Aggiornato al 26/03/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

La Conciergerie, l’ultimo carcere di Maria Antonietta

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La Rivoluzione Francese (12) - I grandi processi

di Mauro Lanzi

 

Il Terrore stava cambiando la Francia; quasi a sancire il passaggio ad una nuova era, viene istituito ufficialmente il 5 ottobre 1973 il Calendario Rivoluzionario. L’introduzione del nuovo calendario fa seguito alla definizione del sistema metrico decimale (1° Agosto 1793), questo sì grande conquista della rivoluzione; è ancora conservato a Parigi il campione, in platino iridio, della nuova unità di misura, il metro, pari alla quarantamilionesima parte del meridiano terrestre passante da Parigi. I matematici che avevano lavorato al sistema metrico decimale, intendono applicare lo stesso metodo scientifico ad altri campi, come il sistema dei pesi, e infine anche alla scansione del tempo, da organizzarsi anch’essa su base decimale, liberando il calendario dalle remore della tradizione cristiano giudaica; l’anno sarebbe iniziato il 21 settembre, data di proclamazione della Repubblica, e sarebbe stato suddiviso in 12 mesi, tutti di 30 giorni, divisi a loro volta in decadi, non settimane; ogni giorno era composto di 10 ore, ogni ora era divisa in 100 secondi; ogni ora corrispondeva quindi a due ore e 24 minuti del sistema classico.

I nomi dei mesi furono ispirati alla meteorologia ed al lavoro nei campi. A fine anno si sarebbero aggiunti 5 o 6 giorni (anni bisestili), detti sanculottidi. Di seguito l’elenco dei mesi con le rispettive corrispondenze col calendario gregoriano.

I dodici mesi del calendario repubblicano

           Autunno (suffisso -aire in francese, -aio in italiano)

    • vendemmiaio (vendémiaire) (22 settembre – 21 ottobre)
    • brumaio (brumaire) (22 ottobre – 20 novembre)
    • frimaio (frimaire) (21 novembre – 20 dicembre)
  • Inverno (suffisso -ôse in francese, -oso in italiano)
    • nevoso (nivôse) (21 dicembre – 19 gennaio)
    • piovoso (pluviôse) (20 gennaio – 18 febbraio)
    • ventoso (ventôse) (19 febbraio – 20 marzo)
  • Primavera (suffisso -al in francese, -le in italiano)
    • germinale o germile (germinal) (21 marzo – 19 aprile)
    • fiorile o floreale (floréal) (20 aprile – 19 maggio)
    • pratile (prairial) (20 maggio – 18 giugno)
  • Estate (suffisso -idor in francese, -idoro in italiano)
    • messidoro (messidor) (19 giugno – 18 luglio)
    • termidoro (thermidor) (19 luglio – 17 agosto)
    • fruttidoro (fructidor) (18 agosto – 16 settembre)

Il calendario rimase in vigore fino al 1805, quando fu abrogato da Napoleone, cui il buon senso non faceva difetto.

 

I grandi processi

Sangue chiama sangue; era inevitabile che l’assassinio di Marat portasse il Terrore anche in campo giudiziario, inizia la stagione dei grandi processi.

La prima a comparire davanti al Tribunale Rivoluzionario ed al grande accusatore, Fouquier Thinville, fu Maria Antonietta; l’ex regina era rimasta per molti mesi, dopo l’esecuzione del marito, prigioniera al Tempio, alloggio tutto sommato tollerabile, quasi dignitoso; circolavano anche progetti di utilizzarla come moneta di scambio, ma una vera trattativa non prese mai l’avvio per il sostanziale disinteresse proprio dei parenti austriaci della vedova di Luigi XVI; il nuovo imperatore, Francesco II non intendeva cedere nulla, anche la proposta di uno scambio con i quattro commissari della Convenzione consegnati agli Austriaci da Dumouriez cadde nel nulla.  La situazione subì un brusco peggioramento dopo la caduta di Valenciennes, che faceva temere una marcia su Parigi delle truppe della Coalizione; su decreto della Convenzione, Maria Antonietta e la sua famiglia furono trasferiti il 1° agosto alla Conciergerie, che oggi ci appare come una magnifica costruzione, che ospita mostre ed eventi, ma all’epoca era la cupa e triste prigione centrale di Parigi, adiacente al tribunale rivoluzionario. Per Maria Antonietta iniziava da lì il cammino verso il patibolo; l’Austriaca era odiata un po' da tutti, magari senza sostanziali giustificazioni, e di questo sentire popolare si fecero forti i suoi accusatori, primo fra i quali era il capo degli estremisti, Hebert , che il 2 settembre dichiarava: “Ho promesso la testa di Antoinette. Andrò io stesso a tagliargliela, se vi saranno ritardi nel consegnarmela!”

Maria Antonietta comparve davanti al tribunale rivoluzionario il 14 ottobre; non le era stato concesso neppure di preparare adeguatamente la propria difesa, il primo colloquio con i suoi avvocati si era tenuto il giorno prima del processo, una sua richiesta di rinvio venne respinta. Davanti al tribunale ed alla stessa Antonietta sfilarono più di 40 testimoni d’accusa; le accuse andavano dall’influsso negativo che la Regina avrebbe avuto sul marito, accusa ripetuta con insistenza martellante, al denaro inviato all’estero, al progetto di far sterminare dalla truppa i delegati del Terzo Stato; Maria Antonietta rispondeva calma e dignitosa ad incriminazioni prive di qualsiasi riscontro probatorio; infine alla sbarra giunse Hebert (a sinistra) portando una testimonianza estorta al Delfino, circa presunti rapporti incestuosi tra madre e figlio. Maria Antonietta inizialmente tacque, poi sollecitata di una risposta: “Se non ho risposto, Signore, è perché la Natura stessa si rifiuta di rispondere ad una simile accusa lanciata contro una madre!” Poi, balzata in piedi: ”Mi appello a tutte le madri che sono presenti!”. Un fremito di protesta percorse l’aula, alcune popolane chiesero, invano, che la seduta fosse sospesa. L’infame Hebert dovette ritirare la sua accusa; avrà comunque la testa cui agognava; non sapeva però che da lì a poco la sua avrebbe seguito lo stesso destino.  

Il processo era stato una farsa, ma la sentenza era già scritta; il 16 ottobre 1793 Maria Antonietta di Asburgo Lorena salì al patibolo; il boia, Sanson, mostrò la sua testa alla folla in delirio. 

Un giudizio su Maria Antonietta è stato anticipato nella premessa sull’Ancien Regime; giunta a Parigi come ambasciatrice di una grande potenza, moglie bambina di un marito inadeguato, Maria Antonietta, la straniera, prima Austriaca sul trono di Francia, non fu mai amata dal suo popolo; era leggera, frivola, impudente, troppo legata alla madre ed alla corte di Vienna, si lanciava nei divertimenti e nei piaceri con foga spensierata, si compiaceva di familiarità inappropriate, soprattutto sperperava grosse somme, sui tavoli da gioco e con le sue favorite; questo sciupio di denaro pubblico le varrà, all’esplodere della crisi finanziaria, il titolo di ”Madame Deficit”. Scontò anche colpe non sue, per scandali di cui non era responsabile, ma anche per la supplenza che dovette prestare al marito che, in un momento di grave prostrazione, disertava persino le riunioni di governo; anche questo le verrà rinfacciato al processo.

Pagò un prezzo assai alto: fu coinvolta in una serie di eventi drammatici, in cui ebbe a temere per la sua vita e per quella dei suoi familiari, dall’irruzione dei popolani nei suoi appartamenti a Versailles, al fallimento della fuga a Varennes, all’assalto alle Tuilieries, alle infinite umiliazioni subite durante la prigionia al Tempio ed alla Conciergerie.

 Lasciamo a lei le ultime parole; da una sua lettera:

“Oh mio Dio, se abbiamo commesso delle colpe, le abbiamo certamente espiate.”

Sangue chiama sangue; la stagione dei processi era appena iniziata; i processi in questi momenti fanno parte della politica, anzi divengono lo strumento politico per eccellenza.  Il Tribunale Rivoluzionario, che era stato creato nel marzo 1793, dopo le notizie in merito alle sconfitte subite in Belgio, per giudicare gli oppositori della Rivoluzione, funzionava a pieno regime; sotto i suoi colpi erano caduti i principali esponenti della Gironda, poi Maria Antonietta, poi molti politici che in passato avevano assunto posizioni moderate, da Bailly, eccelso astronomo, primo sindaco di Parigi, ai Foglianti Barnave e Dupont, ai generali Custine, Houchard, Lamorliere ed altri; stessa sorte toccò anche a Filippo d’Orleans ( a destra), al quale non valsero né il ruolo avuto nel preparare la Rivoluzione, favorendo la diffusione di idee liberali, né il voto favorevole all’esecuzione del cugino Luigi XVI, né il fatto di aver cambiato anche il suo nome in Filippo Egalité; fu processato e condannato in un processo durato un sol giorno, accusato per la fuga del figlio duca di Chartres, di cui non si capisce che colpa avesse: fu ghigliottinato il 6 Novembre 1793; la sera prima dell’esecuzione, da “bon vivant”, aveva ottenuto di consumare un’ultima cena a base di ostriche. 

Non bastava ancora: il Comitato di Salute Pubblica, che, sotto la guida di Robespierre, Couthon e Saint Just, aveva decisamente preso le redini del governo (a sinistra un suo sigillo), si rende conto che la giustizia rivoluzionaria è l’arma migliore nelle sue mani per controbattere gli attacchi delle due opposte fazioni che contendono la scena politica al Comitato, gli “Indulgenti” e gli Hebertisti. Gli Indulgenti, il cui capo naturale era Danton, criticano gli eccessi della repressione, non solo per le condanne inflitte senza possibilità di appello dal Tribunale Rivoluzionario, davanti al quale si volevano trascinare, dopo i primi 20 giustiziati, altri 60 Girondini incarcerati, ma anche il Terrore omicida che si era instaurato nei dipartimenti devastati dalla guerra civile ad opera dai delegati della Convenzione. A Lione, riconquistata da Carnot, piombano Collot d’Herbois e Fouché, che, giudicando troppo deboli le misure apprestate da Carnot, danno l’avvio alle ”infornate”; la ghigliottina sembra troppo lenta, i giovani lionesi vengono tradotti fuori città sterminati con l’artiglieria e finiti a colpi di baionetta: ancora peggio accadeva nei dipartimenti dell’Ovest, dove il delegato Carrier prima fa affluire a Nantes preti, vandeani o anche semplici sospetti, poi quando le carceri divengono troppo affollate, si rischiano contagi ed epidemie, li fa caricare su barconi o chiatte, i cui fianchi appositamente preparati cedono una volta raggiunto il centro del fiume, la Loira; le noyades, così sono dette, costano la vita a più di 5000 persone, donne e bambini compresi; malgrado l’orrore che queste notizie destano a Parigi, Carrier al momento non venne né processato, né punito; sarà ghigliottinato dopo il Termidoro.  Gli Indulgenti quindi avevano materia sufficiente per giustificare i loro attacchi, molti esponenti del centro della Convenzione sono disgustati da quest’orgia di sangue; ma, Robespierre, che pure non approvava tutto quanto avvenuto, aveva proclamato che il Terrore doveva durare quanto la guerra. Si fa avanti allora Saint Just, l’”Angelo della Morte”, che dopo una appassionata arringa in difesa del Tribunale Rivoluzionario, minaccia direttamente tutti coloro che parlavano di indulgenza: “Vogliono infrangere il patibolo, perché hanno paura di salirci!”.

Poi, per non lasciare le cose nel limbo delle semplici parole, fa approvare un decreto in virtù del quale le proprietà delle persone riconosciute nemiche della Repubblica dovevano essere confiscate; così,dopo i beni del clero, dopo i beni degli emigrati la Rivoluzione si impadronisce di tutto quanto appartiene ai suoi nemici; nessuno prima aveva neppure immaginato misure così estreme, non si trattava più di contenere una fazione avversa, si trattava di annientarla anche in futuro; c’erano 300.000 sospetti nelle carceri francesi, il decreto di Saint Just minacciava la rovina di 300.000 famiglie; il Terrore diviene un regime che intende costruire la futura democrazia sulle macerie del passato.

Con queste misure il Comitato di Salute Pubblica sembra avvicinarsi alle posizioni degli Hebertisti, anzi di superarle: se questi avessero avuto un minimo di senso politico, avrebbero approfittato di questa mossa per allinearsi al Comitato, ma essi nutrivano solo rancore ed ambizioni, che pensavano di soddisfare sfruttando il malcontento popolare per l’esplosione dei costi dei generi alimentari; Hebert non ha una politica sociale, non vede che il problema  alimentare, colpa secondo lui, degli accaparratori; unico rimedio la ghigliottina, da usarsi non solo contro i grossisti, ma anche contro i venditori al minuto; grave imprudenza questa, che gli alienerà vasti strati della popolazione. Hebert, allora, sentendo venir meno la presa sui ceti popolari, decide di passare all’azione; organizza una congiura, che sarebbe dovuta sfociare in una insurrezione generale. Nei loro piani gli hebertisti miravano ad impadronirsi delle carceri e dell’arsenale, scannando tutti i sospetti e lo stesso Hanriot, comandante della armata cittadina, per destituire il Comitato e la stessa Convenzione, e per instaurare infine una dittatura del popolo.

I Comitati, informati di queste manovre, agiscono con prontezza e decisione; il 23 – 24 ventoso dell’anno II (13 – 14 Marzo 1794) Hebert ed i suoi principali accusatori vengono arrestati e pochi giorni dopo ghigliottinati; morirono tutti con coraggio, tranne lo stesso Hebert; l’inflessibile persecutore di Maria Antonietta, di fronte al patibolo,  diede segni di debolezza.

 

Il processo a Danton

Aver colpito gli Hebertisti, esponeva i Comitati al rischio di una deriva verso le posizioni degli “Indulgenti”; questo Robespierre non poteva permetterselo, occorreva un’azione simmetrica contro i moderati. Il processo contro gli “Indulgenti” ed i loro capi fu un’operazione politica di un cinismo incredibile; fino a quel momento lo strumento giudiziario, il processo politico, era stato impiegato, anche se con prove spesso insufficienti o motivazioni discutibili, contro i nemici dichiarati della Rivoluzione: l’ex-regina, Charlotte Corday, i Girondini, gli Hebertisti. Ora viene impiegato contro una fazione politica che critica gli eccessi del regime, si oppone alle misure più estreme in materia economica, vorrebbe limitare il fiume di sangue versato nel nome della Rivoluzione, il tutto senza uscire dai confini della legalità; non solo non si trattava di nemici, ma, in alcuni casi, di grandi protagonisti della Rivoluzione, come Camille Demoulins e, sopra tutti, Jacques Danton.  Danton era evidentemente informato della marea che stava montando, ma si sentiva relativamente sicuro: “Non oseranno attaccarmi”, confidava ai suoi amici. Invece l’11 germinale (31 marzo 1794), la Convenzione, dopo un appassionato appello di Robespierre che si diceva pronto a sacrificare la sua vita per la Rivoluzione, ascoltò in assoluto silenzio l’atto di accusa contro gli Indulgenti pronunciato da Saint Just; agli imputati venivano rinfacciate le passate relazioni con la Corte, Mirabeau, Dumouriez, i Girondini; la Convenzione votò per l’arresto ed il processo nei confronti dei 14 imputati. La partita, quindi, si spostò davanti al tribunale rivoluzionario, giudice Herman, pubblico accusatore Fouquier Tinville.

Danton si autodifese con grande eloquenza ma inutilmente: era ormai condannato, come egli stesso disse nella sua perorazione, che rimane tra i discorsi più incisivi ed affascinanti di tutta la Rivoluzione. La voce tonante del tribuno si udiva fin dalla strada, la folla faceva ressa, giudici e giurati ne restarono impressionati; peraltro, molti tra di loro si rendevano conto dell’inconsistenza delle prove contro gli accusati ed esitavano a procedere; un’analisi storica imparziale ha dimostrato che prove della collusione di Danton con Dumouriez (principale capo d’accusa), non solo non furono prodotte al processo, ma non ne esistono proprio: non era vero!!

I Comitati, informati dei tentennamenti del procedimento, intervennero pesantemente; i giurati vennero duramente richiamati da delegati della Convenzione, agli imputati fu persino proibito di parlare. Si tramanda che le ultime parole pronunciate da Danton di fronte ad Herman, presidente del tribunale rivoluzionario, siano state:

 «Non ci sarebbe stata alcuna Rivoluzione senza di me, non ci sarebbe la Repubblica senza di me… so che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo e chiedo perdono a Dio ed agli uomini… non era nelle intenzioni che divenisse un flagello per il genere umano, bensì un appello, un'ultima disperata risorsa per uomini disperati e gonfi di rabbia…non sarà necessario trascinarmi a forza sul patibolo… se io ora difendo me stesso è per difendere quello cui aspiravamo e, più ancora, che abbiamo conseguito e non per salvare la mia vita.

Il processo contro gli Indulgenti durò quattro giorni, dal 13 al 16 germinale; durante una pausa del procedimento, Danton, ormai preparato al suo destino, avrebbe confidato ad uno dei presenti: “Potessi lasciare le mie gambe a Couthon ed i miei c…. a Robespierre, forse da questa rivoluzione verrebbe fuori qualcosa di buono!” Couthon era notoriamente paralitico, non aveva l’uso delle gambe; si può ben immaginare cosa mancasse a Robespierre, secondo Danton.Fu ghigliottinato il 5 Aprile 1794; salito al patibolo disse al boia Samson:

“Non ti dimenticare di mostrare la mia testa al popolo; che tornino a casa avendo visto qualcosa.”

Aveva 35 anni; il suo carnefice, Robespierre, lo seguirà dopo meno di quattro mesi. 

Con Danton la Rivoluzione perde uno dei suoi più grandi protagonisti; un giudizio storico su di lui non può prescindere dalla sua dubbia moralità; era un intrallazzatore impenitente, aveva accettato soldi e prebende da un po' tutte le fazioni, si era arricchito in modo affatto trasparente, ma non aveva mai tradito la Rivoluzione, che, senza di lui non ci sarebbe forse stata, o sarebbe stata qualcosa di diverso. Sorprendente fu il cambiamento di Robespierre nei suoi confronti; solo un anno prima, in occasione della morte della prima moglie aveva inviato a Danton una lettera divenuta celebre, colma di calore umano, di amicizia fraterna; in seguito aveva frequentato la casa di Danton, abbracciato i bambini, cui toglierà il padre; aveva difeso in più occasioni il Tribuno dalle accuse dei suoi detrattori, poi, nelle ultime settimane il cambiamento repentino in un crescendo di invettive ed oltraggi, fino al processo; è difficile ipotizzare qualcosa di diverso da motivi politici, gli “Indulgenti” minavano la credibilità del Terrore, che Robespierre considerava in quel momento uno strumento indispensabile al successo della Rivoluzione. 

Eppure, in quel fatale 9 Termidoro, quando una congiura ordita da infami porterà Robespierre sul patibolo, se c’era qualcuno che avrebbe potuto salvare l’Incorruttibile, questi era proprio Danton,Nello stesso processo, ancora più immotivata fu la condanna di Demoulins; Camille Demoulins (a sinistra) era stato uno dei precursori della Rivoluzione, giornalista, brillante tribuno, malgrado una balbuzie, sembrava agli inizi anche molto vicino a Robespierre, ma se ne era allontanato per le sue critiche alla politica del Terrore, critiche espresse con grande vigore nel suo periodico Vieux Cordellier; con lui si volle palesemente colpire il reato di opinione. Due settimane dopo la sua esecuzione, anche la moglie salì sul patibolo, condanna ancora più assurda e immotivata.

 

 

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Statua a Danton, Parigi

 

 

Inserito il:11/02/2025 16:44:45
Ultimo aggiornamento:11/02/2025 21:43:31
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