Illustration from Amir Khosrow’s “The Eight Paradises”
Cos’è la serendipità?
di Giorgio Cortese
Il lemma deriva dall’inglese serendipity, coniato nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole che lo trasse dal titolo della fiaba The three princes of Serendip.
Serendippo era l’antico nome dell’isola di Ceylon, l’odierno Sri Lanka.
La parola significa la capacità o la fortuna di fare, per caso, inattese e felici scoperte, specialmente in campo scientifico, mentre si sta cercando altro. Quando Walpole inventò il termine, aveva in mente una fiaba persiana che era giunta per la prima volta in Europa un paio di secoli prima attraverso una traduzione italiana di Cristoforo Armeno.
La fiaba parlava di tre principi del paese di Serendippo, dove un grande e potente re, chiamato Giafar, aveva tre figli maschi, coltissimi perché educati dai più grandi saggi del tempo, ma privi di un’esperienza altrettanto importante di vita vissuta. Per provare, oltre alla loro saggezza, anche le loro attitudini pratiche, il saggio re decise di allontanarli dal regno perché diventassero ancora più perfetti, andando a vedere il mondo e conoscere per esperienza diretta i diversi costumi e i modi di fare di molte nazioni che già conoscevano per averli studiati sui libri o appresi dai loro precettori.
Durante il loro viaggio i tre fecero diverse scoperte, grazie al caso e alla loro sagacia, di cose che non stavano cercando. Giunti nel Paese del potente imperatore Bahram, i principi si imbatterono in un cammelliere, disperato perché aveva perduto il proprio animale. I tre, pur non avendolo visto, dissero al poveretto di averlo incontrato un bel poco avanti, lungo la strada. Per assicurare il cammelliere gli fornirono, come prova, tre elementi: il cammello era cieco da un occhio, gli mancava un dente in bocca ed era zoppo.
Il buon uomo, ripercorse a ritroso la strada ma non riuscì a ritrovare l’animale.
Il giorno seguente, ritornato sui suoi passi, incontrò di nuovo i tre giovani e li accusò di averlo ingannato. Per dimostrare che non avevano mentito i tre principi aggiunsero altri tre elementi. Gli dissero che il cammello aveva una soma, carica da un lato di miele e dall’altro di burro; portava una donna, e questa era incinta.
Di fronte a questi particolari, il cammelliere diede per certo che i tre avessero incontrato il suo animale; ma, vista la ricerca infruttuosa, li accusò di avergli rubato il cammello. I tre principi vennero imprigionati nelle segrete dell’imperatore Bahram. Per salvarsi, affermarono di aver inventato tutto per burlarsi del cammelliere, ma le apparenze li inchiodavano e così vennero condannati a morte perché ladri.
Fortunatamente un altro cammelliere, trovato il cammello e avendolo riconosciuto, lo ricondusse al legittimo proprietario. Dimostrata in tal modo la propria innocenza, i tre vennero liberati non senza una adeguata spiegazione di come avessero fatto a descrivere l’animale, senza averlo mai visto. I tre rivelarono che ciascun particolare del cammello era stato immaginato, grazie alla capacità di osservazione e alla sagacia.
Che fosse cieco da un occhio era dimostrato dal fatto che, pur essendo l’erba migliore da un lato della strada, era stata brucata quella del lato opposto, quello che poteva essere visto dall’unico occhio buono dell’animale. Che fosse privo di un dente lo dimostrava l’erba mal tagliata che si poteva osservare lungo la via. Che fosse zoppo, poi, lo svelavano senza ombra di dubbio le impronte lasciate dall’animale sulla sabbia. Sulla spiegazione del carico i tre dissero di aver dedotto che il cammello portasse da un lato miele e dall’altro burro perché lungo la strada da una parte si accalcavano le formiche, amanti del grasso, e dall’altro le mosche, amanti del miele.
Il cammello aveva sul dorso una donna, perché in una sosta il passeggero si era fermato ai lati della strada a urinare, e questa urina era stata odorata da uno dei principi per curiosità, venendo egli preso da un desiderio carnale che può venire solo da urine di una donna, aveva dedotto che il passeggero doveva essere di sesso femminile. Infine la donna doveva essere gravida, perché poco innanzi, alle orme dei piedi c’erano quelle delle mani, usate dalla donna per rialzarsi a fatica visto che doveva avere un corpo pesante.
Le spiegazioni dei tre principi stupirono a tal punto Bahram che decise di fare dei tre giovani sconosciuti i propri consiglieri. I tre principi in incognito offrirono così i loro servigi all’imperatore, salvandogli anche la vita, risolvendo situazioni difficili o prevedendo il futuro.
L’inglese Walpole aveva creato la parola serendipity per spiegare come questi tre principi facessero sempre scoperte, per caso o per sagacia, di cose che non stavano cercando. Alcune scoperte nascono da complessi ragionamenti, altre per illuminazione improvvisa della mente, come per Archimede che si dice, intuì il principio della spinta idrostatica immergendosi nella vasca da bagno.
Altre scoperte, invece, avvengono per errore come quella di Cristoforo Colombo che arrivò nelle Americhe pensando di aver raggiunto le Indie, o che la penicillina da Alexander Fleming è stata scoperta nel 1928 grazie a una piastra di coltura mal pulita.
Percy Spencer, mentre studiava i radar, non avrebbe potuto immaginare che le sue osservazioni avrebbero portato all'invenzione del famoso elettrodomestico. Notò infatti che il cioccolato che teneva in tasca si era sciolto, e non era colpa della temperatura esterna, era nato il forno a micro onde.
Nel 1805 un certo Chacel notò che un bastoncino con all’apice una pasta a base di clorato di potassio, zolfo e gomma arabica, si accendeva per reazione chimica dopo essere stato immerso in un recipiente contenente una spugna d’amianto imbevuta di acido solforico. Era stata inventata la versione primitiva del fiammifero. Fu però solo nel 1827, che venne inventato il fiammifero a sfregamento, da parte dell’inglese John Walker, con la sostituzione del solfuro di antimonio con una miscela di zolfo e fosforo bianco.
I fuochi artificiali colorano i nostri cieli nelle notti di festa da circa duemila anni, e si dice che siano stati inventati in Cina per puro caso. La leggenda narra che fu un cuoco a unire carbone, zolfo e salnitro, nitrato di potassio, tutti prodotti relativamente comuni in cucina a quel tempo. Si scoprì allora una mistura combustibile capace anche di esplodere, se compressa per esempio in un tubo di bamboo.
Nel 1941 l'ingegnere svizzero Georges de Mestral notò dei riccioli di origine vegetale attaccati ai propri abiti e ai peli del suo cane. Lui tuttavia pensò bene di replicare artificialmente la forma di quei gancetti, e così nacque il velcro. Il nome è la combinazione di velvet, velluto, e crochet, uncinetto.
Il fisico tedesco Wilhrlm Conrad Rontgen stava studiando le onde elettromagnetiche e i raggi catodici, costruendo a tal proposito un apparato che produceva raggi catodici. Si accorse casualmente che, mettendo una mano fra il generatore dei raggi catodici e il muro, vedeva l’ombra delle sue ossa proiettata sul muro. Dedusse che ci fosse una radiazione, che lui chiamò X, non sapendo come definirla, e chiese alla moglie di mettere la mano per quindici minuti fra il generatore e una lastra fotografica, creando così la prima radiografia della storia, che stranamente prese poi il nome di mano con anello.
Il verderame, noto anche come poltiglia bordolese, è ancora oggi un fungicida piuttosto efficace per proteggere piante di ogni genere, ma non nacque con lo scopo di uccidere i funghi delle piante. Ci incappò per caso nel 1874 il botanico Pierre Millardet che si aggirava sconsolato tra le vigne di Bordeaux, contemplando la propria impotenza di fronte a un fungo che stava uccidendo un intero settore economico. A un certo punto fu sorpreso dal vedere alcune piante che sembravano immuni dal parassita, e andò di corsa dal proprietario a chiedere lumi: saltò fuori che il viticoltore, stanco dei passanti che gli rubavano l'uva, aveva cosparso le piante con un misto sostanze prese dal magazzino, per renderle brutte e poco appetibili.
Il viagra, la pastiglia blu era stata ideata contro l’angina pectoris e l’ipertensione. Il Sildenafil, il principio attivo del farmaco, doveva dilatare i vasi sanguigni del cuore bloccando una proteina chiamata PDE-5. I benefici sull’angina pectoris non si rivelarono soddisfacenti. In compenso molti pazienti trattati iniziarono a mostrare alcuni “inconvenienti”. I vasi sanguigni dilatati non erano quelli del cuore, era nata una pillola contro l’impotenza.
Le patatine fritte sono nate a metà dell’Ottocento per un dispetto da parte dello chef George Crum a un cliente particolarmente sgradevole ed esigente, che non gradiva le sue patatine fritte. Crum decise di servirgli per dispetto delle sfoglie di patate così sottili e croccanti da non poter essere infilzate con la forchetta, e piene di sale. E fu un successo!
Al giornalista Laslo Birò venne in mente di ideare la famosa penna che porta il suo nome, osservando bambini che giocavano a biglie, le facevano rotolare in una pozzanghera, e ne uscivano lasciando dietro di sé una scia di fango perfettamente omogenea, così Bíró pensò che, inserendo una piccola sfera nella punta della penna, si potesse impregnare in un inchiostro viscoso, in modo da non seccarsi subito a contatto con l’aria e poter cosi scrivere in modo più scorrevole.
La Coca Cola nacque come sciroppo per un nuovo tonico, preparato in una caldaia di ottone dal farmacista John Pemberton, che nulla aveva a che vedere con quella di oggi: era piatta, liscia e non frizzante: quella attuale fu creata accidentalmente la mattina del 15 novembre 1886.
Un gentiluomo, John G. Wilkes, aveva alzato un po’ il gomito la sera prima e, svegliatosi con un terribile mal di testa, aveva cercato sollievo in una farmacia vicina. Dato che la Coca-Cola era stata creata e pubblicizzata da Pemberton come cura per il mal di testa, Wilkes si era seduto al banco e aveva richiesto a voce bassa un bicchiere di Coca-Cola. Il cameriere, per sbaglio, mescolò lo sciroppo con acqua frizzante. La bevanda piacque a Wilkes e diede sollievo alle sue tempie martellanti. Da allora divenne consuetudine mescolare lo sciroppo di Coca- Cola con acqua frizzante.
Un dodicenne, Frank Epperson, una sera mise un bicchiere con dentro acqua, soda e un bastoncino per mescolarli abbandonato su un davanzale in una notte gelida, era il ghiacciolo. Nel 1924, ormai cresciuto, brevettò la sua invenzione promuovendola come: “ghiacciolo leccalecca con il bastoncino” e lo chiamò Epsicle, da Epperson-icicle. Poco tempo dopo, Epperson e i suoi partner fecero un accordo con la Popsicle Corporation e nel 1929 vendette il suo brevetto. In Italia, i ghiaccioli arrivarono solo un ventennio più tardi, nel secondo dopoguerra, portati dagli americani insieme al chewing gum e ad altri dolci di produzione industriale.
Le padelle e pentole oggi sono rivestite di Teflon che le rende antiaderenti, ideali per cucinare un uovo all’occhio di bue. Il teflon, però, non era nato per la cucina, ma per ricavare negli anni Quaranta del Novecento uranio -235 per creare la bomba atomica. Gli scienziati, nel corso dei loro studi, inaspettatamente e forse solo come conseguenza a quei loro studi, arrivarono a scoprire un materiale così versatile da essere usato sia per cucinare che per camminare, il Teflon.
La scoperta si deve alla mente geniale di Roy J. Plunkett, dall’osservazione di una sostanza depositatasi all’interno di una bombola di gas occlusa. Verso la fine degli anni ’60, Wilbert L. Gore, cofondatore della DuPont e inventore dei primi isolanti in Teflon per cavi, creò insieme a suo figlio Robert W. Gore, il tessuto che oggi è noto universalmente come Gore-Tex. Materiale oggi molto famoso, il tessuto ha pori abbastanza piccoli da non permettere il passaggio di gocce d’acqua, ma sufficientemente grandi da far passare semplici molecole d’acqua; questa caratteristica permette al vapore, e quindi al sudore in forma gassosa, di fuoriuscire garantendo la traspirazione mantenendoci asciutti sia dall’acqua proveniente dell’esterno che da quella che generiamo noi stessi!
Oggi conosciamo i corn flakes. A inventarli per errore fu John Harvey Kellogg, che lavorava in un sanatorio e cercava di creare alimenti salutari e poveri di grassi. Dimenticò, tra le varie sperimentazioni, di aver lasciato del grano cotto a raffreddare. Ormai duro ma non ancora inservibile, il chicco venne schiacciato e trasformato in sfoglie: i fiocchi, flakes, che con una semplice aggiunta di zucchero sarebbero diventati la base di una delle colazioni più diffuse prima in America e poi qui in Europa occidentale.
L’anestesia, oggi usata per le operazioni e per gli interventi odontoiatrici, è nata nel 1844 dalla geniale intuizione di un medico e dentista americano, Horace Wells, il quale si accorse che il protossido di azoto è un gas capace di indurre una specie di ebbrezza alcolica in chi lo aspira. Prima lo provò su se stesso, come analgesico, cavandosi due denti, poi su pazienti volontari: era nata l’anestesia moderna.
La nitroglicerina fu inventata nel 1847 dal piemontese Ascanio Sobrero (1812-1888), l’Unità d’Italia non esisteva ancora. Nacque quando questo chimico di Casale provò a sintetizzare la nitrocellulosa, scaldando due gocce di glicerina in provetta, ci fu subito un boato e parte del suo studio andò in fumo. Il pericoloso esperimento gli permise di sintetizzare, nel giro di due anni, questo esplosivo, chiamato all’inizio glicerina fulminante o piroglicerina.
Poi il chimico svedese Alfred Nobel, quello del famoso premio istituito proprio da lui, si accorse che la nitroglicerina era molto sensibile alle scosse e alle variazioni termiche e pertanto molto pericolosa; mescolata con materiale inerte assorbente diventava più stabile e i rischi di esplosioni accidentali si riducevano.
La scoperta nacque dalla sua osservazione che la nitroglicerina, per evitare gli urti, era solitamente trasportata in bottiglie poste dentro cassette di legno, piene di farina fossile. Durante uno di questi trasporti lo scienziato svedese notò che una bottiglia aveva perso parte del suo contenuto che era stato assorbito dalla farina fossile. Tornò di corsa nel laboratorio e provò a mischiare la nitroglicerina con la farina fossile e con la segatura. Ottenne così una pasta più stabile della nitroglicerina: la dinamite, che brevettò nel 1867
Il walkman, lettore di musicassette, è nato nel 1979, quando a metà degli Anni ’70 l’azienda giapponese Sony stava sviluppando un mini registratore portatile destinato ai giornalisti per le interviste. I presidenti Akio Morita e Masaru Ibuka, trasformarono però il registratore in un riproduttore di cassette da ascoltare con le cuffie.
Bisogna dire che un inventore tedesco, Andreas Pavel, nel 1980 ha rivendicato di essere il vero inventore, dato che due anni prima avrebbe creato un oggetto molto simile, chiamandolo stereobelt. Dopo svariate vicende legali nel 1999 Sony e Pavel hanno raggiunto un accordo extragiudiziale.
La Serendipità, infatti, come si è visto, non si serve solo del caso, piuttosto è il caso che aiuta le menti preparate portando l’individuo a cogliere quel Kairos, quel momento opportuno, e a saperne fare buon uso tramite le proprie abilità intuitive, la capacità abduttiva e un forte spirito di osservazione.