Ney Cardoso (Brasile, 1950 - ) - Flower in the Mouth
L’uomo dal fiore in bocca
di Alessandra Tucci
C’è un’immagine che mi porto dietro dai banchi del liceo, l’immagine di un uomo,” L’uomo dal fiore in bocca”.
Un fiore dal sapore sorprendentemente dolce pur se potenzialmente, e drammaticamente, letale.
Oggi che sono passati anni, tanti, dalla morte di Pirandello, mi piace pensare che quel fiore il cui sapore stordiva i sensi del suo uomo sia la parola, il polline che, facendola vibrare dalle labbra, seminiamo in giro sia una costante rigenerazione. O un cancro.
E che nostra sia la scelta, nostra la dimensione che quella scelta tratteggia.
Le parole che noi usiamo, con noi stessi e con il nostro prossimo, costruiscono la realtà. Quella nostra interiore e quella esterna. In quella realtà, che ci piaccia o no, noi viviamo.
Dove vogliamo vivere? Come?
Con le parole possiamo far fiorire il paradiso in terra se scegliamo e articoliamo quelle il cui sapore è armonico, sinergico, potenziante. Un paradiso rigoglioso e vivido, vivificante, se scegliamo con cura i suoi semi verbali e lasciamo che a sbocciare siano parole dal tratto gentile, elegante, unificante.
Un paradiso costantemente rigenerante, nostro. E senza rischio di una qualche cacciata.
Oppure possiamo spaccare l’armonia con parole denigranti, imbrattare l’eleganza con turpiloqui e volgarità, sfaldare ogni sinergia al ritmo cadenzato di una qualche apologia, spezzare ali e la potenza della gentilezza col solo tono satirico dal cipiglio sardonico e rinchiuderci in un inferno devastato dalla gramigna. Un inferno grigio, cupo, spento se scegliamo parole dal gusto aspro ed acre, ruvide al contatto, pungenti al tocco, scivolose nel rimpianto. Del non vissuto, non percepito, non accolto. Del non fiorito.
Un inferno costantemente letale. Sarebbe nostro anche questo. E, anche qui, non ci sarebbe rischio di alcuna cacciata.
Dove vogliamo vivere? Come?
Abbiamo il potere, abbiamo la scelta, abbiamo il potere della scelta.
E’ tutto lì, nel nostro fiore in bocca.