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La tradizione vittoriana del Natale

di Achille De Tommaso

 

C'era una volta un tempo in cui le feste di Natale erano un susseguirsi di semplici meraviglie, un incanto di piccole cose e di tradizioni familiari. L'albero non era ornato con lussi opulenti e costose sfere scintillanti di cristallo, ma con preziosi tesori creati da mani amorevoli e cuori pieni di gioia. Magari con candeline che rischiavano di mandare a fuoco la casa, e con cose che si potevano mangiare (es. cioccolatini)

Quando eravamo bambini, le nostre decorazioni non erano acquistate in negozi eleganti. E neanche la carta per regali. No, i nostri addobbi erano piccole opere d'arte, frutto della fantasia e dell'ingegno. Con carta colorata, colla e glitter, costruivamo stelle, fiocchi di neve e angioletti. Ogni oggettino aveva una storia, ogni pacchettino un sorriso nascosto.

Maestri di ciò erano gli inglesi vittoriani.

 

***

C'era un tempo in cui il Natale evocava un fascino senza tempo, un’atmosfera che mescolava semplicità e meraviglia, parsimonia e indulgenza. In un’epoca che ha definito molte delle nostre tradizioni natalizie moderne, i vittoriani celebravano il Natale con creatività domestica e gioia condivisa. Charles Dickens, attraverso le sue opere e i suoi scritti, ci ha regalato uno sguardo unico su queste celebrazioni, fatte di piccoli dettagli che ancora oggi, se lo volessimo, potremmo ricreare.

Scrivendo sulla sua rivista Household Words nel dicembre 1850, Dickens descrisse così i regali e le decorazioni di un tipico albero di Natale in una famiglia della classe media.

C'erano bambole dalle guance rosee, nascoste dietro le foglie verdi... c'erano tamburelli, libri, scatole da lavoro, scatole di colori, scatole di dolciumi, scatole da spettacolo, tutti i tipi di scatole... c'erano teetotum, (trottole ronzanti a quattro facce), astucci per aghi, puliscipenne, bottigliette profumate, biglietti da visita, porta bouquet... mele, pere e noci finte, piene di sorprese; in breve, come una bella bambina, davanti a me, sussurrò deliziata a un'altra bella bambina, la sua amica del cuore, "C'era di tutto, e di più".

L’immagine dell’albero di Natale decorato da Victoria e Albert (Regina Vittoria e Principe Alberto), pubblicata su The Illustrated London News nel 1848, catturò l’immaginazione di tutta la Gran Bretagna.

Attorno a quel simbolo di calore familiare si trovavano decorazioni semplici e preziose, come le “cornucopie” – coni di carta riempiti di dolci e piccoli doni. Questi piccoli tesori, facili da realizzare anche oggi, incarnavano il duplice spirito del Natale vittoriano: il piacere dell’abbondanza e la sobrietà di un approccio fatto in casa.

Realizzare una cornucopia è un progetto che richiama l’essenza del Natale di allora: un semplice foglio di carta arrotolato a forma di cono, un po' di colla e un nastro colorato. Può essere riempita con dolci, frutta secca o piccoli regali, e appesa all’albero per un tocco di nostalgia vittoriana.

Nell’epoca vittoriana, l’atto di incartare un regalo era un gesto carico di significato. Avvolgere con cura un dono significava personalizzarlo, sottraendolo alla freddezza del mondo commerciale. La carta usata era spesso semplice, bianca o marrone, ma impreziosita da dettagli personali; come pezzi di stoffa, giornali colorati o fili decorativi.

Il piacere della conversazione Un intrattenimento natalizio popolare tra i vittoriani erano le “carte di conversazione”. Questi mazzi di carte, spesso splendidamente illustrati, erano pensati per stimolare dialoghi e risate durante le festività. Ogni mazzo era composto da due gruppi distinti: uno con domande e uno con risposte. Le domande, generalmente poste da personaggi maschili raffigurati sulle carte, includevano frasi come: “Posso sperare nel tuo cuore?”. Le risposte, affidate a figure femminili, spaziavano da romantiche a ironiche, come: “Mi fai davvero ridere”.

Le regole del gioco erano semplici: i partecipanti potevano scegliere deliberatamente una carta per costruire un dialogo o pescare a caso, lasciando che la combinazione creasse situazioni comiche o sorprendenti. Il gioco diventava un ottimo pretesto per animare le conversazioni reali tra i presenti.

L’Epifania tutte le feste porta via. Anche i vittoriani rimanevano in atmosfera natalizia fino alla Befana, ed estendevano le celebrazioni fino alla cosiddetta Dodicesima Notte; che inizia la sera del 25 dicembre e si conclude il 5 gennaio, la vigilia dell'Epifania. Era un momento di giochi, letture ad alta voce e perfino spettacoli di magia. Charles Dickens stesso era noto per intrattenere i suoi ospiti con trucchi di prestigio, trasformando oggetti quotidiani in piccoli miracoli per divertire la famiglia e gli amici.

La tradizione vittoriana del Natale ci potrebbe insegnare che la vera essenza delle festività non risiede nell’opulenza, ma nella creatività, nella condivisione e nell’attenzione ai dettagli. E nello stare in compagnia con parenti, ma anche con amici. Dall’albero decorato con semplici cornucopie, ai regali avvolti con cura, fino ai giochi e agli intrattenimenti in famiglia, il Natale dei vittoriani era una celebrazione del legame umano e della gioia condivisa; che celebra la bellezza delle piccole cose e il calore degli affetti.

 

Inserito il:10/12/2024 14:29:47
Ultimo aggiornamento:10/12/2024 20:41:43
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