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DALLA POLTRONA (8) - Marco Balzano
Presentazione di libri, film, eventi.
di Giacomo D. Ghidelli
Marco Balzano – Resto qui – Einaudi
Abitare da sempre in un territorio. Lavorare da sempre con le vacche e le pecore portandole a pascolare negli stessi prati che rifioriscono anno dopo anno al tempo della nuova stagione. Guardare da sempre gli stessi alberi, sotto cui proteggersi dal sole nei pomeriggi di caldo. Fare da sempre gli stessi passi su sentieri conosciuti a memoria. Parlare una lingua, il tedesco, che da sempre è la lingua dei tuoi genitori, dei tuoi parenti, dei tuoi amici e di tutte le autorità: il sindaco, il prete.
Poi, improvvisamente, c’è un nuovo governo. E tutto cambia. Arrivano nuove persone a dirti che d’ora in poi bisogna parlare soltanto in italiano. Nei posti di comando vengono messi volti mai visti prima, venuti da lontano, che escludono chi non è come loro. Se sei maestra non puoi più lavorare, perché gli insegnanti devono essere italiani. E se cerchi di farlo lo stesso, ma nella tua lingua, s’intende, organizzando una scuola clandestina per preservare storia, tradizioni e cultura locale, rischi la galera. In più ti dicono che costruiranno una diga e che i due paesi della valle in cui abiti – Resia e Curon – saranno tutti sommersi. Ma lo dicono in italiano, una lingua che la gente non capisce.
Ebbene tutto ciò non è il frutto della fantasia dell’autore, ma è quanto realmente accaduto in quei paesi del Sud Tirolo, prima per ordine del governo fascista e poi – dopo la tragedia della seconda guerra mondiale – per volontà dei governi italiani che hanno consentito alla Montecatini la realizzazione della diga, uno scempio paesaggistico condotto in modo del tutto irresponsabile nei confronti della popolazione che abitava quei luoghi, delle loro vite e di sguardi a cui resta soltanto il ricordo congelato in un campanile che esce dalle acque. E questo per tacere dei quasi 30 morti sul lavoro durante la costruzione della diga.
Protagonista del romanzo è Trina, una donna coraggiosa, che insegnando in modo clandestino ai bimbi del suo paese lingua e pensieri si oppone alla protervia fascista vogliosa di annullare una cultura; una donna che combatte la follia della guerra, spronando il marito a disertare e rifugiandosi con lui in alta montagna e pagando con disagi, fame e pericolo di morte il desiderio di una vita giusta; una donna che infine, per difendere la sua terra dalle acque che la stanno per invadere, usa in modo magistrale – ma senza alcun frutto – le sue parole, l’ultima arma che possiede e che sa come impiegare.
Così, la lingua magistrale di Balzano ci conduce attraverso la gioia, le amicizie, gli amori, la paura, la rabbia, la rivolta e la disperazione di una stagione che ha visto persone cedere al timore di una profonda distruzione e fuggire in Austria nella speranza che Hitler le avrebbe protette, ma che ha fatto anche conoscere persone che – nonostante tutto – non hanno voluto arrendersi e che, come dice il titolo, “restano qui” resistendo a tutto: anche alla storia.
Per il lettore, il viaggio sarà lungo e non privo di colpi di scena, come il rapimento della piccola figlia di Trina, rapimento messo in atto dalla cognata e dal di lei marito i quali decidono – di fronte alla scelta di Trina di restare in Sud Tirolo – che la bambina sarebbe stata più al sicuro in Austria e che per questo se la portano via facendo perdere le loro tracce.
Amarissima la conclusione, con una sconfitta su tutto il fronte delle speranze di questa donna, della sua famiglia e di tutti quelli che erano rimasti: prima vede lo sbriciolarsi sotto l’esplosione di cariche di tritolo i muri selle case del suo paese; poi per un intero anno assiste al montare dell’acqua che alla fine coprirà tutto tranne il campanile, salvato per volontà della Sovrintendenza di Roma; e alla fine si vede consegnata in un appartamento di 34 metri quadrati. L’unica consolazione è il fatto che “ho continuato ad andare a scuola, a insegnare a scrivere, a leggere storie, ad abbottonare grembiuli.
Ma in ogni caso tutto, alla fine è destinato “a slentarsi, ad arrendersi a qualcosa di più grande di cui non conosco il nome.” L’unica cosa è andare avanti. Questa, come diceva la madre della protagonista “è l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci”.