Abracadabra: il linguaggio e la scrittura; verso un'evoluzione o un'involuzione?
di Achille De Tommaso
Il linguaggio oscilla tra semplificazione e complessità. Mentre la povertà lessicale contemporanea può sembrare un impoverimento culturale, potrebbe anche rappresentare un'ottimizzazione comunicativa. Il paradosso sta nel fatto che la semplificazione può rendere la comunicazione più efficiente ma anche più superficiale. La diversità dei sistemi di scrittura globali (Abjad, logografico, sillabico, alfabetico, Abugida) dimostra però che non esiste un'unica soluzione ottimale per codificare il linguaggio. Figure letterarie come Don Abbondio e l'Azzeccagarbugli dimostrano come il linguaggio complesso possa diventare strumento di potere e manipolazione. La sfida per il futuro non è preservare la ricchezza lessicale fine a se stessa, ma mantenere la capacità di pensiero critico e comprensione profonda.
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Abracadabra: Linguaggio e Creazione della Realtà
La parola Abracadabra deriva dall'aramaico Avrah KaDabra, traducibile come "io creo quello che dico". Questo concetto non è solo un'eco di antiche credenze magiche, ma riflette un principio fondamentale della linguistica e della teoria dell'informazione: il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma una struttura che modella il nostro pensiero e la nostra percezione del mondo.
Da un punto di vista matematico, il linguaggio è un sistema per codificare e trasmettere informazione. Il teorema di Shannon ci insegna che ogni messaggio ha una quantità di entropia associata: se un messaggio è troppo complesso, diventa difficile da decifrare; se è troppo semplice, rischia di perdere significato.
La diversità dei sistemi di scrittura: simboli, concetti e suoni
Nel mondo esistono diversi sistemi di scrittura che rappresentano approcci profondamente diversi alla codifica del linguaggio:
- Scrittura Abjad (es. Arabo, Ebraico): ogni simbolo rappresenta una consonante. Le vocali sono spesso omesse o indicate con segni diacritici. Queste civiltà millenarie hanno dimostrato che è possibile comunicare efficacemente anche senza rappresentare tutti i suoni, affidando al contesto e alla conoscenza condivisa la comprensione completa.
- Scrittura Logografica (es. Kanji in Cina): ogni simbolo rappresenta una parola o un morfema. Questo sistema permette di aggregare concetti complessi in singoli simboli, creando una densità semantica impossibile negli alfabeti. La scrittura cinese, con una storia di oltre 3000 anni, dimostra come i simboli possano funzionare non solo come rappresentazioni di suoni, ma come portatori diretti di significato.
- Scrittura Sillabica (es. Kana in Giappone): ogni simbolo rappresenta una sillaba. Questo approccio trova un equilibrio tra l'efficienza del numero di caratteri e la precisione fonetica.
- Scrittura Alfabetica (es. Cirillico, Greco, Latino): ogni simbolo rappresenta una consonante o una vocale. È il sistema più analitico, che scompone il linguaggio nei suoi elementi fonetici più semplici.
- Scrittura Abugida (es. Etiopico, Brahmica settentrionale in India): ogni simbolo rappresenta una combinazione di consonante e vocale, con modificatori per cambiare la vocale associata.
Questa diversità di approcci alla scrittura dimostra che non esiste un'unica soluzione "ottimale" per codificare il linguaggio, ma piuttosto diverse strategie che si sono evolute in risposta a esigenze culturali, linguistiche e pratiche. A mio parere, non è possibile definire se una scrittura sia più efficiente di un’altra; è così difficile che molti scrittori non scrivono “pienamente” nella propria lingua, ma scrivono con uno stile che possa fornire una facile traduzione:
“Anche la letteratura è stata toccata dalla globalizzazione. Tutti noi scrittori, più o meno consapevolmente, scriviamo pensando alla traduzione dei nostri libri. Quando scrivo mi viene spontaneo pensare se le parole o le frasi che sto usando troverebbero una facile traduzione in un’altra lingua oppure no, e cerco di evitare i giochi di parole che sono così caratteristici della lingua inglese.”
(Ishiguro Kazuo – Nobel)
I sistemi di scrittura nel mondo rappresentano diversi equilibri di uno spettro di comunicazione. Le scritture Abjad, sopradescritte, come l'arabo o l'ebraico sacrificano le vocali per efficienza, mentre le scritture alfabetiche latine privilegiano la precisione fonetica a costo di una maggiore ridondanza.
Le IA e il linguaggio ridotto
Oggi, molte interazioni umane (e persino quelle tra intelligenze artificiali) stanno subendo una semplificazione linguistica. Un esempio famoso è stato un esperimento di Facebook AI Research dove due sistemi avevano adottato un'ottimizzazione algoritmica per comunicare tra di loro (a dimostrazione che esisteva una comunicazione più efficiente). L’esperimento fu interrotto, perché i ricercatori non capivano il dialogo tra le due IA. Desidero anche ricordare ancora i sistemi di scrittura logografici come il cinese, dove un singolo carattere può condensare concetti complessi. In questi casi, la comunicazione avviene attraverso un sistema che privilegia la densità informativa rispetto alla ridondanza.
Povertà Lessicale: Decadimento o Ottimizzazione?
Quanto detto solleva una domanda: il linguaggio deve necessariamente essere ricco di parole per essere efficace? O forse il vero valore sta nella capacità di estrarre il massimo significato da un minimo di segni?
Nel tempo, il numero medio di parole usate da una persona si è ridotto drasticamente: uno studente delle scuole medie cinquant'anni fa padroneggiava circa 1600 parole; oggi ne usa solo 500. Oggi, la tendenza a semplificare il linguaggio è sempre più diffusa. I testi sono brevi, le frasi sono dirette, le strutture complesse vengono evitate. Il tutto con l'obiettivo di migliorare la comprensione.
Ma, secondo una prospettiva classica, questo fenomeno è un sintomo di impoverimento culturale. Meno parole significano minori possibilità di articolare pensieri complessi, minori sfumature espressive e, in ultima analisi, una riduzione della capacità critica. Tuttavia, guardando ai diversi sistemi di scrittura nel mondo, abbiamo visto come la ricchezza espressiva non dipenda necessariamente dal numero di elementi utilizzati. Le scritture logografiche come il cinese possono esprimere concetti complessi con singoli caratteri, creando connessioni semantiche impossibili negli alfabeti fonetici. E in maniera graficamente più sintetica.
La vera domanda, quindi, diventa: stiamo riducendo il linguaggio per una naturale ottimizzazione comunicativa, o stiamo perdendo la capacità di interpretare e contestualizzare?
Il Paradosso della Semplificazione: Comunicazione più Efficace o Pensiero più Superficiale?
Significativamente, il teorema di Shannon proporrebbe l'esistenza di un numero ottimale di parole per la comprensione efficace di un testo. Questo equilibrio, però, non è fisso, ma dipende dal contesto, dall'argomento e dal pubblico. Un testo con troppe parole introduce rumore nel canale comunicativo, diluendo l'informazione rilevante e aumentando il carico cognitivo del lettore. D'altra parte, un testo troppo sintetico rischia di omettere informazioni cruciali, creando ambiguità e incomprensioni. (Ma il professore non ci diceva di essere sintetici?...)
Potere e Manipolazione del Linguaggio: Il latinorum di Don Abbondio e gli Azzeccagarbugli manzoniani
E veniamo ad un altro argomento: “Il Potere della Parola”. La riduzione della varietà linguistica ha conseguenze dirette sul potere e sul controllo dell'informazione. La storia ci mostra che chi domina il linguaggio domina il pensiero. Nell'Odissea, le sirene non usano la forza per soggiogare i marinai: usano parole. Il loro canto è un messaggio perfettamente calibrato per sedurre e annullare la volontà. Nei "Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni troviamo due emblematici esempi di come il linguaggio possa diventare strumento di potere e manipolazione: Don Abbondio con il suo latinorum e l'Azzeccagarbugli con il suo linguaggio giuridico incomprensibile.
Don Abbondio, alla domanda diretta di Renzo sul perché non possa sposarsi, risponde: "Sapete voi quanti siano gli impedimenti dirimenti? [...] Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas..." Questo elenco di impedimenti canonici al matrimonio, pronunciato in latino, rappresenta l'uso del linguaggio come barriera sociale e strumento di potere.
Ancora più emblematica è la figura dell'Azzeccagarbugli. Quando Renzo visita lo studio dell'avvocato, questi inizialmente lo accoglie con benevolenza, ma appena scopre che Renzo è la vittima e non il persecutore, il suo atteggiamento cambia radicalmente. La scena è memorabile per come l'avvocato manipola il linguaggio giuridico: utilizza un linguaggio tecnico-giuridico incomprensibile, fa riferimento a leggi e grida che Renzo non può conoscere, e confonde deliberatamente le acque, spostando il discorso su argomenti irrilevanti.
Manzoni, in questi episodi, non fa che illustrare una dinamica universale: il linguaggio specialistico, quando utilizzato non per chiarire, ma per confondere, diventa strumento di dominio. È la stessa strategia che ritroviamo nei contratti incomprensibili delle compagnie telefoniche, nelle condizioni di servizio dei software che nessuno legge, o nei discorsi politici volutamente ambigui. Se il linguaggio si impoverisce senza un aumento della capacità di contestualizzazione e interpretazione, il rischio è quello di una società più vulnerabile alla manipolazione. In un mondo dove l'informazione è potere, un linguaggio ristretto può diventare un'arma per ridurre il pensiero critico e la libertà di espressione.
Conclusione: Ricchezza di Linguaggio o Ricchezza di Comprensione?
La riduzione del linguaggio è inevitabilmente un processo di trasformazione. La vera domanda è se questa trasformazione stia conducendo a una maggiore efficienza comunicativa o a una perdita di profondità concettuale.
I diversi sistemi di scrittura nel mondo ci insegnano che ci sono molteplici vie per codificare il pensiero. Le scritture logografiche dimostrano che è possibile condensare significati complessi in singoli simboli; ci mostrano anche che è possibile comunicare efficacemente omettendo informazioni che possono essere dedotte dal contesto.
Forse, quindi, non è la ricchezza del linguaggio a definire l'evoluzione, ma la capacità di estrarre il massimo significato possibile da un insieme limitato di segni. Se il futuro del linguaggio sarà meno ridondante, dovrà necessariamente essere più denso di significato, come nei sistemi logografici. Ma se al contrario perderemo anche la capacità di interpretazione e analisi, allora la riduzione del linguaggio non sarà evoluzione, ma declino. L'unica difesa contro questa incertezza è educare alla comprensione critica. Se il linguaggio cambia, dobbiamo cambiare con esso, imparando a cogliere le sfumature anche nella semplicità.
Perché la vera ricchezza non sta solo nelle parole che usiamo, ma in quello che siamo capaci di comprendere.
APPENDICE:
Il Lessico del Politichese (Solo lettera A, ma c’è tutto il vocabolario)
- Acchiappavoti: Persona capace di raccogliere consensi grazie a relazioni personali e clientele invece che per meriti programmatici
- Amico degli amici: Nel gergo mafioso, intermediario che mantiene rapporti con i boss; espressione legata alla cultura delle "conoscenze" per ottenere favori
- Altrismo: Atteggiamento di chi evita di affrontare un tema ripetendo frasi come "il problema è un altro"
- Anatra zoppa: Condizione di impotenza parziale causata da un evento negativo (voto di sfiducia, perdita di poteri)
- Andare a Canossa: Ritrattazione o umiliante sottomissione, riferimento a Enrico IV che implorò il perdono di Papa Gregorio VII nel 1077
- Arco costituzionale: Espressione coniata negli anni '60 dalla DC, indica i partiti che parteciparono alla Resistenza
- Antipatizzante: Chi si oppone sistematicamente a un movimento politico, partito o leader
- Aperturista: Chi promuove il dialogo con forze politiche avverse o favorisce l'ingresso di nuove formazioni nella propria coalizione
- Auto blu: Le vetture utilizzate da uomini di governo e vertici burocratici, simbolo di privilegio
- Agenda politica: Elenco delle priorità, temi da affrontare, non solo un memorandum ma anche una previsione degli eventi possibili