Lucio Betto (San Giorgio delle Pertiche, VI, 1956 - ) - Clara alla Finestra
Come in una fiaba
di Simonetta Greganti Law
Come Raperonzolo sono segregata in una stanza.
Dalla finestra di una camera senza porta guardo quello spicchio di mondo privato della sua gente e me ne sto in attesa che qualcuno venga a salvarmi.
I miei capelli si stanno allungando come per effetto di giornate troppo lunghe. Sto incominciando ad intrecciarli per essere pronta a lanciare quella scala di emergenza qualora ce ne fosse bisogno.
Sono sola, senza aiuti, in una torre di cinque piani da dove l’orizzonte sembra sempre più lontano.
E così esco solamente col pensiero. Fortuna che posso sempre pensare.
Quanta libertà è poter viaggiare con la mente.
Alla fine scopro che non mi manca nulla. Voglio ricordare il mare? Eccomi in una spiaggia che raggiungo senza neppure fare le valigie o guidare ore e ore in una strada trafficata.
Eppure mi ritrovo a fantasticare non la sponda tropicale dalla sabbia fine che sognavo quando ero accalcata nella terza fila della mia spiaggia estiva. Che sorpresa! Scopro solamente ora che è proprio la mia costa che mi manca. Sento l’assenza perfino del vicino di ombrellone che mi rubava l’ombra ma col quale alla fine si passava la giornata, si divideva un frutto o un’opinione. Ora che la mia ombra è tutta mia mi manca il sole.
Mi manca quel contatto con la gente, senza tuttavia arrivare agli eccessi di quando venivo schiacciata in un autobus dove avanzavo a gomitate e annaspavo per ritrovare la porta d’uscita. Adesso, anche se non c’è gente, non ci sono neppure le porte per uscire.
Nonostante ciò, questa stanza deve diventarmi amica.
Quanti oggetti mi circondano senza aver avuto prima il tempo di osservarli nei dettagli. Avevo perso per esempio la raffinatezza della cesellatura di questo vaso. Adesso gli restituisco un po’ di giustizia, dedicando il mio tempo ad osservare tutto quello speso dall’artista per la sua lavorazione. E quanti quadri inchiodati alle pareti, come un Cristo sulla Croce, sofferenti perché ignorati dagli affanni della vita quotidiana. Ora è arrivato il momento di guardarli, di entrare in quei paesaggi nascosti da una nebbia o dalla neve.
Questo, per esempio, potrei starci giornate ad osservarlo… io che sono riuscita a visitare la Pinacoteca di Brera in poche ore!
Dedico anche più cura alle mie piante che raramente prima avevo il tempo d’innaffiare e riscopro un piacere terapeutico che ripaga il mio impegno con effetti benefici sulla depressione e l’ansia.
Ho trovato perfino il tempo di vedere crescere sotto ai miei occhi una piantina di avocado.
Da un semplice nocciolo del frutto usato nella mia insalata, sono riuscita in pochi giorni a far spuntare una piccola radice e osservare le foglioline fuoriuscire dal suo seme. Il tempo di germinazione è stata un’attesa che ha dato sollievo al disagio della mente e dell’anima di questi interminabili giorni. Ho perfino scoperto che l’avocado è una piantina molto forte ma non resiste alla solitudine: ecco il mio compagno perfetto per dividere la giornata. Un amico ideale e il suo silenzio mi ripagherà delle troppe inutili parole ascoltate in precedenza.
Quante cose sto riscoprendo che erano finite sotto a una polvere chiamata fretta.
Solo l’orologio sembra continuare il suo ritmo sebbene la percezione che ho adesso di questo movimento appare rallentata. Non corre più come credevo che facesse, anzi tutt’altro.
Ho letto da qualche parte che il tempo decelera e gli attimi diventano eterni quando ci sentiamo in pericolo di morte o si ha paura. Forse è per questo che le mie giornate sono così lunghe.
Eppure l’ansia va gestita perciò, in questo momento d’improvviso caos cerco nel fondo del vaso di Pandora, proprio quella speranza che era rimasta imprigionata e per ora mi limito a godere della solitudine che non è una sanzione ma una sorprendente scoperta.