Fidei”, strana anomalia (il titolo era stato concesso da un papa!) che si perpetua ancora oggi.

Da questa posizione iniziale, la separazione da Roma favorì l’assimilazione progressiva di molte idee e concetti propri delle religioni riformate, in particolare l’importanza del libero arbitrio, l’approccio alle Scritture, il permanere o meno di alcuni sacramenti, concetti in parte incorporati nel “Prayers Book” voluto da Elisabetta I, per codificare la fede anglicana; intangibile restava sempre la gerarchia ecclesiale con al vertice il Re.

Malgrado queste parziali aperture, gruppi radicalmente dissenzienti dall’ortodossia anglicana si diffusero largamente in Inghilterra nella seconda metà del XVI secolo: si trattava di gruppi, di ispirazione calvinista, che professavano il “congregazionalismo”, una dottrina secondo cui ogni chiesa altro non è che una libera associazione di credenti, che si scelgono, pastori e diaconi, decidono obblighi e liturgie, con il solo vincolo del rispetto dei Vangeli. Tra questi, il movimento che emerse sugli altri fu il puritano: l’obiettivo dei puritani (e la ragione del loro nome) era, appunto, quello di purificare la Chiesa d'Inghilterra da tutte le forme non previste dalle Sacre Scritture, da tutti i legami residui con il cattolicesimo . Si intendeva in tal modo annullare i compromessi accettati da Enrico VIII ed Elisabetta, soprattutto in materia di liturgie e gerarchie ecclesiastiche: il confronto era perciò destinato ad inasprirsi, divenendo scontro aperto sotto gli Stuart; il detto “No Bishop, no King”, attribuito a Giacomo I, esprimeva una chiara dottrina politica, che vedeva il potere monarchico dipendente in forma sostanziale dalla gerarchia anglicana, alla quale il sovrano non poteva assolutamente rinunciare.

 

La politica episcopale perseguita dagli Stuart arrivò a rendere assai difficile la vita ai non conformisti; così nel 1620 un gruppo di 101 dissidenti, più tardi detti “Pilgrim Fathers”, salpò da Plymouth su di una imbarcazione chiamata Mayflower, che approdò a Cape Code  nel novembre dello stesso anno; i Padri Pellegrini non avevano alcun titolo di possesso della terra che andavano ad occupare, ma erano anche indipendenti da ogni autorità; erano spinti non tanto o non soltanto dalle persecuzioni subite in patria, quanto dall’insofferenza per il mondo che li circondava, dal desiderio di isolarsi dai poteri terreni per rispondere solo a Dio. Da questa impostazione nacque il “Patto del Mayflower”, con cui i Pellegrini dichiaravano:

“Con questa scrittura, alla presenza di Dio, ci uniamo per contratto e ci combiniamo in una associazione politica agli scopi civili per il nostro migliore ordinamento e conservazione e per conseguire la gloria di Dio ed il progresso della fede cristiana…..”. 

Questo è nella storia il primo esempio di contratto sociale inteso a fondare una comunità (Covenanted Community), un gesto politico quindi che giustamente viene assunto come pietra miliare nella storia degli Stati Uniti. La colonia, chiamata Nuova Plymouth, ebbe però inizi durissimi; i coloni ebbero aiuto anche dagli indios , che consigliarono loro l’allevamento di tacchini (particolare ricordato nel giorno del ringraziamento); malgrado ciò, già nel primo inverno una metà dei pellegrini morirono, furono sostituiti da nuovi arrivi, sempre animati dall’intento di unirsi in una “dolce comunione”, lontana da tutti i tipi di società conosciuta. La colonia, forse perché popolata da idealisti, non decollò mai, sarà infine assorbita dal Massachusetts.

      La Grande Migrazione e il dissenso religioso

Nuova Plymouth non fu che l’inizio della “Grande Migrazione” durata almeno tre decenni, fino a che la vittoria di Cromwell non modificò radicalmente la situazione inglese; non solo i puritani non venivano più perseguitati, ma giunsero anche ad impadronirsi del potere. Fino a quel momento le persecuzioni proseguivano e, quindi, anche le migrazioni.   Le successive ondate di coloni che seguirono i Padri Pellegrini ebbero, però, sorte migliore anche perché erano costituite da persone più preparate, di tempra diversa: espressione di ceti sociali differenti, proprietari terrieri, commercianti, uomini d’affari che erano sì puritani, ma anche gente esperta, decisa, abituata al confronto politico, che non poteva essere vinto in patria e quindi andava trasferito altrove; disponevano anche di capitali propri, il che consentì loro di creare una Compagnia ed ottenere nel 1629 una “Carta” regia che li autorizzava non solo a commerciare e colonizzare un territorio, ma anche ad “amministrare e governare tutti i sudditi di Sua Maestà che risiedano entro i confini della colonia”. I puritani che si mossero a partire dal 1629 non erano quindi degli sprovveduti o dei semplici idealisti  come i Padri Pellegrini, ma, pur essendo mossi da motivazioni religiose del tutto analoghe, avevano obiettivi diversi, miravano non ad isolarsi dalla Chiesa anglicana, ma a ricostituirla, come strumento di potere, secondo i loro criteri; miravano a creare una nuova società degna dell’approvazione del Signore, i cui principi andavano inculcati con la persuasione, ma se necessario anche con la forza; la “Carta” ottenuta nel ’29 fu il baluardo dietro cui poté organizzarsi e svilupparsi un potente movimento sociale ed una nuova realtà politica. La “Compagnia della Baia del Massachusetts” (questo il suo nome definitivo) si stabilì inizialmente più a nord, a Salem, che divenne presto il centro di una colonia che prese il nome da un capo indiano locale, il Massachusetts appunto. I nuovi arrivati dettero presto prova della loro efficienza, tutti gli arrivi disponevano di provviste per la sopravvivenza iniziale, di attrezzi e di personale esperto, non si doveva ripetere la tregenda dei primi sbarchi; a partire dal 1630 iniziò la grande emigrazione puritana, che portò sulle coste americane, in poco più di un decennio più di 20000 inglesi. Evidentemente, nel primo insediamento non poteva esserci posto per tutti; Salem divenne base di smistamento dei nuovi arrivi che inizialmente crearono città satellite lungo la baia, poi si spinsero verso l’interno fondando Charlestown e Boston; altri puritani giunsero al fiume Connecticut, dove crearono insediamenti indipendenti, che si diedero un proprio governo ed ottennero nel 1662 il riconoscimento della corona.

La “Nuova Inghilterra”, come veniva chiamato l’insieme di questi insediamenti, fu la dimostrazione dello spirito pratico e delle capacità organizzative dei coloni puritani, che palesarono di essere gente capace di creare un’economia florida ed una solida organizzazione politica. La “Compagnia del Massachusetts” altro non era, in principio, che un’iniziativa commerciale, ma su di essa si innestarono comunità ecclesiali, una “Bible Commonwealth”, che si articolò ben presto in una struttura politica auto-amministrata.

Il leader della compagnia commerciale, John Winthrop divenne il primo governatore della  colonia, senza bisogno di alcun avvallo dalla madrepatria; il governatore era affiancato, come nello schema di una compagnia commerciale, da un board di assistenti, nominati dall’assemblea dei capifamiglia, detti “freeman”; quest’assemblea, più tardi denominata “General Court”, diventerà il principale organo legislativo delle colonie, potrà designare il governatore e stabilire la tassazione per le diverse townships, di cui i puritani furono capaci di ricoprire, in tempi brevi, la “Nuova Inghilterra”. I gruppi che intendevano creare una nuova città, chiedevano l’approvazione al General Court che stabiliva la porzione di territorio assegnata ai richiedenti, territorio che andava poi diviso trai capifamiglia secondo le loro disponibilità economiche ed il loro status. L’approvazione comportava il diritto di creare una giurisdizione politica minore, una town, che era titolata ad auto-amministrarsi, ad inviare propri rappresentanti al General Court, a mantenere il controllo anche delle terre non assegnate; poi, come membri della Chiesa locale, gli stessi capifamiglia dominavano la vita religiosa del posto e costituivano il meeting, l’organo amministrativo locale; quando sopraggiungevano nuovi arrivi, questi non avevano automaticamente gli stessi diritti dei fondatori, ma dovevano accettare, almeno inizialmente, il governo di una piccola oligarchia locale. Ben presto il General Court non fu più in grado di accogliere tutti i freeman della colonia, ogni town inviava due o tre delegati, chiamati in seguito deputati; la General Court, anche a seguito di contrasti tra vari gruppi di delegati, si articolò in una Camera Alta ed una Camera Bassa, presieduta da uno speaker; così, partendo dall’organigramma di una società commerciale, per l’autonoma iniziativa dei coloni puritani, si giunse rapidamente a creare un vero e proprio governo statale.

Non tutta l’immigrazione religiosa fu di origine inglese, parte fu avviata da altri popoli, tra tutti gli olandesi. La “Nuova Olanda”, come venne chiamata inizialmente la colonia, nacque quasi casualmente per iniziativa di una Compagnia privata, la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali; la compagnia era nata per commerciare con vari paesi sulle sponde dell’Atlantico ed aveva creato propri scali fortificati in Africa, Brasile, Nord America; i suoi responsabili non desideravano affatto creare insediamenti permanenti in suolo americano, volevano solo sfruttare il ricco commercio di pellicce, molto apprezzato era il castoro, nella regione medio atlantica scoperta nel 1609 da Henry Hudson: solo nel 1624 la Compagnia si decise a dar vita a Fort Orange, sul fiume Hudson (oggi Albany), importando alcune centinaia di coloni olandesi e valloni, opportunamente dotati di provviste sementi ed attrezzature; pochi anni dopo, un intraprendente funzionario della compagnia, Peter Minuit acquistò per la cifra di 60 fiorini un’isola dagli indi Manhates, l’attuale Manhattan: qui, intorno ad un villaggio chiamato Fort Amsterdam e poi Nuova Amsterdam riuscì a riunire i coloni dispersi per tutti i dintorni, con una popolazione che, grazie a nuovi arrivi dall’Europa, arrivò  nel 1650 a 1500 abitanti. Molti dei nuovi arrivi erano perseguitati religiosi, dissidenti, cattolici, ebrei, anabattisti che cercavano qui rifugio dall’intolleranza religiosa dei loro paesi di origine; la città si dotò anche di una cinta muraria, che è ricordata oggi nel nome di Wall Street.

L’afflusso di coloni aumentò negli anni seguenti, grazie a nuove iniziative di bonifica intraprese da investitori olandesi che finanziavano l’insediamento dei nuovi arrivati, cui fornivano sementi e persino bestiame, nella speranza di avere un rapido ritorno dei loro investimenti; questa comunità eterogenea, attirata solo dalla tolleranza religiosa praticata dagli olandesi era però teatro di continui conflitti e disordini, che la negligenza degli amministratori della compagnia non contribuiva certo a sopire; ai funzionari della compagnia interessava solo ubriacarsi ed arricchirsi imponendo esosi dazi sul commercio in entrata ed in uscita, il che non mancava di provocare malcontento e persino insurrezioni tra i coloni. Nuova Olanda rimase sempre un territorio disordinato e selvaggio, niente di paragonabile alle altre colonie americane.

Il peggio doveva accadere in seguito; nel 1642 un amministratore della colonia, per reagire ad alcune razzie compiute dagli indiani su fattorie isolate iniziò la prima di una serie di guerre indiane che portarono al massacro di pacifiche ed inoffensive tribù. L’ultimo amministratore della compagnia, Peter Stuyvesant cercò di raddrizzare la situazione, riportando l’ordine nella colonia, ma riuscì solo ad emanare disposizioni restrittive in materia religiosa, che esacerbarono gli animi; poi nel 1654 la Compagnia fallì e la colonia rimase abbandonata a se stessa, esposta alla vendetta degli indiani ed agli appetiti dei coloni inglesi che avanzavano dal Connecticut; infine, nel 1664 una piccola flotta di sole quattro navi inglesi, armate dal duca di York, fratello del Re, si impadronì  senza difficoltà dello scalo che divenne così colonia inglese; il nome, in onore al duca, divenne New York. Gli inglesi si dimostrarono amministratori più oculati ed attenti, ebbero anche il buon senso di convincere i residenti olandesi a fermarsi; ancora oggi parte dell’aristocrazia nuovayorkese porta cognomi di chiara origine olandese, come Stuyvesant, Vanderbilt, Roosevelt etc. 

Come visto, le iniziative coloniali in Nord America furono il risultato di iniziative di privati, che provvidero anche a finanziarle, ma si avvalsero anche della spinta generata dall’emigrazione religiosa, motivata dalle persecuzioni esercitate sotto gli Stuart (ma anche da altri governi), nei confronti del dissenso (puritani, presbiteriani, quaccheri, anche cattolici). Questa inedita commistione di iniziativa privata e motivazioni religiose fecero dell’America del Nord l’archetipo di una nuova società, ma anche una grande, incredibile palestra per lo sviluppo di una borghesia che diverrà protagonista in economia ed in politica.

(Continua)

 

Inserito il:09/02/2024 17:22:04
Ultimo aggiornamento:09/02/2024 20:45:42
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