Maria Chepeleva (Russian, 1985) – Cat on the Radiator
Tratto dal volume Mimiao. Autobiografia di un gatto migrante di Vittoria Carola Vignola, Hever Edizioni, Ivrea 2020.
Mimiao - Autobiografia di un gatto migrante (7)
(seguito)
di Vittoria Carola Vignola
Tristezze giornaliere
La mattina del 30 ottobre Carla è tristissima, ha anche pianto. Le ha telefonato Sina, la bravissima rumena che è stata in questi anni la governante di Luisa e le ha fatto da madre, sorella, donna di casa devota e affettuosa, oltreché abile. Doveva comunicarle una tristissima notizia: la morte di Luisa, la sua migliore amica, sia dei suoi anni gloriosi, sia dei suoi anni tristi. Che pena perdere i propri amici, anche per gli umani.
Da ieri è passato un giorno, ma oggi Carla è ancora più triste, anche per colpa mia. Ho voluto trascorrere fuori la notte, ho preso freddo e pioggia, e lei è rimasta in pensiero, preoccupata per la mia fragile salute.
Mi rendo conto di occupare uno spazio sempre più importante nel suo animo. Quando finalmente sono tornato, intirizzito, mi ha accolto con parole carezzevoli e calde quanto le sue mani sul mio dorso.
Mi sono piazzato sul termosifone e lei si è avvicinata: i momenti che affondano le proprie radici nell’animo di entrambi sono quando lei accosta la sua fronte alla mia e la comunicazione avviene tra teste e anime. Poi mi racconta d’aver pensato intensamente e con maggiore serenità alla morte dell’amica Luisa, e di essere consapevole che, se esiste un Aldilà per i giusti, Luisa vi è stata accolta a braccia aperte. E il pensiero le ha dato un po’ di conforto.
Da alcuni giorni mi chiama “sfinge”.
Mi capita infatti di sostare a lungo piazzato sul termosifone, e probabilmente assumo l’aspetto della scultura di pietra calcarea situata nella Necropoli di Giza, in Egitto, la famosissima Grande Sfinge, con la testa di un uomo e il corpo di un leone: io, però, continuo a essere tutto soltanto un gatto.
Occhi socchiusi, immobile e pensieroso, ascolto ciò che accade intorno a me e, dalla finestra, lancio sguardi alla fitta nebbia che tutto avvolge del paesaggio: pieno autunno incombente e piuttosto triste, ancorché con un suo sottile fascino. Sono i momenti in cui nessuno dei due, ciascuno nella propria lingua, tace.
A me piacerebbe sapere cosa pensa.
Oggi, con uno dei suoi preziosi amici, Meuccio, che mi saluta e accarezza non appena mi vede (lui ha due gatti in casa, membri stabili della sua famiglia), Carla sosteneva che ciò che le dispiace di più è che tra noi due non ci sia un linguaggio comune (d’altronde, non c’è a volte neanche tra simili). Ed è ovvio che pensieri, gioie, tristezze, aspettative rimangano gelosamente celati.
Nel dialetto trausellese degli animali domestici amati si dice: “Aj manca ma la parolla”. La parola, infatti, è il mezzo più straordinario che gli umani abbiano sviluppato per una possibile piena comunicazione tra di loro, e per una conoscenza, una comprensione e una accettazione reciproche, aprendosi totalmente all’altro e comprendendolo totalmente.
Quando ascolto il fitto conversare di Carla con amici – ora la sua bella voce è un po’ roca, – provo invidia per tutti gli individui che posseggono un mezzo di espressione verbale comune, e riescono così a esprimere nella parola tutto il loro mondo interiore, che diventa in tal modo comprensibile e condiviso. E possono dirsi “ti voglio bene”, a qualsiasi gruppo animale, etnico, religioso, politico o sportivo essi appartengano.
Siamo all’inizio di novembre e splende un sole glorioso; la natura è tutta gioia pura. Carla pensa quanto sia difficile armonizzare mente-spirito-cuore (oggi sereni e quasi felici) con membra dolenti. Poi fa autocritica e pensa alle diffuse umane sofferenze gravi e al gran numero di persone e personaggi che, pur martoriati nei corpi, hanno saputo e sanno raggiungere anche mete eccelse.
Da Vico Canavese, che non so perché oggi si chiami anche Valchiusa, le hanno telefonato sollecitandola di bel nuovo a partecipare a un importante evento di rilancio della Valchiusella, anche in quanto autrice di libri che costituiscono memoria della valle, sia da un punto di vista strettamente linguistico, sia culturale in senso lato. Ella teme che i suoi disagi dovuti all’età non glielo consentano, pur convinta della importanza dell’iniziativa e grata per l’invito.