René Magritte (Lessines, Belgio, 1898 - Bruxelles, 1967) – La Décalcomanie (1966)
Articolo di una serie di racconti dell'autore sull'orrore, la paura, il mistero e l'impossibile, ispirati a fatti di cronaca o vissuti personalmente o immaginati nel futuro.
La sorpresa (2)
di Vincenzo Rampolla
Perché non insaponarmi tutto, dalla testa ai piedi? Rintanata nel profondo, indugiava e covava il momento. Ora che il suo letargo è giunto a termine, riemerge la perfida sirena, il nuovo sicario che mi stuzzica, mi accende e mi istiga alle bravate più assurde e avventate. La sua voce invasata colpisce fulminea e precisa, seduce e incoraggia: spalmare la crema su tutto il corpo e fremere dal piacere.
Mi prende la voglia di radermi tutto, anche gli angoli più segreti, di cancellarmi e non esistere più, dissolto per l’eternità. Meglio della morte. Da quell’istante, chi noterà la mia assenza, chi cercherà la mia presenza? Se scomparissi o mi dileguassi, chi mi conosce, tutti quanti, se ne accorgerebbero e andrebbero alla mia ricerca. Capirebbero che non esisto più? Perché tormentarmi, di che preoccuparmi? Con le droghe e gli allucinogeni che contiene, l’effetto della crema è dirompente e di breve durata, sicuro. Qualunque cosa succeda, tra qualche ora riprendo il mio aspetto normale. Sicurissimo! Domani, al più tardi, riavrò la mia faccia. Ora chiamo il mio amico dermatologo, la mia salvezza. Chi conosce meglio di lui i segreti di creme e intrugli, con i loro effetti collaterali? In un batter d’occhi Andrea mi sistema. Smemorato, ci siamo appena salutati, prima della sua partenza, rientra tra due settimane, dopo le ferie.
E il lavoro? Impegni completamente trascurati e pauroso ritardo dei miei appuntamenti. Mi attacco al telefono e annullo tutto. Ora c’è il mio problema, il resto viene dopo. E la mia Sara? Devo parlarle e vederla, prestissimo. Che capirà di questa storia? Anche se fosse qui ora non mi crederebbe e impiegherei una vita a spiegarle ogni dettaglio. Acqua in bocca con tutti, soprattutto con lei. Rintanato in bagno, è impossibile staccarmi dal riflesso della mia immagine, con la faccia a metà. Apro e chiudo istericamente la mascella. Tutto funziona. Mastico e parlo e respiro regolarmente, come se nulla fosse accaduto. Ficco in gola qualche boccone e ci bevo sopra. Tutto come sempre. Dov’è finita l’altra metà della faccia? L’ossessione mi tiene incollato allo specchio. Strano effetto vedersi con metà faccia, mai avrei pensato di arrivare a tanto!
Pervaso da un inatteso senso di pace e serenità, il tiranno che in me si è insediato e mi possiede, misterioso automa che pilota ogni mio gesto, spalma un velo di crema sulle dita e insapona l’orecchio sinistro; se l’orecchio sparisce, il rasoio non serve. Trascorrono i minuti e rimane al suo posto, dunque la crema da sola non produce alcun effetto. Un passo alla volta e ci sono. Perché l’orecchio svanisca, deve esserci il rasoio. La chiave è il rasoio! Perché non arrivarci subito, le dita che hanno spalmato la crema non sono scomparse. L’azione combinata di schiuma e rasoio annienta ogni cosa. Ecco il segreto. Con la lama sfioro l’orecchio sinistro, lo sgombro dalla schiuma e scompare. Funziona, bisbiglia la sirena. Addio orecchio. Un’altra prova, subito, non resisto e in un baleno anche l’orecchio destro si dissolve nel Nulla.
Perché non insaponarmi e radermi, insaponarmi daccapo e continuare con il rasoio, un pezzetto di corpo alla volta. Quanti dovrei cancellarne dopo mento, gola, guance e orecchie? Perché non eliminarli tutti in un solo colpo, con una rasatura completa dalla testa ai piedi? Poche ore fa la sorpresa e la paura per la scomparsa di alcune parti del viso mi avevano gettato in preda al terrore e allo sgomento; ossessionato e impaurito volevo scoprire le cause. Ora il rasoio mi sfugge di mano e corre, da solo percorre le strade e vola per compiere la sua missione, quella affidatagli dallo sconosciuto demone che mi ha consegnato la crema. Il dolore del sortilegio si è mutato in incantesimo, lo sgomento che mi aveva assalito si è fatto desiderio, intimo piacere di venire trasformato in un nuovo essere irreale, liberato dal peso dell’uomo e dalla follia. Che sono questi fremiti, ancora? Chi mi provoca e si diverte a eccitarmi, mi scatena e mi trasmette il fascino e la furia di radermi tutto? L’esaltazione di andare avanti è incontrollabile, posseduto dall’incanto isterico di cancellarmi nessuno può più frenarmi.
Il tubetto è gonfio di crema. Ricopro di schiuma i capelli e quel che resta della faccia. Risparmio gli occhi. Cancello anche quelli? Potrò ancora vedermi? Che fare se non mi vedo più e non vedo più nulla? Gli occhi sopravvivono per ora e freneticamente ricopro di schiuma l’intero corpo denudato. È fatta, più facile del previsto. A tarda sera la missione è compiuta: sono scomparso, svanito, dileguato. Mi sono dissolto, non esisto. Restano in vita gli occhi, due punti neri che nervosamente vagano nel vuoto, condannati a rimbalzare in ogni specchio. Sfuggono, non devo perderli di vista. Che accade se indosso camicia e pantaloni e i miei soliti abiti? Mi calzano a pennello e l’io dissolto si trova perfettamente a suo agio. Chi noterebbe il cambiamento? Nessuno, mai! Sono libero di scendere in strada e avventurarmi in mezzo alla folla, tra chi mi conosce e chi non mi ha mai visto. Cosa cambia se infilo il cappotto? Chi può pensare che non esista? Chi distinguerebbe l’io cancellato da quello di prima, entrambi con gli stessi abiti? È incredibile! Il mio aspetto è esattamente uguale a quello che avevo quando esistevo. E gli occhi? È l’ultimo problema: sistemarli nel vuoto della mia nuova faccia, una faccia che non c’è. Solo ieri mi godevo beato la sorpresa che la postina mi aveva consegnato. Sarei inorridito al pensiero di scomparire e avrei snobbato chiunque mi avesse proposto di fare da cavia per sperimentare un’eccezionale crema da barba, dai poteri straordinari. Una crema pronta a inghiottirmi, lentamente, magicamente, un boccone alla volta.
Un solo giorno è bastato per capovolgere la situazione e lasciarmi infuocare dall’ebbrezza di una nuova chirurgia. Sono riuscito a cancellarmi dalla faccia della terra e simultaneamente ho dato vita a un altro me stesso, un nuovo io, identico al precedente ma inesistente: un vero non-io. Dovrò farci l’abitudine, è questione di tempo. E gli occhi? Che me ne faccio? Devo essere schiavo della vista e salvarla per continuare a vedere il nuovo io, l’io che non esiste oppure mi sbarazzo anche di quei punti neri? Se li cancello, verrà meno il potere della vista? Se gli occhi scompaiono, continuo a vedere anche senza occhi?
Gli occhi mi danno la sicurezza di sopravvivere anche se mi sono dissolto. Devo eliminare ogni dubbio., E’ una decisione coraggiosa, il tocco finale, ne va della vita. Con gli ultimi avanzi di crema gli occhi si perdono nel Nulla: spazzati via anche quelli, per sempre. Dopo una sbirciata d’addio al tubetto vuoto nel cestino dei rifiuti, l’opera è definitivamente compiuta. Dissolversi e tenere in piedi tra la folla una faccia che non c’è? Ci vuole una faccia finta, una maschera che colmi il vuoto del viso e mi permetta di vivere normalmente, senza che nessuno si accorga che non esisto. Dove trovare una simile maschera? Chi me la costruisce? Quale artista vorrà passare alla storia per aver ideato l’espediente vitale per colui che non esisteva, perché potesse recitare la sua parte, il copione del non-io che esiste? Vedo la gente accalcarsi attorno alla mia figura mascherata, la divora con lo sguardo e ne strappa i lembi e affonda le unghie nel suo Nulla.
Fuggirà sgomenta, per andare a strombazzare a tutti che ha visto il non-io, così ha creduto, che ne ha sentito l’alito e l’ha toccato, così ha immaginato. La verità è un’altra. La maschera serve se mi avventuro tra la gente indossando abiti veri, abiti che devono coprire un corpo che non c’è: celare il nulla di un corpo e di un volto inesistenti. La maschera è l’ultimo segno visibile che consente di coprire il non-io. Chi potrà mai svelare il segreto celato dietro di essa? Nessuno! Se deve assolutamente proteggere la faccia immaginaria del nuovo io, che accade se non indosso più alcun abito: non c’è più bisogno della maschera! L’idea mi eccita, mi magnetizza. È la soluzione perfetta: niente corpo, niente abiti, niente più maschera. Nudità pura, vera nudità. Totale libertà dal corpo. Spogliato, libero da veli, trasparente, immateriale, inesistente. Nudo o vestito, chi può vedermi? Chi vede il mio corpo che non c’è o la mia faccia cancellata? Perché portare abiti e maschera? Passeggiando nudo tra la gente, chi distingue se sono morto o in vita? Cesserò definitivamente di esistere, non per me ma per gli altri, per tutti gli altri. Ecco la soluzione: la mia nudità mi nasconde e mi salva.
Se vivo continuando a indossare i vestiti, prima o poi la gente si accorge che è una finzione e sono obbligato a portare la maschera per continuare a far credere di esistere. E giacca e cravatta? Perché coprirmi, le posso buttare. Anche la maschera non è indispensabile e neppure devo architettare nuovi espedienti per recitare la parte di quello che deve continuare a esistere e sembrare visibile. Neppure porterò occhiali per proteggere gli occhi. Occhi cancellati, occhi che vedono. Occhi annullati, soppressi, eliminati alla vista degli altri. La scelta è compiuta, si inaugura un’altra vita: inizio a non esistere.
Da oggi si apre il cammino del non-io, il nuovo abitante del Regno del Nulla, l’inesistente.
Da principio, non vedendomi, tutti vorranno sapere.
Dove si è cacciato? chiederanno sorpresi gli amici.
E tu, l’hai visto? domanderà uno.
Avete letto i giornali? Forse lì ci sono novità, indagheranno gli altri.
È partito alla chetichella, pieno di rogne com’era, giureranno i vicini di casa.
Ti ha già scritto? si chiederanno le sue donne.
Vedrai che si fa vivo! diranno tutti. Prima o poi salta fuori.
E se l’avessero rapito? interrogheranno increduli quelli del piano di sopra.
Questa è la sua posta, confiderà la postina al vecchio portiere. La tenga in serbo.
Dall’esterno è tutto chiuso. È partito. racconteranno quelli della casa di fronte.
Non è più venuto al lavoro. Diranno noncuranti i colleghi d’ufficio. Ne avrà trovato un altro.
Sarà in ospedale? penserà qualcuno.
Non sarà morto? ribadirà il portiere.
Vuoi vedere che si è ammazzato? confiderà la moglie.
Figuriamoci!
E i parenti, che dicono?
Non aveva nessuno.
Neppure una ragazza?
Chi… Sara? Donna qualunque. Inesistente.
Li sento uno a uno, li vedo tutti, intenti a curiosare e indagare sulla mia scomparsa. Sono in mezzo a loro e non mi vedono, non possono. Non scopriranno mai che una sera d’inverno mi sono cancellato dalla faccia della Terra grazie a una misteriosa crema da barba. Tra un mese qualcuno ne parlerà ancora. In capo a un anno mi avranno tutti dimenticato.
È giunto il momento. È tempo di mettersi in cammino, di partire alla ricerca dell’artefice di quella sorpresa. Mi aspetta un lungo viaggio, attraverso nuove terre e nuovi mari. Andrò a vivere in un’altra parte del mondo. Cercherò un posto lontano, lontanissimo, dove nessuno mi conosce.
Dove nessuno mi può vedere.