Edvard Munch (Loeten, 1863 - Oslo, 1944) - Amore e dolore (1895)
Il rimorso
Trasformare un quadro d’autore in parole…
di Simonetta Greganti Law
Lo avevano capito entrambi anche se troppo tardi.
Fino a quel giorno i ruoli erano ben noti a tutti: un carnefice e una vittima. Poi però era successo qualcosa d’imprevisto.
Era entrato in gioco un semplice veleno.
Ora lei era diventata il suo rimorso e come un vampiro continuava ad angosciarlo senza tregua.
Non c’era più la possibilità di ucciderla, lo aveva già fatto il mese prima ma non se ne era liberato.
Adesso ogni notte, ogni momento, lei gli mordeva il collo e ne succhiava il sangue indebolendo quel cuore fragile e impaurito.
“Come ti senti adesso che i miei denti affilati ti penetrano il collo fino a raggiungerti l’animo straziato dal mio strazio?”.
“Il tuo morso brucia meno del rimorso che mi affligge. Sono schiavo delle mie colpe...eppure, se potessi tornare indietro, lo rifarei.
Tu sei sempre stata il mio vampiro, anche nella vita e solo ora ho capito che purtroppo di te non mi libererò mai.
Sono privo di forze come quando mi dominavi, angoscia e disperazione continuano a tormentarmi come quando mi soggiogavi, mi sento pallido e senza linfa vitale, un cadavere anche se quella morta ora sei tu.
Non meritavi di starmi vicino ma non avevo previsto che non sarei mai riuscito a farti scomparire dalla mia vita.
Continuerai a possedermi come hai sempre fatto, resterò vittima anche se carnefice”.