Ex libris - Il partigiano Johnny
Se mi chiedono quale sia il mio scrittore preferito, faccio molta fatica a rispondere.
Un po’ per la mia innata difficoltà nello scegliere una cosa escludendone altre. Un po’ perché i gusti cambiano a seconda dei momenti e dei libri che man mano si leggono.
Se però fossi costretto a individuare uno ed un solo nome, probabilmente non citerei uno degli autori di cui ho letto diverse opere che mi hanno appassionato.
Non Dostoevskij, né Márquez, né Saramago. Non Verga, Calvino, Vittorini, Silone. Neppure Tolkien, Camus, Shakespeare (se fosse consentito allargare lo sguardo oltre i romanzi).
Neppure un poeta, anche se per questa categoria l’elenco sarebbe ancora più lungo. D’altronde (piccola nota polemica), parlando di uno scrittore di solito si dà per scontato che si tratti di un romanziere.
Dunque, il nome che farei se non potessi proprio farne a meno, sarebbe quello di Beppe Fenoglio.
E se l’inquisitore insistesse chiedendomi anche di indicare un titolo, allora sarebbe senz’altro Una questione privata.
Forse perché quello è l’unico libro che finora io abbia letto due volte. E la seconda lettura è stata fatta ad alta voce, per le orecchie di mia moglie e anche (lasciatemi la libertà di pensarlo) per quelle di mia figlia che si muoveva nel suo grembo.
Ebbene, a conferma del fatto che la poesia è un folletto capriccioso che soffia dove e quando vuole, quel libro così amato non mi ha ispirato alcun verso.
E neppure altri similmente emozionanti e rappresentativi della Resistenza, come Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino, Uomini e no di Vittorini, La casa in collina di Pavese, La storia di Elsa Morante.
O i meravigliosi racconti dello stesso Fenoglio, riuniti sotto I ventitre giorni della città di Alba.
Sia chiaro, Il partigiano Johnny è comunque un libro che vale la pena leggere, ma se avessi potuto scegliere io, mi sarei riferito ad un altro.
Per fare solo un esempio sul piano stilistico, l’uso dei termini inglesi, che per lui allora aveva indubbiamente un senso, ora a volte risulta quasi fastidioso.
Ma a Fenoglio io perdonerei qualunque cosa. Anche il fatto di essere morto così giovane e di avere scritto troppo poco.
AL PARTIGIANO JOHNNY
Fifty-seven channels and nothin’ on
(Bruce Springsteen)
Dimmi, per cosa sei morto
sul declivio di Valdivilla?
Per la dispensa col cibo in scadenza
che cancella il sapore della fame
o per le quattro corsie
sulla strada delle vacanze?
Per le vetrine gonfie di dicembre
o il segno sulla scheda in primavera?
Per gli impianti di risalita
al posto delle granate?
Forse per la musica in tasca
o quei cinquantasette canali
tra cui posso scegliere?
Per il parcheggio sotto casa
o sotto il centro commerciale?
Ma il grazie mi sta nella gola
se tu cammini tra Neive e Mango
perché io abbia una storia
da raccontare ai miei figli