Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Jen Norton (California - Contemporary) - Reach for the stars

 

19 marzo: Storia di un padre separato

di Giovanni Armando Costa

 

La fine del matrimonio.

Il contratto di genitore a tempo pieno mi è stato revocato una sera d’estate.

La modifica del contratto è stata unilaterale. La donna che condivideva con me le vacanze, le cene, un letto ed una casa, dichiarava di non amarmi più e decideva di sciogliere il nucleo familiare.

La catastrofe.

La catastrofe che è seguita ha comportato uscite notturne, irreperibilità telefonica, rientri a casa all’alba o mancati rientri, notti agitate e passate a dormire poco e male su di un divano; ferie estive precedentemente concordate, annullate all’ultimo minuto e poi riprogrammate da separati. Lo scempio a cui ho dovuto assistere fortunatamente è durato poco. L’improvvisa sciagura ha determinato l’allontanamento quasi immediato dalla casa coniugale. Subito dopo le prime ferie passate da separati, ero pronto a cambiare casa, traslocare altrove.

La nuova abitazione.

A settembre, a meno di due mesi dal congedo dal ruolo di marito, mi ritrovai in un bilocale arredato con dentro tutte le mie cose ed il necessario per vivere.

Questo grazie a due fattori fondamentali:

  1. la catena della solidarietà. Familiari, amici e colleghi si erano stretti intorno al papà affranto per sostenerlo;
  2. la risolutezza. Gli eventi si erano succeduti senza garbo, mancavano di educazione e rispetto verso l’altro, erano malsani e fastidiosi.

La situazione che si era creata non lasciava spazio al dialogo e per fronteggiare tutto questo la vicinanza di amici e parenti è stata fondamentale e provvidenziale.

Risoluto davanti a ciò e anche davanti ai disperati pianti di un bimbo di cinque anni che assiste alla dipartita del papà e non ne comprende il motivo.

Risoluto davanti al primogenito, di due anni più grande, che saluta il padre dalla porta di casa con le lacrime agli occhi ed in cuor suo si domanda dove va e se mai tornerà il suo papà.

Risoluto nel fronteggiare il necessario dispendio economico per mettere su una nuova casa dove vivere come padre separato.

Fermamente convinto che il viaggio in comunione tra un uomo ed una donna era giunto a termine ma determinato nel voler proseguire nel migliore dei modi con il ruolo di padre, anche se obbligatoriamente a tempo parziale.

Il cambiamento.

Periodo di difficoltà quello del cambiamento, per tutti.

Bambini che si ritrovano ad avere due case, non più una; che cercano di adattarsi a diversi metodi educativi, costretti ad abituarsi a regimi alimentari differenti. Disturbati nelle loro attività da telefonate improvvise, a volte inopportune, per rendicontare con interrogatori ripetitivi e noiosi.

Genitori singolarmente impegnati nell’accudire i figli, dal mattino con la sveglia e la colazione, la scuola ed i compiti, fino alla sera con cena e lettura di fiabe o storie ma con in mezzo una giornata lavorativa impegnativa.

Solo alcuni giorni però; gli altri vissuti da veri e propri single, in una casa vuota, lontani dalla prole e dagli obblighi coniugali, a disposizione di amici, parenti, amanti o più semplicemente in pasto ai lupi.

E gli anni passano. I bimbi crescono e tutti forzatamente si abituano al nuovo sistema di cose ufficializzato da un giudice.

Affido condiviso al 50%. Per metà anno padre con figli al seguito. Il rimanente tempo genitore a distanza. Ma ogni occasione è buona per aumentare le giornate da passare in compagnia dei bambini.

“Ho prenotato il viaggio” “ormai ho il biglietto pronto” “puoi tenerli il fine settimana?”

Tutte le volte che c’è da andare in vacanza con i nuovi amici si apre la possibilità di incrementare il 50%.

La famiglia si allarga.

E sì, perché la famiglia si allarga. Compaiono nuove figure intorno ai genitori; nuove amiche, nuovi amici.

“Chi viene a cena papà?” “Chi è Angelina?” “Sai papà, a pranzo la mamma ha invitato Marco!” “Me lo ha regalato Marco!”

E sì, i bambini assistono al turnover di queste figure intorno ai propri genitori e probabilmente si chiedono chi sarà il prossimo o la prossima.

E sì, perché, se collante di coppia non è stato il contribuire a generare due vite umane, cos’altro di più forte può tenere insieme un uomo ed una donna per un lungo periodo?

Ho tanto desiderato essere genitore, a tempo pieno, ma sono un papà part-time!

Papà part-time ma sempre papà.

Anche un papà part-time può essere un padre presente, attento, premuroso e ricambiato in amore dai propri figli. Che sacrifici però!

E’ necessario:

resistere alla fatica, non farsi travolgere dal risentimento, evitare le ostilità, accettare la nuova condizione, considerare che entrambi i genitori costituiscono risorsa per i bambini, individuare le azioni da intraprendere per non far pesare ai minori la doppia realtà.

“Papà ci leggi una storia?” chiedono i piccoli quando ancora tutta la cucina è da rassettare ed è già ora di andare a letto.

Tra genitori ci si divide i compiti, ma chi è da solo deve fare tutto da sé! Deve scegliere, costantemente. Si va per priorità. Si lasciano indietro i lavori di casa, si legge la storia.

“Papà, la maestra mi ha caricato di compiti per il fine settimana!” frase preludio sul programma che andrà in onda durante il week-end.

Seguire i ragazzi a scuola e nei compiti è certo impegnativo per un genitore part-time; obbliga a tralasciare numerose attività ma contribuisce a rafforzare il dialogo tra genitore e figli. Incrementa la complicità e rasserena lo spirito degli scolari.

“Papà non imparerò mai ad andare in bici!” pessimistica frase di bambini che passano gran parte del tempo tra le pareti domestiche.

Trovare il giusto luogo, sostenere, stimolare a cercare l’equilibrio, incoraggiare a proseguire fino al successo. Regalare urla di gioia e tanti sorrisi durante le pedalate veloci, senza il sostegno di mani adulte, come se fosse una attività da sempre praticata!

“Papà, il prossimo fine settimana siamo con te o con mamma?”

“Papà, quest’anno il Natale lo passiamo con te o con la mamma?”

“Papà, ma adesso facciamo due settimane di vacanza con te, dopo saremo due settimana con mamma?”

“Papà, sai che anche il mio compagno di classe ha due case come noi?”

“Papà, ma se oggi che è martedì doveva prenderci a scuola la mamma e invece sei venuto tu, domani che è mercoledì e dovresti venire tu, all’uscita di scuola, ci viene invece a prendere mamma?”

Quotidianità di genitori separati che offre argomenti di discussione. Quesiti che diventano argomenti di conversazione, considerazioni che rattristano. Un desiderio di unione costantemente ostacolato da una realtà che obbliga alla separazione, seppure temporanea. E quant’è difficile riprendere da dove si era rimasti, dopo lunghi giorni in cui non ci si vede.

“Ah … finalmente a casa!” spontanea esclamazione che esce a volte dalla bocca dei bambini, di ritorno dopo tanti giorni passati con l’altro genitore.

La casa di papà è la loro casa. Sentire che dietro quella frase c’è un indicatore di direzione, uno stimolo a proseguire nella costruzione di un rapporto genitore - figli che seppure al 50%, in qualità equivalga ad un rapporto continuativo.

Facile a dirsi ma la realtà è estremamente dura, e nessuno è perfetto!

E trovarsi a sera a pensare di essere riuscito a completare le attività, aver predisposto il necessario per il mattino del nuovo giorno, coi bimbi già presi da sonno profondo, dà soddisfazione e coraggio.

E decidere di spegnere tutto ed andare a letto e notare che sul balcone c’è ancora lo stendibiancheria coi panni asciutti che desiderano rientrare negli armadi e sorprendersi a pensare “che fantastica storia è la vita”.

 

Inserito il:18/03/2020 21:08:42
Ultimo aggiornamento:18/03/2020 21:24:31
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