Diney Berg (The Netherlands, Terwinselen) - Honest Cheerfulness
Alla ricerca della allegria perduta
di Gianni Di Quattro
Il corona virus in questo paese sta diventando meno violento pur rimanendo sempre attivo come a dire attenti che torno come prima e più di prima. Per lo meno così ci dicono, interpretandolo, gli scienziati o quelli che tali si definiscono. La gente cerca di rispettare certe regole relative al modo di vivere comune perché ha paura, anche se queste regole vengono giornalmente confermate, cambiate e negate da vari membri della comunità scientifica che continua a dimostrare come di collaborazione e di lavoro comune in quell’ambiente non se ne parla, un ambiente dove l’egoismo è di casa e non si capisce se si tratta di una buona cosa o meno.
La politica rappresentata da alcuni ragazzi volenterosi e assolutamente ignari di quello che dovrebbero fare e forse anche di quello che fanno con la partecipazione di qualche reduce sopravvissuto come può capitare qualche volta alle figure di secondo piano che riescono a non farsi notare ed ancora allietata da qualche outsider che sta giocando un ruolo da primattore recitando come nella commedia dell’arte mentre è ancora incredulo di quello che gli sta capitando (ma, come può capitare in questi casi, si sta convincendo che è il migliore).
Dopo un lungo periodo in cui non funzionavano gli spettacoli, i ritrovi, lo sport, le riunioni, la movida e la scuola, la gente non andava persino in ufficio lavorando da casa grazie alla tecnologia, piano piano ricomincia la vita di prima o perlomeno si tenta di ritornare alla vita di prima anche per la spinta di chi vuole fare business, mentre tutti dicono che la vita non sarà mai più come prima.
Allora rimane la paura, si cerca di capire come si può vivere, quali valori e spazi possono essere dati a sentimenti ed emozioni. Si aggiungono altre paure, quella economica di non riuscire più ad avere quello che serve per vivere, quella di non sapere come costruire o meglio ricostruire la propria vita, come riprendere in mano gli affetti e i progetti.
La situazione conseguente di questo stato di cose ha fatto perdere l’allegria alla gente, lo si nota andando per le strade, entrando in qualche locale, parlando con chiunque, tutti dicono proviamo, tentiamo con l’aria di chi ha sognato i mostri durante la notte ed è ancora allucinato con gli occhi sbarrati.
Ed allora è importante, ed è strano che nessuno lo dice, bisogna fare in modo che la gente recuperi l’allegria. Senza allegria non si può vivere e non perché lo diceva Mike Buongiorno, ma perché solo lo stato di allegria, anche se non continuo, consente di apprezzare la vita ed amare la vita.
Tutti dobbiamo chiedere al nostro governo cosa intende fare in merito, quale decreto sta preparando o può preparare per cercare di rimettere in moto il meccanismo che ci rende allegri e aperti alle cose, alle persone, agli eventi, al futuro. Dobbiamo chiedere se l’Europa può fare qualcosa, se non si possono stabilire accordi anche bilaterali con qualche paese nell’interesse comune perché il problema dell’allegria non è solo un nostro problema, sta cominciando a diventare un problema globale come e più dell’economia e della tecnologia.
Senza allegria, trionfa la tristezza e questa è la diga più forte contro l’innovazione, il futuro e i giovani. Raccogliamo idee, sollecitiamo i partiti, creiamo movimenti, è necessaria una grande mobilitazione per il ritorno della allegria!