Incontrare un luogo.
Gli incontri si fanno con le persone e alcuni di questi possono essere fatali, perché da essi spesso nascono sentimenti ed emozioni, amicizie ed amori. Ma gli incontri si fanno anche con i luoghi ed anche in questi casi possono nascere sentimenti ed emozioni che magari rimangono indelebili tutta la vita dentro di noi.
Ci sono, in altri termini, dei luoghi, al di là di quelli in cui siamo nati e cresciuti, che non appena li incontriamo sentiamo la magia che ci prende, ne veniamo conquistati, li incorporiamo nei nostri affetti, nella nostra cultura. E questi luoghi finiscono per rappresentare pietre miliari del nostro percorso di vita.
Non sono luoghi che amiamo perché ci ricordano una persona o una storia, sono luoghi che amiamo a prescindere, per loro stessi, per come impattano la nostra vita e per quello che riescono a rappresentare.
A molti capita di incontrare un luogo, di amare un luogo specialmente quando un luogo è un paese, con una forte connotazione culturale, storica e umana. Spesso capita anche di confrontare questi luoghi con quelli che ci sono cari e mescolare i significati e i valori, integrarli nel proprio immaginario.
A me è successo. Tanti anni fa, alla fine degli anni 60, sono stato trasferito dalla azienda per cui lavoravo in Spagna con l’incarico di occuparmi di marketing. Ero giovane ed entusiasta, avevo letto tanto del paese, lo sentivo ancora prima di toccare il suo suolo, amavo la sua grandezza e il suo ruolo nella storia, la sua letteratura, ero impressionato dal suo “siglo de oro”, che ammiravo estasiato.
La Spagna mi si presentò subito come un paese magico, di grande bellezza, con un’aria colta, con un grande piacere di vivere, con della gente superba, orgogliosa, ma curiosa, interessata con la quale era bellissimo fare amicizia. Ricordo a Barcellona l’aria tersa, il mare, i grandi viali, gli incontri, le discussioni con i nuovi amici per parlare di Europa, di futuro, di società.
Barcellona era bella, languida, vivace e ricca in tutti i sensi. La sardana la domenica davanti alla Cattedrale, i locali per le tapas lungo las Ramblas, gli aperitivi al Paseo de Gracia o a Plaza Calvo Sotelo, Barceloneta con i suoi negozi e ristorantini aperti sempre, l’aragosta che si mangiava al piccolo ristorante dell’areoporto, posti dove potevi mangiare sino a settanta diversi tipi di frittate, i grandi ristoranti baschi dove si trovava il vino della rioja magari degli anni 30 (per esempio certe grandi bottiglie di Paternina), casa Jacinto con pan con tomate e uno straordinario jamon serrano.
E poi la costa sino a Catelldefells, Sitges, giù sino a Tarragona a mangiare il coniglio con le mandorle o dopo la vendemmia las cebollitas arrostite con le foglie di vite.
Ma tutta Barcellona era piena di locali dove mangiare il pesce arrosto (fantastici gamberi e calamari), le grandi paellas o la carne di toro stufata il giorno dopo la corrida od ancora los callos alla madrilena.
La Spagna era bella, disponibile, un ponte tra un grande passato e un futuro in costruzione che tutti non vedevano l’ora che arrivasse.
Come dimenticare la Plaza Mayor di Madrid e forse ancora di più quella di Salamanca, le passeggiate serali a Siviglia o a Malaga mangiando pesce fritto e bevendo Jerez, il verde delle Asturie, l’allegria di Valencia e i mariscos della Galizia.
Ed ancora i locali per vedere il flamengo, uno straordinario ballo che rapisce i protagonisti e gli spettatori. E, infine, le grandi chitarre di Spagna con i grandi concerti e con una abilità e una musicalità ineguagliate, da Segovia a Narciso Yepes.
Ma la Spagna era ancora molto di più, era la storia, era la voglia di essere ancora protagonista nel mondo, di contribuire con i suoi pensieri, la sua cultura e il suo coraggio.
La Spagna che è l’origine della lingua più parlata al mondo, una lingua usata da grandi poeti e scrittori e che nella sua durezza ha una rappresentatività e un colore straordinari.
Una lingua, come l’italiano a mio parere, che stimola, che aiuta a pensare, che aiuta a immaginare, a rappresentare sentimenti e stati d’animo in modo sublime.
La cosa più interessante e che ti legava era la gente. I colleghi di lavoro, quelli che incontravi per qualsiasi motivo, chiunque, tutti pronti a dialogare, ad incrociare le idee, a capire, a solidarizzare, ad accoglierti, a darti l’amicizia. Una amicizia meravigliosa che non si scorda più.
Ancora oggi e a distanza di tanto tempo, quando ci si sente o ci si parla è come sempre. Il piacere dell’amicizia con uno spagnolo è un’esperienza unica e bellissima.