Pompeo Girolamo Batoni (Lucca, 1708 – Roma, 1787) – Guerra e pace (1776)
La guerra è orribile, ma l’essere umano è stato “progettato” da qualcuno per fare sempre guerre.
O no?
di Achille De Tommaso
La brava Alessandra Tucci, in un suo bellissimo scritto titola: “Eppure Virgilio ce l’ha detto che il gioco bellico è sempre lo stesso. E che è (da) sempre divinamente (sovra)gestito. Senza appello”.
Quindi Il “gioco bellico” è sovragestito senza appello?
Quindi non possiamo ribellarci, è scolpito dentro di noi fin dall’inizio dei secoli?
“2001 Odissea nello spazio” mostra un uomo scimmia che scatena il caos con la prima invenzione dell'umanità: un osso usato come arma per uccidere un rivale
In un mio libro di 18 anni fa (“Gli Errori dell’Universo” – ed. Gangemi) discutevo di un certo numero di assurdi antropologici, tra cui la modalità aberrante con cui il “Grande Progettista” (GP) aveva concepito l’evoluzione dell’Uomo: attraverso malattie e guerre. E gli chiedevo ingenuamente:” Guerre e malattie provocano dolore e morti. Ma tu che sei onnipotente, non potevi progettare l’evoluzione nostra senza dolore e morti?”. GP non mi risponde.
La Guerra è sicuramente sovragestita da un qualche GP. E’ quindi scolpita indelebilmente in noi, insita nella natura umana, e non possiamo venirne fuori?
Forse una possibile via d’appello c’è.
***
La Guerra è ineluttabile, fuori controllo umano; l’uomo, in trincea di guerra, viene ucciso dai suoi simili, e cade come le foglie d’autunno dagli alberi. Fatti assolutamente naturali. Ma rimangono entrambi in terra a marcire.
SOLDATI
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
(Ungaretti, guerra del Carso)
Paura e Rassegnazione? Dobbiamo rassegnarci? La vita dei soldati in trincea è precaria così come quella delle foglie d’autunno, né gli uni né le altre possono fare nulla per modificare la loro condizione. Che accade all’improvviso, prevedibile, ma inaspettata e non voluta.
E’ proprio vero che nulla possiamo fare per modificare questa condizione?
E anche D’Annunzio, il superuomo che progetta imprese eroiche, e che aspira a diventare un eroe di guerra, con Buccari e con i volantini su Vienna, piagnucola poi, ravveduto, impaurito, di fronte ai feriti di guerra. Piagnucola vedendoli giacere nella chiesa semidistrutta, e spera in un miracolo per farli uscire vivi. Crede che solo Dio possa aiutarli.
La preghiera di Doberdò
1. San Francesco lacero e logoro piange silenziosamente in ginocchio sul gradino spezzato dell’altare maggiore.
3. In questo lume soffrono i feriti della notte colcati su la paglia lungo il muro superstite della povera casa di Dio.
9. Le spoglie del capo e dei piedi, serbate pei vivi che nella battaglia morranno, gravano l’altare del sacrificio incruento.
17. Sanguinano gli adulti, robusti e irsuti, con vólti intagliati dall’ascia latina. Domina taluno il dolore, con cipiglio selvaggio, masticando la gialla festuca.
18. Sanguinano i giovinetti: e le stille si rappigliano giù per la lanugine prima. Socchiude taluno le ciglia, e sente la mano materna sotto la nuca.
38. E tutti sono fanciulli, tutti nel sangue innocenti. E il cieco si leva sul gomito, con l’anima trapassa le fasce, si tende verso l’ala invisibile che muove l’aura del miracolo intorno. E ode ridiscendere nella casa disfatta il Signore.
Feriti in cerca di un miracolo che venga da Dio. Ma Dio non farà il miracolo, e dirà che la guerra se la sono voluta loro, perché hanno il Libero Arbitrio. E nasconde il fatto che è lui che ci ha scolpiti così.
Eh si, Libero Arbitrio; come se il soldato avesse scelto lui di scatenare la guerra. Libero Arbitrio, il più malfamato trucco dei teologi che sia mai esistito, mirante a rendere l’umanità «responsabile»; e scaricare su di essa le colpe di chi ha progettato l’evoluzione per mezzo di malattie e di guerre. Il Progettista, la Natura, il Creatore, o come volete chiamarli. Sono quelli che “sovragestiscono” l’Uomo. Sicuramente non è Il Fato, non è un “errore di Progetto”; ma è un disegno voluto da chi ha progettato gli umani in guerra perenne. La teologia ha inventato il Libero Arbitrio per non rendere possibile il giudicare Colui che ha progettato il Tutto.
Gli uomini vennero ritenuti “liberi” per poter essere giudicati e puniti – per poter esser ritenuti colpevoli: si dovette perciò pensare ogni azione come voluta. Siamo stati noi a inventare il concetto di “scopo”: nella realtà lo scopo è assente… Si è necessari, si è un frammento di fato, si appartiene al tutto, si è nel tutto – non c’è nulla che possa giudicare, misurare, verificare, condannare il nostro essere, giacché questo equivarrebbe a giudicare, misurare, verificare, condannare il Tutto.
(F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli)
Bravo Nietzsche, che stabilisce che il valore della Vita è inestimabile e che ogni giudizio relativo ad esso rivela la tendenza a negare la vita o ad affermarla. E che quindi chiunque progetti in maniera cosciente, sistemi di evoluzione, che uccidono, deve considerarsi aberrante, deve considerarsi lontano dalla ragione, dalla verità, dall'onestà.
E anche dobbiamo renderci conto che la Natura (o chi cavolo per essa) è progettata per uccidere in maniera sistematica; "Madre natura è un serial killer. Il migliore al mondo.” (film World War Z - 2013). C’è via d’uscita? C’è appello?
Ma in realtà la via d’uscita, forse, c’è, e la stiamo percorrendo; ma c’è ancora molta strada da fare. La possibile via d’uscita c’è forse data da Madre Natura stessa:
(sempre dal film WWZ) “Madre Natura è il serial killer più creativo. Ma come ogni serial killer non riesce a reprimere il desiderio di farsi catturare. Perché compiere dei crimini perfetti se non puoi prenderti il merito? Perciò lei lascia delle briciole, degli indizi. Ma la parte difficile, è riconoscere le briciole per indizi che sono. E a volte la cosa che pensavi fosse l'aspetto più brutale del virus, finisce per essere il suo tallone d'Achille. E lei ama celare le sue debolezze dietro i punti forti. È una vera stronza."
Quindi questa stronza (o chi per Ella) ha probabilmente lasciato una “backdoor” per poterla sfidare, e magari sconfiggere.
Umberto Veronesi, da parte sua, un giorno di circa 20 anni fa, ad un convegno, affermò:” dichiaro che abbiamo il diritto di difenderci dalla Natura. E’ un diritto dell’Uomo”. Veronesi (ateo, ma studioso di teologia) era non solo un grande oncologo, ma anche un profondo studioso di genetica, e riteneva che i tumori potessero essere sconfitti con la genetica. Ma erano gli anni in cui questa scienza era combattuta a vari livelli, partendo dagli OGM alimentari, cercando di diffondere gli ostracismi a tutta la scienza genetica; e Veronesi combatteva per avere libertà di ricerca genetica, per combattere i tumori. E molta strada è stata fatta: pochi giorni fa, l’11 agosto 2022, è stata annunciata l’efficacia di un nuovo vaccino contro il tumore al retto (*), elaborato da ricercatori del IIGM (Italian Institute for Genomic Medicine). E questo è solo un esempio.
Siamo allora sulla buona strada per combattere la Natura (o chi per essa) che ci ha progettati per evolverci con guerre e malattie? Possiamo vincere?
Abbiamo già visto che, attraverso la medicina, abbiamo combattuto la Natura e continuiamo a vincere, perché la nostra vita si è allungata. Allungare la vita è contro natura; ma chiedete ad un vecchio se vuole morire…
E per le guerre? Possiamo combattere la Natura che ci ha progettati amanti di una guerra innata in noi?
Era il 1915, e Corrado Govoni scriveva dell’amore per la Guerra:
Non è l’amore della famiglia
della giustizia della civiltà
che ci spinge all’eccidio ed al massacro
alla distruzione
ma il nostro oscuro istinto di conquista e di
rapina
e di stupenda ribellione
contro tutte le false leggi della società,
stato, religione:
menzogne, menzogne,
maschere, maschere;
perché solo la voracità l’insaziabilità
sono le vere forze vive della creazione
della vita.
Saccheggia, stupra, ammazza,
massacra, stupra, incendia,
rovina, devasta, sconquassa, strazia! […]
Puoi compiere tutte le vendette,
soddisfare ogni tua cupidigia.
Nessuno ti farà nessuna proibizione.
Se vuoi entrare in una chiesa
a fracassar col calcio del fucile
il ceffo muffido di qualche crocefisso,
nessuno griderà:
– Sacrilego!
Ma siamo sulla strada per aborrire la guerra? Forse si!
Forse sì, e qualche passo è stato già fatto: prima si amava la guerra, adesso non più (o non sempre…)
Quando scoppiò la prima guerra mondiale migliaia di giovani uomini si offrirono volontari per il servizio militare. Oggi vediamo che la reazione alla guerra ha attraversato due fasi: prima di entusiasmo e poi di rabbia contro di essa.
L'entusiasmo patriottico Rupert Broke : “The Soldier”
Se dovessi morire, pensa solo a questo di me:
Che c'è un angolo di un campo straniero
Questo è per sempre l'Inghilterra. Ci sarà
In quella terra ricca si nascondeva una polvere più ricca;
Una polvere che l'Inghilterra portava, plasmava, rendeva consapevole,
Ha dato, una volta, i suoi fiori da amare, i suoi modi di vagare;
Un corpo d'Inghilterra, che respira aria inglese,
Lavato dai fiumi, benedetto dai soli di casa.
E pensa, questo cuore, tutto il male è andato via,
Un impulso nella mente eterna, nientemeno
Restituisce da qualche parte i pensieri dati dall'Inghilterra;
I suoi panorami e suoni; sogni felici come il suo giorno;
E risate, apprese dagli amici; e dolcezza,
Con cuori in pace, sotto un paradiso inglese.
La rabbia di Siegfried Sassoon: THE REDEEMER
Eravamo tutti fradici e miserabili, infreddoliti e schizzati.
Buio; e lontano ammiccamento di pistole che lampeggiavano.
Mi voltai nel fosso nero, odiando la tempesta:
un razzo sfrigolava e cadeva in un bagliore costante,
e illuminava la faccia di quella che era stata una forma
inciampando nel fango. Stava lì davanti a me;
Dico che era Cristo; rigido nel bagliore,
e piegato in avanti dal suo compito gravoso,
entrambe le braccia lo sostengono; i suoi occhi nei miei
fissavano dalla testa dolorosa che sembrava una maschera
di dolore mortale nell'empio santuario dell'inferno.
Nessuna corona di spine, solo un berretto di lana che
indossava, - e un soldato inglese, bianco e robusto,
che amava il suo tempo come un semplice ragazzo, -
C'è stato poi un gruppo di poeti inglesi, che hanno partecipato di persona alla 1ma guerra mondiale, che è riuscito a rappresentare la guerra moderna in modo realistico e non convenzionale, e a risvegliare la coscienza dei lettori agli orrori della guerra. Sono conosciuti come i “Poeti di Guerra” (**). Sono considerati poeti moderni, perché i loro argomenti non potevano essere trasmessi attraverso le convenzioni poetiche del XIX secolo. E tra essi ci sono Siegfred Sassoon, Wilfred Owen, Herbert Leggi.
Quanto a Wilfred Owen, che combatté e morì nel 1918, le sue poesie descrivono dolorosamente e in modo accurato quanto è brutta la morte in guerra.
“Dulce et Decorum Est”
Se potessi sentire, ad ogni sussulto, il sangue
dai polmoni corrotti dalla schiuma,
Osceno come il cancro, amaro come il baccano
Di vili, incurabili piaghe su lingue innocenti, -
Amico mio, non lo diresti con un tale entusiasmo
Ai bambini ardenti di una gloria disperata,
La vecchia menzogna: “Dulce et decorum est
Pro patria mori”.
Non c'è gloria – scrive Owen - nel morire per il nostro paese. Questa è solo una vecchia bugia, inventata da Orazio secoli fa.
La letteratura, e i poeti in essa, quindi hanno talvolta amato, e talvolta condannato la guerra. E questo è un passo avanti; è quindi un passo avanti, perché prima tutti l’amavano e pensavano che la guerra fosse indispensabile per la civiltà. Infatti per la maggior parte della storia dell’Uomo abbiamo assistito a guerre;
“I periodi di pace sono le pagine vuote dei libri di storia”
( GWF Hegel (1770-1831), “La filosofia della storia”).
Forse dovremmo semplicemente affidarci ai cantanti, che ormai la condannano sempre: come 'Dove sono finiti tutti i fiori?' del cantante folk Pete Seeger, che, nel 1955, si chiedeva dei guerrafondai del mondo: “Quando impareranno mai? Quando mai impareranno?"
Dove sono finiti tutti i fiori, è passato molto tempo?
Le ragazze li hanno scelti tutti
Oh, quando impareranno mai?
Dove sono finite tutte le ragazze, tanto tempo fa?
Oh, quando impareranno mai?
Dove sono andati tutti i mariti, tanto tempo fa?
Tutti soldati
Oh, quando impareranno mai?
Dove sono finiti tutti i soldati, è passato molto tempo?
Andati nei cimiteri, tutti
Oh, quando impareranno mai?
E con la musica i grandi artisti hanno saputo tradurre un sentimento popolare in versi universali e senza tempo. Da Bob Dylan a Fabrizio De André, passando per John Lennon; cantanti di diverse nazioni hanno condiviso lo sguardo sull’umano sbigottimento circa la guerra, traducendolo in musica. Quindi una via d’uscita c’è.
La Scienza cosa dice? l’Uomo ha veramente la guerra innata (e “sovragestita”) e non può svilupparsi senza di essa? La guerra è una componente inevitabile e universale della condizione umana?
Anche qui, oggi, c’è una speranza. Anche se Darwin pensava che noi avessimo la guerra innata.
"Non c'è dubbio che una tribù che comprenda molti membri che posseggono un alto grado di spirito di patriottismo, fedeltà, obbedienza, coraggio e simpatia, sarebbe vittoriosa sulla maggior parte delle altre tribù” Darwin (1871)
Ma Darwin era un figlio del suo tempo, e sue idee sul ruolo della guerra nell'evoluzione umana, seguivano alcuni temi ricorrenti; come credenza nell'ereditarietà delle caratteristiche acquisite; ubiquità e costanza della guerra fin dall'inizio degli ominidi; istinto di belligeranza innato; Intimo legame tra caccia e guerra.
E in realtà, fino a circa il 2008 (***), si è data ragione a Darwin. Antropologi, archeologi, primatologi, psicologi e politologi sembrava si stessero avvicinando a un consenso; affermando che non solo la guerra è antica quanto l'umanità, ma ha svolto un ruolo fondamentale nella nostra evoluzione. Ma gli studi più recenti contrastano questa teoria e affermano che la guerra non è innata in noi; uno sguardo da vicino alle prove archeologiche e di altro tipo suggerisce infatti che l'uccisione collettiva è il risultato di condizioni culturali sorte solo negli ultimi 12.000 anni. (****)
E quindi, se è la cultura che ha prodotto le guerre, con la cultura possiamo liberarcene.
Il principale compito della cultura, la sua vera ragion d'essere, è di difenderci contro la natura (Sigmund Freud)
Come sostiene in modo convincente l’antropologo Douglas P. Fry in “Beyond War” (*****), i fatti mostrano che i nostri antichi antenati non erano innatamente bellicosi, e che nemmeno noi lo siamo. Attingendo all'archeologia e all'affascinante lavoro sul campo su bande di cacciatori-raccoglitori di tutto il mondo, Fry smentisce l'idea che la guerra sia antica e inevitabile. Fry mostra che, lungi dall'essere naturale, la guerra in realtà è apparsa abbastanza di recente insieme ai cambiamenti nell'organizzazione sociale e soprattutto all'ascesa degli stati.
Ma Fry sottolinea inoltre che, anche oggi, quando la guerra sembra sempre presente, la stragrande maggioranza di noi vive una vita pacifica e non violenta. Non siamo così bellicosi come potrebbe sembrare e, se possiamo imparare dai nostri antenati, potremmo essere in grado di andare oltre la guerra per fornire vera giustizia e sicurezza alle persone del mondo.
Forse quindi c’è una via d’uscita, la “backdoor” lasciata da Madre Natura: sarà la cultura a liberarci della guerra. O l’amore? Mi piace qui citare ancora Alessandra Tucci, che commentava:
“Omnia vincit Amor”.
E non penso proprio (che Virgilio) facesse riferimento al sentimentalismo d'appendice (e soap opera) con annesse spremute di cuore, quanto all'energia indomabile dell'essere consapevoli.
RIFERIMENTI
(**) https://www.skuola.net/letteratura-inglese-1800-1900/war-poets160010x.html
(***) “How Warfare Shaped Human Evolution” https://abcnews.go.com/amp/Technology/story?id=6241250&page=1
(****) https://www.scientificamerican.com/article/war-is-not-part-of-human-nature/
(*****) https://psycnet.apa.org/record/2007-05299-000