Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Maria Cristina Faleroni (Tres Arroyos, Buenos Aires, 1945 - ) - Happy Hour

 

Cheers online

di Simonetta Greganti Law

 

Mi sono preparata per l’aperitivo delle 7:00 e perfino truccata un pochino.

Il Campari mi è stato servito da mio marito proprio come al bar: un bel bicchiere vintage tenuto precedentemente nel congelatore, una fettina d’arancio, del ghiaccio, e le giuste dosi di bitter e soda. Io ho preparato gli stuzzichini.

Si accende il computer e ci si incontra con gli amici affacciati a un monitor che è l’altra finestra di questa stanza, quella dove finalmente appare la gente senza mascherina.

Si è tutti sorridenti, felici di vederci. I calici sono avvicinati allo schermo come per brindare. Il brindisi genera buonumore e perciò di questi tempi è sicuramente terapeutico.

“Cheers!”

“Cheers” riecheggiano gli altri con tempi di ritardo dovuti alla distanza che fa accavallare le loro risposte alle nostre nuove domande. Nonostante la pessima qualità della chiamata si è contenti e soprattutto quelli non troppo tecnologici sono soddisfatti del risultato ottenuto.

Avevano ragione i nostri figli, comunicare virtualmente non è affatto male.

E pensare che li avevo sempre rimproverati per non essere stati capaci di socializzare come abbiamo fatto noi: una pacca sulla spalla, un abbraccio, un bacio.

Loro sono cresciuti chattando, muovendo ad una velocità invidiabile un pollice sulla tastiera. Quante volte ho ricordato l’uso diverso che quelli della mia generazione hanno fatto di questo dito della mano. Si, noi lo utilizzavamo per fare l’autostop: incontrarci con nuova gente e vedere altri mondi. Solo adesso capisco che, in fin dei conti, il risultato è sempre lo stesso.

Mi consolo pensando che questa quarantena forse a loro pesa di meno che a noi.

“Gli sdraiati” era il titolo del libro di Michele Serra per descrivere quella generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo e che sembra contrastare con quella nostra, che ci siamo evoluti dall’Homo Erectus. Hanno apportato una mutazione genetica al loro DNA e si sono sdraiati. Adesso anche noi, gli “eretti”, dobbiamo adagiarci e comportarci proprio come i giovani. Forse i nostri figli hanno visto lontano e, in anticipo, si sono adattati a questo cambiamento del comportamento sociale. Hanno precorso i tempi, si sono abituati prima di noi a vivere fuori dalla realtà.

La vita virtuale infatti è vicina a quella del mondo onirico, ci si immerge in un ambiente simulato mentre i nostri corpi giacciono apatici su una poltrona o un divano che infatti poco differisce da un letto.

Ecco i nuovi paradisi artificiali, non quelli che aprivano le porte a Charles Baudelaire per soddisfare il gusto dell’infinito, ora anche noi, solamente grazie a uno schermo e una tastiera riusciamo a evadere dai limiti di un orizzonte e raggiungere universi inimmaginabili.

Ecco, sullo schermo appaiono gli amici, ognuno a casa propria, ognuno davanti a noi che brinda a un futuro migliore.

Un futuro diverso da quello che temiamo, di cui non vogliamo ancora ritenerci responsabili, e ci sforziamo invece di auspicare che la vita sarà ancora possibile e che tutto dipenderà da noi, da quello che stiamo facendo o faremo.

Non dobbiamo dimenticarci del profumo della primavera, di quello dei fiori e dell’erba appena tagliata, della sensazione della pelle arrossata dal sole, o del piacere per il refrigerio dopo un tuffo nel mare in estate. Tutti vogliamo rivivere queste emozioni.

Ecco perché continuiamo a brindare a un futuro che ci permetta di poter tornare al passato, a quei tempi, disprezzati da tanti, che oggi invece rimpiangiamo.

E si moltiplicano i cin cin virtuali, dove noi, ubriachi di nostalgia, cerchiamo di sfuggire al presente ma soprattutto al futuro.

Protetti nelle nostre tane, più o meno confortevoli, ci trasferiamo dal mondo reale a quello virtuale e, come in un video game cerchiamo di raggiungere l’immortalità evitando il contagio ma continuando a relazionarci come un tempo.

 

Inserito il:31/03/2020 23:24:58
Ultimo aggiornamento:01/04/2020 18:33:39
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