Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Ritratto di Francesco I de' Medici (forse Alessandro Allori) - Galleria degli Uffizi, Firenze

 

Firenze e Toscana al tempo dei Granduchi (3)

(seguito)

di Mauro Lanzi

 

Francesco I (1574-1587)

Con Cosimo I le fortune della famiglia Medici avevano raggiunto l’apice, non solo per l’estensione dei territori governati dalla famiglia, che alla morte di Cosimo coprivano tutta la Toscana, ma anche per il titolo di Granduca, che legittimava in forma definitiva, essendo ereditario, il potere dei Medici.

Purtroppo, quando le sorti di una dinastia raggiungono il culmine, è naturale ed inevitabile che segua il declino, che fu dovuto, in questo caso, non a fattori esterni, ma all’impoverirsi del genio politico della stirpe.

Con la pace di Cateau Cambresis (1559) tra Francia e Spagna la situazione italiana si assesta: per i prossimi 200 anni non si vedranno più eserciti stranieri attraversare la penisola seminando morte e distruzione; il corrispettivo di questa tranquillità era però la perdita della libertà, l’asservimento alla potenza spagnola, che governava direttamente i territori di Milano e Napoli e teneva in condizioni di vassallaggio i restanti stati italiani, tra cui la Toscana. Cosimo I aveva compreso questa situazione in anticipo, adeguandosi ad essa e traendone vantaggio, grazie al suo fiuto politico ed alle sue grandi capacità di amministratore. Proprio queste capacità purtroppo faranno difetto ai suoi discendenti, a partire dal suo successore, Francesco I. Cosimo aveva avuto dieci figli, di cui cinque maschi, due dei quali (Giovanni e Garzia) morti in giovane età, probabilmente di malaria, a seguito di un viaggio in Maremma; dei tre rimasti, Ferdinando aveva ricevuto, giovanissimo, il cappello cardinalizio e si era trasferito a Roma, dove diverrà uno dei membri più influenti della Curia. Un altro, il più giovane, Pietro si rivelerà un delinquente ed un debosciato, Francesco, il figlio maggiore, ereditò il potere dal padre, ma non le qualità per esercitarlo.

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v80), quality = 75Non era uno sciocco Francesco, era anzi dotato di un’intelligenza acuta e di una buona cultura, solo che non intendeva applicare queste sue doti all’amministrazione dello stato. Era appassionato di scienze, chimica in particolare: inventò un metodo per la fusione del cristallo di rocca, mise a punto dei procedimenti innovativi per la produzione di ceramiche che in questo periodo a Firenze raggiungono il livello di qualità di quelle cinesi. Protesse anche la cultura e l’arte, incoraggiò in particolare il Giambologna, che fu il maggior scultore del periodo (Mercurio, Ratto delle Sabine).

Ma a Francesco dobbiamo soprattutto la sistemazione degli Uffizi, che con lui cominciano a raccogliere un numero crescente delle opere d’arte della famiglia Medici.

Si era anche fatto realizzare dal Vasari uno “studiolo”, in Palazzo Vecchio, contiguo alla sala dei cinquecento, che si può ammirare ancora in tutto il suo splendore. Qui Francesco si ritirava per le sue riflessioni ed i suoi studi, mentre gli esperimenti veri e propri si realizzavano in una cascina poco fuori le mura; di curare la cosa pubblica non ne voleva proprio sapere, per cui disorganizzazione e corruzione cominciarono a farsi strada in ogni dicastero dello Stato, in primis nell’amministrazione della polizia e della giustizia, con un incremento esponenziale della criminalità, alimentata dall’esplosione di una violenza feroce in tutta Europa.

File source: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Alessandro_Allori_033.jpgFrancesco aveva anche ereditato dal padre un’indole malvagia e vendicativa, di cui dette prova in numerose circostanze, perseguitando senza motivo l’ultima moglie morganatica del padre e soffocando nel sangue un accenno di congiura appena abbozzata da alcune famiglie fiorentine sembra che provasse un vero gusto nel torturare i principali esponenti della città e nel vessare le loro famiglie.

La vicenda però per cui Francesco viene soprattutto ricordato sono i suoi amori per Bianca Cappello: Francesco aveva sposato nel 1565 Giovanna d’Austria, sorella dell’imperatore Massimiliano, matrimonio politico di grande rilevanza, ma piuttosto infelice sul piano personale; Giovanna non aveva nulla che potesse attrarre il marito o renderla accetta ai suoi sudditi. Era brutta, altera, scostante, detestava Firenze ed i fiorentini e non faceva nulla per nasconderlo: introdusse a corte la rigida etichetta delle corti asburgiche, allontanando così il granduca e la sua famiglia dal popolo. Tra i due coniugi non vi fu mai alcun affetto, anche se riuscirono a fare ben sei figli, morti quasi tutti in giovane età; in parte questa situazione era anche dovuta alla relazione che Francesco intratteneva, fin da prima del matrimonio, con Bianca Cappello, una delle bellezze più splendide ed ammirate di quei tempi, come potete constatare dai dipinti dell’epoca. Bianca, con cui il Granduca ebbe una relazione che durò 24 anni, non era amata a Firenze, dove il popolo l’apostrofava senza mezzi termini come “la Puta de Venexia” e fu sempre ferocemente osteggiata dai familiari di Francesco, tra tutti il fratello, il potente cardinale Ferdinando. Eppure Bianca discendeva da una ricca e nobile famiglia veneziana, con la quale aveva rotto ogni rapporto quando, all’età di 17 anni, si era invaghita di un giovane di umili condizioni, Piero Bonaventura, sposandolo segretamente. I due giovani erano dovuti fuggire da Venezia, per sottrarsi all’ira del padre di Bianca e si erano rifugiati a Firenze, dove Piero si era rivelato un buono a nulla e la coppia viveva stentatamente nella casa della madre di Piero; qui, narrano le storie, la vide per la prima volta il Granduca affacciarsi ad una finestra con una rosa in mano (ahi, gli strumenti della seduzione!!). Francesco se ne innamorò perdutamente e, dopo una corte serrata, ne fece la sua amante; il marito fu tacitato con incarichi e prebende, finché una rissa di strada non lo tolse opportunamente di mezzo. La relazione divenne allora di pubblico dominio, Francesco passava con l’amante ogni momento libero, malgrado l’ira della moglie, che tempestava il fratello imperatore di roventi lagnanze, senza esito. Alla morte di Giovanna, avvenuta nel 1578, Francesco sposa Bianca, che aveva già 35 anni. I due trascorrono felicemente insieme i nove anni successivi, malgrado l’odio che il popolo di Firenze riservava a Bianca, che veniva accusata di stregoneria ed incolpata di tutte le malefatte del marito, e malgrado l’astio feroce che nutriva sempre nei suoi confronti il cardinal Ferdinando.

 

 

Nell’ottobre 1587 i coniugi si recarono nella villa di Poggio a Caiano (qui sopra, oggi patrimonio dell’Unesco), che amavano più di ogni altra residenza, invitando in questa occasione anche Ferdinando, per tentare una riconciliazione.

Purtroppo questo soggiorno ebbe un esito tragico: uscito a caccia l’8 ottobre, Francesco rincasò in preda ad una febbre violentissima e dopo dieci giorni spirò in preda ad atroci dolori. Quasi contemporaneamente si ammalò anche Bianca, che peggiorò rapidamente; pur sempre chiedendo notizie del marito entrò in agonia e morì il giorno successivo al suo decesso. Le circostanze dei due decessi e la contemporanea presenza nella villa del cardinale diedero ovviamente lo spunto ad ogni tipo di illazione: Ferdinando allora, fatti portare i corpi a Firenze, ordinò un’accurata autopsia, a conclusione della quale i medici esclusero la presenza di veleni, mentre riscontrarono in Ferdinando una cirrosi epatica in stato molto avanzato ( era notoriamente un forte bevitore) ed in Bianca un tumore alla mammella molto pronunciato: morte naturale, quindi, per entrambi, scagionando d’ogni sospetto il cardinale.

Ferdinando fu imbalsamato e tumulato in San Lorenzo: Bianca, avvolta in semplice sudario, fu gettata in una fossa comune: dal cardinale né pietà né perdono, neppure per i morti.

Resta un ultimo fatto da citare; recentemente sono state condotte ricerche con i più moderni strumenti spettrografici sui resti di Francesco, riscontrando in essi un’elevata concentrazione di arsenico: sicuramente i due erano messi male, come stabilito dai medici, probabilmente ci fu anche una componente malarica nel loro decesso, ma non è neanche da escludere un piccolo aiuto da parte del cardinale!!

 

Inserito il:14/02/2019 15:14:58
Ultimo aggiornamento:14/02/2019 15:36:53
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