John William Waterhouse (Roma, 1849 - Londra, 1917) – Ulisse e le Sirene
L’Odissea, il desiderio di viaggiare e di conoscere
di Giorgio Cortese
L'Odissea è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti a Omero. La datazione viene comunemente fatta risalire al periodo tra l'800 e il 700 a.C. L'argomento trattato è in parte una continuazione dell'Iliade, e tratta principalmente delle avventure e disavventure capitate a Odisseo (Ulisse alla latina), durante il suo lungo viaggio di ritorno verso la sua patria Itaca, dopo la caduta di Troia.
Odisseo è una personalità multiforme, in alcune occasioni è franco e generoso, in altre raffinatamente falso, calcolatore e privo di scrupoli. Ha il pensiero rivolto a Itaca, ma va continuamente in cerca di avventure. E’cauto e fiuta i pericoli, ma si caccia senza necessità nei guai, come quando, ad esempio, entra nell'antro di Polifemo, scatenando ancor più l'ira di Poseidone.
Dai lirici greci e latini, passando per Dante, fino a oggi, i tratti negativi e quelli positivi si intrecciano e riprendono gli epiteti già presenti nell'Odissea: l'eroe è infatti ricco di astuzie, dal multiforme ingegno, audace, capace di grande sopportazione.
Ulisse mi affascinava per l'intelligenza, il coraggio e la determinazione con cui affrontava l'ignoto. Odisseo compie un viaggio interiore dai connotati misterici, e non mi stupirei che i famosi Misteri dell'antica Grecia, pitagorici, orfici o eleusini, trovassero una corrispondenza per lo meno in alcune delle tappe e delle modalità del viaggio di Ulisse. Per esempio, l'episodio della discesa agli inferi; quello dell'ascesa alla dimora dei venti; oppure il confronto con le forze dell'illusione, le sirene, o con l'avidità accentratrice e divorante del potere egoistico del ciclope.
La sua navigazione è una metafora della ricerca su Internet e quest'ultima, a sua volta, può essere metafora del mare delle interrelazioni universali. Insomma, da Odisseo, già per gli antichi ci si poteva aspettare di tutto. A me piace ricordare che Odisseo, quando a scuola lo immaginavo come un eroe, con la testa sempre rivolta a Itaca e alla sua famiglia, dei dieci anni del suo viaggio ne passò sette o otto tra le braccia di Calipso e uno tra quelle di Circe.
Una volta giunto a Itaca, immediatamente ripartì, se seguiamo alla lettera la profezia di Tiresia. A esclusione di Nestore, tutti i Greci che combatterono a Troia ebbero difficoltà a rientrare in patria. Come profetizzato da Ettore in punto di morte, Achille fu ucciso da Paride con una freccia avvelenata diretta nel tallone destro, il suo unico punto mortale.
Secondo diverse fonti, quando Achille fu trafitto mortalmente, Glauco, guerriero della Licia che combatteva a fianco dei troiani, cercò di impossessarsi del suo cadavere, scagliando la sua lancia contro Aiace Telamonio, il quale proteggeva il corpo di Achille, ma essa riuscì solo a scalfire lo scudo senza che gli penetrasse nella pelle. Aiace, a sua volta, gli scagliò contro la sua lancia, ferendolo mortalmente e poi, roteando la sua immensa ascia, tenne lontano i troiani, dando modo a Odisseo di caricare Achille sul suo carro e di portarlo via. Aiace, accecato dall'ira per non aver ricevuto in premio le armi di Achille, impazzi e si suicidò.
Agamennone fu favorito da Era e rientrò a Micene in poco tempo. Per festeggiare il suo ritorno, Clitennestra organizzò un banchetto al quale avrebbero partecipato anche i compagni di Agamennone. Prima del banchetto il re volle riprendere le forze con un bagno ristoratore e, nonostante Cassandra lo avesse avvertito del pericolo incombente, si affidò alle attenzioni della moglie. Mentre egli usciva dal bagno Clitennestra lo imprigionò in un panno e, aiutata da Egisto, lo colpì con una spada e lo decapitò. Poi si mosse a uccidere Cassandra, mentre Egisto, con una schiera di uomini fedeli, faceva strage dei compagni di Agamennone, che si erano radunati nella sala del palazzo in attesa dei festeggiamenti.
Menelao fu, con Nestore, tra i primi a salpare da Troia alla volta della Grecia insieme a Elena, ma dopo varie peripezie raggiunse la patria solamente otto anni dopo. A differenza di quello del fratello, il suo matrimonio sarebbe da allora durato felice, tanto che avrebbe in seguito ospitato Telemaco, partito alla ricerca del padre.
Il poema è uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale, e viene tuttora comunemente letto in tutto il mondo, sia nella versione originale, che attraverso le numerose traduzioni: ed io nell’agosto 2021 ne ho letto una bellissima in prosa. Tra gli aspetti più interessanti del testo vi è la sorprendente modernità dello sviluppo della narrazione, con l'uso frequente del "flash-back".
Inoltre, diversamente da come accade in altri poemi epici, lo svolgersi degli avvenimenti sembra fatto dipendere tanto dalle scelte e dalle azioni dei personaggi femminili e degli schiavi, quanto dalle gesta degli eroi e dei guerrieri. Pensate che l'originale più antico dell'opera risale al VII secolo a.C., quando il tiranno ateniese Pisistrato, nel VI secolo a.C., decide di uniformare e dare forma scritta al poema che fino ad allora si era tramandato quasi esclusivamente per forma orale.
Quest'ultima forma, però, continuerà fino al III secolo d.C. in Egitto, con tutti i cambiamenti e le mutazioni inevitabili nella forma orale. L'Odissea è anche stata vista come l'archetipo del romanzo, in quanto racconta dall'inizio alla fine la vicenda scelta, senza lasciarsi troppo distrarre, per così dire, da eventi secondari e non strettamente correlati alle avventure di Odisseo.
È da segnalare, infine, che la suddivisione in 24 libri non è originale. Furono infatti i filologi alessandrini a suddividere i due poemi omerici in 24 capitoli e ad assegnare a ogni capitolo una lettera dell'alfabeto greco, composto da 24 lettere, appunto, maiuscole per l'Iliade, minuscole per l'Odissea.
Romanzo che consiglio di leggere.