Aggiornato al 05/02/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale

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La grande rivoluzione della schwa

di Achille De Tommaso

 

C’è un nuovo protagonista nel grande teatro della grammatica italiana: la schwa. Piccolo, tondeggiante, e terribilmente alla moda, questo simpatico simbolo (ə) sta cercando, col supporto di ideologie politiche, di ritagliarsi un posto al sole nel nostro panorama linguistico.

È, però, come il tofu nella dieta mediterranea: nessuno sa esattamente cosa farsene, ma pare che sia trendy usarlo.

Nel sistema fonetico la schwa identifica una vocale intermedia, il cui suono, cioè, si pone esattamente a metà strada fra le vocali esistenti. Si pronuncia tenendo rilassate tutte le componenti della bocca, senza deformarla in alcun modo e aprendola leggermente. È un suono assai presente nell’inglese moderno in varie forme – dalla “a” di about, “a proposito”, fino alla “u” di survive, sopravvivere – ma anche in alcuni dialetti italiani: pensate per esempio alla vocale indistinta che i napoletani usano per l’imprecazione mamm’t.

***

Ma qui si tratta non solo di grammatica, ma anche, di vivere sociale, e, in fondo in fondo, di ideologie politiche.

La schwa, ci hanno detto infatti alcuni, è l’eroe inclusivo di cui avevamo bisogno. Con una mossa linguistica degna di un colpo di scena hollywoodiano, ha deciso di spodestare il vecchio maschile sovrano del plurale. Addio a parole come “tutti” e “tutte”, la parola dovrà terminare con la schwa, facendola risuonare po’ come un tentativo disperato di soffocare uno starnuto.

Il suo obiettivo? Abbracciare tutti, tutte e anche chi si sente a metà strada tra un maschile e un femminile. Una nobile causa, certo, ma con un piccolo problema: la pronuncia. Perché, se il suono della schwa è tanto inclusivo quanto le sue intenzioni, lo è solo per chi ha frequentato un corso accelerato di linguistica comparata. Provate a dire “ə”. È come cercare di parlare con un pezzo di pane in bocca.  

I sostenitori della schwa la vogliono ovunque: nelle e-mail, nei libri, nei cartelli stradali. “Carə clientə, parcheggiate l’auto al piano superiore.” Semplice, no? Certo, fino a quando non cercherete di leggere questa frase ad alta voce in pubblico, e i vostri amici, non edotti, penseranno che abbiate problemi di respirazione.

E vogliamo parlare delle scuole? Pensate agli insegnanti che dovranno spiegare agli studenti la grande rivoluzione linguistica della schwa: “Ragazzə, oggi studieremo la grammatica inclusiva!” E quando un’alunna chiederà: “Ma come si pronuncia la schwa, saranno forse dolori o occhi strabuzzati dal ridere.

Poi c’è il mondo digitale. Il correttore automatico, fedele compagno delle nostre giornate, ha deciso di boicottarla: non la riconosce. Scrivete “Benvenutə” e lui vi suggerirà “Benvenute” o “Benvenuti”. La tecnologia ha già preso la sua posizione: no grazie. E per chi usa i lettori vocali, la schwa è un nemico dichiarato. Provate a far leggere un testo con la schwa a Siri: crederà che abbiate dimenticato come parlare.

Ancora più complicato se cercate di introdurla in un testo che state preparando col computer, vi descrivo la procedura che consiglia la prestigiosa rivista Wired:

Windows - La procedura richiede in primo luogo di scaricare l'utilità gratuita AutoHotkey e installare scegliendo le impostazioni Unicode. In seguito:

  • nello fondo del desktop si fa tasto destro del mouse > Nuovo > AutoHotkey Script e lo si rinomina per esempio "Schwa" e si preme invio;
  • si clicca sopra con il tasto destro e si sceglie "Edit script", dunque si deve incollare questa stringa "+!a:: Send, ə return" sotto al testo che appare. Per la cronaca, il "+" si riferisce al tasto Shift e il "!" a quello Alt. Si salva e si chiude, quindi si attiva lo script cliccandoci due volte sopra;
  • per far sì che la modifica si attivi a ogni riavvio del computer, si deve digitare "Esegui" nella barra di ricerca di Windows (la lente di ingrandimento), digitare “shell:startup” e trascinare lo script nella cartella, salvare e chiudere.

Chiaro, no?

 

Naturalmente, c’è chi difende la schwa con passione. È un simbolo di cambiamento, di apertura, di rispetto per le diversità, di inclusione. Ed è vero, il suo intento è nobile. Ma forse, prima di stravolgere una lingua parlata da milioni di persone, si poteva optare per qualcosa di meno… esotico. Tipo il neutro latino, che almeno aveva un pedigree storico.

Per ora, la schwa sembra destinata a rimanere un argomento di dibattito tra accademici e attivisti, mentre la maggior parte delle persone continua a chiedersi: “Ma perché non possiamo semplicemente dire tutti e tutte?”. La semplicità è un lusso che la schwa, evidentemente, non si può permettere.

Forse un giorno guarderemo indietro e penseremo alla schwa come a una di quelle mode linguistiche che arrivano, fanno un po’ di rumore e poi spariscono, come il “petaloso” di qualche anno fa. Oppure, chissà, potrebbe conquistare il mondo, imponendosi come la vocale più inclusiva e incomprensibile della storia.

Fino ad allora, continueremo a osservare con curiosità questa strana creatura linguistica, chiedendoci se, da qualche parte, la schwa non stia ridendo di noi. E, sinceramente, chi potrebbe biasimarla?

***

PS: L'opinione della Crusca:

lLAccademia della Crusca rigetta la schwa, anzi, suggerisce l’uso del maschile, come tradizionalmente si è fatto, per indicare uomini e donne. La Crusca alla Cassazione: niente schwa, sì al femminile delle professioni nelle sentenze.

Evitare le reduplicazioni retoriche. In base al principio della concisione ai quali si ispira la revisione generale attualmente in corso del linguaggio giuridico, sono da limitare il più possibile interventi che implichino riferimento raddoppiato ai due generi, espediente pur largamente utilizzabile in contesti di pubblica oratoria e di valenza retorica. Intendiamo riferirci al tipo «lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine, impiegati e impiegate». Quando questo non sia possibile, il maschile plurale inclusivo, a differenza del singolare, è accettabile.

 

Inserito il:02/02/2025 16:59:19
Ultimo aggiornamento:02/02/2025 17:36:58
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