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Voltaire
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Hermann Fenner-Behmer (1866 – 1913) Donna che scrive

ES, IO e SUPER-IO nella scrittura

Secondo A. Vels, esponente della grafologia spagnola, la motricità grafica è una sorta di elettroencefalogramma naturale, in cui poter osservare come in un film, le diverse manifestazioni della nostra psiche. La scrittura, però, non è solo un’espressione meccanica, spontanea ed unica di un individuo.
Il meccanismo motorio che permette di realizzare concretamente il gesto grafico risulta influenzato non solo dall’attività neuro-motoria, ma anche dalle dinamiche psicologiche dello scrivente, in cui la valenza simbolica ne rispecchia la struttura: età, emotività, impulsi sensoriali provenienti dall’ambiente, fattori intellettivi e bagaglio esperenziale.

Dal punto di vista psicologico la scrittura è un prodotto conscio e inconscio allo stesso tempo, nel senso che è un prodotto cosciente nella parte concettuale; mentre nella parte gestuale e motoria, produce automaticamente, in un’unica manifestazione, l’unione dei due.

Il simbolismo che si riscontra nella traccia grafica non ha un carattere convenzionale, cioè il rapporto tra significato e significante non è stabilito a posteriori, come nel caso dei simboli delle scienze, ma è di natura inconscia, meccanica.

L’interpretazione simbolica del contesto grafico trova convalida nelle teorie psicologiche e nella psicologia dinamica di Sigmund Freud. Essa è applicata al ‘simbolismo spaziale’ elaborato da Max Pulver, psicologo e grafologo svizzero, e ripresa poi da vari grafologi contemporanei.

Secondo M. Pulver, il foglio bianco su cui si scrive è inconsciamente percepito come l’ambiente, lo spazio vitale in cui ci si muove e il modo in cui ci si rapporta con se stessi e gli altri.

La posizione scelta sul foglio è sempre inconsciamente motivata. Essa riproduce la localizzazione dell’ambiente, non reale, fisico, ma soggettivamente sentito. Le direzioni scelte sono rappresentate da due assi immaginari: orizzontale e verticale, che si intersecano nel centro, attraversato dall’asse diagonale. L’impostazione, o scelta del posto nella pagina, è rapportata con tali assi. La direzione scelta dallo scrivente può essere dunque: poli sinistra/destra, poli alto/basso e poli centro/periferia.
Il moto verticale corrisponde alla dialettica tra istinto e ragione e riflette quindi la dimensione cognitiva; il moto orizzontale riflette la dimensione affettiva e quindi relazionale.

Il moto radiale (asse diagonale) infine, corrisponde alla dialettica tra l’Io e l’ambiente e riflette la dimensione esistenziale. Esso può essere ‘centripeto’ se lo scrivente tende a condurre l’ambiente verso se stesso, mentre risulta ‘centrifugo’ quando lo scrivente è attratto e/o sottomesso all’ambiente, a seconda che lo stesso moto parta dal centro verso la periferia o viceversa.

Queste stesse direzioni, secondo la topica psicologica freudiana, rappresentano le istanze della psiche (Es, Io, Super-io).

L’Es, come luogo delle pulsioni e dell’inconscio, è collocato nella parte bassa del foglio e rappresenta la vita passionale, la materialità, l’aggressività, la concretezza ecc; ad esso si contrappone il Super-io che, collocato nella parte alta del foglio, rappresenta invece, la coscienza morale, la spiritualità, ma anche la sfera immaginativa, la creatività, ecc.
Inoltre, la parte sinistra del foglio è simbolicamente associata all’origine, al passato, alla figura materna e quindi anche all’introversione; la parte destra invece, corrisponde simbolicamente alla figura paterna, come distacco dal rapporto simbiotico dalla madre, e quindi: l’estroversione, l’andare verso l’altro, la socialità, ma anche l’intraprendenza, l’indipendenza e il futuro.

L’Io, punto di intersezione degli assi, nella zona del presente, privo di estensione e direzione, è la risultante dell’azione contemporanea di tutte le forze interne e/o esterne che agiscono nello spazio vitale di ciascun individuo: è l’istanza che ha il compito di stabilire armonia ed equilibrio all’interno della personalità, di evitare cioè, conflitti tra le pulsioni provenienti dall’Es e le pressioni morali provenienti dal Super-Io.
La direzione soggettiva grafica sul foglio non è scelta una volta per tutte, ma varia in seguito alla maturazione e alla crescita personale dello scrivente.
Al processo organizzativo dello spazio sul foglio corrisponde infatti, un processo evolutivo di strutturazione della personalità. Il rapporto proporzionale dei moti del gesto grafico indica perciò, lo stato di equilibrio dello scrivente, tenendo conto non solo dell’età, ma anche di altri fattori che possono influire sul processo di maturazione della personalità e quindi, sulla scelta direzionale dello spazio sul foglio.

Secondo, J. Piaget, psicologo, pedagogista e filosofo svizzero, lo scarabocchio rappresenta il primo gesto grafico di un bambino, che non parte da un punto particolare e non segue una direzione ben precisa sul foglio, perché non ha ancora una personalità strutturata. Verso i tre/quattro anni, quando il bambino inizia a sviluppare una percezione corretta della forma e della grandezza dei segni da riprodurre, un sufficiente orientamento spaziale e una capacità di operazioni concrete, il suo movimento grafico parte dal centro del foglio, spaziando in tutte le direzioni.
Intorno agli otto anni, la traccia grafica viene collocata istintivamente verso la parte bassa del foglio: zona della spontaneità, ma anche dell’egocentrismo e della concretezza, caratteristiche tipiche di questa età.
Con la maturità, si tende ad occupare lo spazio centrale, zona di equilibrio e di maturità psicomotoria.
La successiva scelta della verticalità rappresenta il passaggio dalla fase del pensiero concreto a quello astratto e alla spiritualità.

L’indagine grafologica pone particolare attenzione allo studio dello spazio occupato sul foglio, confrontando anche campioni di scrittura stesi in diversi stadi della crescita, per comprenderne, alla luce di quanto sopra esposto, la dinamica progressiva e le linee di base che orientano lo sviluppo della personalità dello scrivente, soprattutto in fase evolutiva. In questa fase infatti, si possono manifestare diverse forme disgrafiche e insufficiente orientamento spaziale, dovuti ad una lateralità non ancora completa; una scarsa coordinazione oculo-motoria e/o disturbi di apprendimento.

Nel secolo scorso Robert Olivaux, medico, psicologo e grafologo francese, elaborò la grafoterapia: un metodo di rieducazione alla scrittura, in grado correggere diversi tipi di disgrafie. Fu introdotta in Italia negli anni sessanta.

Inserito il:16/10/2014 21:36:45
Ultimo aggiornamento:24/10/2014 19:59:28
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