Aggiornato al 29/04/2025

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Immagine realizzata con strumenti di Intelligenza Artificiale

 Clicca qui per ascoltare (In lavorazione)

 

La crisi delle telecomunicazioni europee: arretratezza in fibra ottica, reti mobili e satellitari

di Achille De Tommaso

 

Un celebre economista affermava che "bisogna lasciar fallire le aziende": il fallimento, inteso non come sconfitta ma come meccanismo rigenerativo del mercato, rappresenta una forza creatrice essenziale per il rinnovamento industriale. Questo principio, raramente applicato nel settore europeo delle telecomunicazioni, fotografa con precisione l’attuale crisi strutturale del comparto: un’industria che, nonostante le trasformazioni del contesto globale, continua a ragionare secondo logiche superate, ereditate dall’era dei monopoli e delle rendite di posizione.

Il digital divide italiano non è solo una questione tecnologica ma anche politico-industriale.

***

I Ritardi della Fibra Ottica: Un’Infrastruttura Strategica Incompiuta

La diffusione della rete in fibra ottica, nelle sue varie declinazioni tecnologiche – FTTH (Fiber to the Home), FTTC (Fiber to the Cabinet), FTTB (Fiber to the Building) – costituisce il pilastro fondamentale della connettività di nuova generazione. Eppure, in Europa, e in particolare in Italia, il dispiegamento della fibra soffre di un ritardo cronico.

In Francia e Spagna, modelli virtuosi di rollout FTTH hanno garantito un'elevata penetrazione della fibra ottica direttamente nelle abitazioni. In Italia, invece, la situazione rimane gravemente deficitaria: la copertura FTTH è ancora inferiore al 45% del territorio nazionale (fonte: DESI 2023), mentre gran parte del traffico dati continua a poggiare su infrastrutture miste o su rame, nonostante l’evidente obsolescenza di quest’ultimo. Il ritardo italiano si traduce non solo in una minore competitività del sistema Paese, ma anche in un'incapacità di monetizzare gli investimenti infrastrutturali effettuati, spesso sostenuti con fondi pubblici o para-pubblici.

Nonostante i progressi degli ultimi anni, l’Italia resta indietro rispetto ad altri Stati membri dell’Unione Europea nella copertura della banda ultralarga e larga, in particolare nelle cosiddette aree bianche, ovvero quelle a fallimento di mercato dove gli operatori privati non investono per scarsa redditività.

La società incaricata di colmare questo divario è Open Fiber, nata nel 2015, oggi partecipata per il 60% da CDP Equity (controllata da Cassa Depositi e Prestiti) e per il 40% da Macquarie Asset Management. L’obiettivo di Open Fiber è realizzare una rete in fibra ottica FTTH (Fiber to the Home) su scala nazionale, in concorrenza con la rete di TIM. Tuttavia, l’ambizioso piano ha incontrato ritardi significativi: nel 2023 risultavano coperte solo 2,6 milioni di abitazioni contro le 6,4 milioni previste inizialmente, secondo dati riportati da Il Sole 24 Ore e La Repubblica.

Alle difficoltà operative si sono aggiunte quelle finanziarie: nel 2023 Open Fiber ha richiesto ulteriori 400 milioni di euro agli azionisti e 300 milioni al Ministero del Tesoro per far fronte ai costi straordinari legati alla pandemia e all’aumento dei prezzi delle materie prime. Alla fine del 2024 è stata lanciata una ricapitalizzazione da 1,5 miliardi di euro, accompagnata da un finanziamento bancario di quasi 1,3 miliardi, sostenuto da un consorzio di 32 banche. V. Wikipedia/Open Fiber (https://it.wikipedia.org/wiki/Open_Fiber).

CDP gioca un ruolo centrale nella governance di questo progetto. Non solo in quanto principale azionista, ma anche come soggetto istituzionale interessato alla costruzione di una rete unica nazionale, obiettivo che potrebbe realizzarsi attraverso l’integrazione tra le reti di Open Fiber e NetCo, la società della rete fissa di TIM attualmente in fase di acquisizione da parte del fondo statunitense KKR, con il sostegno diretto del governo italiano.

ORBENE: Di fronte a questi dati, la domanda è inevitabile: Open Fiber è davvero in grado di portare avanti il suo compito di digitalizzare il Paese? Il mix di perdite, debiti, ritardi e guerre interne al settore sembra suggerire di no. Il rischio è che, se non verranno prese misure correttive immediate, l’Italia resti indietro nell’innovazione digitale, con enormi ripercussioni per cittadini e imprese. La banda Ultralarga è troppo importante per essere lasciata in balia di un’azienda che naviga sempre più a vista. https://italianelfuturo.com/open-fiber-un-buco-nero-finanziario-che-rallenta-la-digitalizzazione-del-paese/

La Copertura del 5G: Confronto tra Europa, Stati Uniti e Italia

Nel contesto globale delle telecomunicazioni, la copertura del 5G rappresenta oggi un indicatore fondamentale del progresso tecnologico e dell’adeguatezza infrastrutturale. Tuttavia, i dati più recenti mostrano un marcato ritardo dell’Europa rispetto ad altre aree del mondo, in particolare per quanto riguarda l’implementazione del 5G standalone — ovvero la versione più avanzata del 5G, quella non ancorata alle precedenti infrastrutture 4G, e abilitatrice di applicazioni industriali a bassa latenza, alta affidabilità e slicing di rete.

  • Stati Uniti (USA): Nel 2023, la copertura 5G complessiva della popolazione ha raggiunto l’82%. Questo dato include sia il 5G non standalone (NSA), che si appoggia a infrastrutture 4G, sia il 5G standalone (SA). La copertura specifica del 5G standalone negli USA è ulteriormente superiore, con una penetrazione pari al 91% sull’intera popolazione nordamericana.
  • Europa: La situazione nel continente europeo è frammentata e significativamente meno avanzata. Nel 2023, la media della copertura 5G (considerando sia NSA sia SA) nei principali Paesi europei si collocava tra il 50% e il 65% della popolazione. Tuttavia, la penetrazione del solo 5G standalone in Europa resta ben più contenuta: circa il 40% della popolazione europea ha accesso effettivo a questa tecnologia nella sua forma più evoluta.
  • Italia: Il nostro Paese si colloca tra le realtà più in ritardo nell’adozione del 5G standalone. Meno del 40% della popolazione italiana è coperta da reti 5G SA, nonostante la disponibilità di frequenze e le dichiarazioni di avvio da parte di vari operatori. La copertura 5G complessiva (NSA+SA) in Italia rimane comunque inferiore rispetto ai principali partner europei, come la Germania (65%) o la Francia (55%).

Il mercato ha bisogno di un radicale "lateral thinking"

Le telco europee continuano a ragionare secondo lo schema classico dell’ex monopolista: controllo della rete, accesso esclusivo al cliente finale, vantaggi regolatori. Ma il mondo è cambiato radicalmente. Oggi, la concorrenza non proviene soltanto da altri operatori infrastrutturati, ma soprattutto dai grandi attori over-the-top (OTT), dalle piattaforme digitali globali e dalle nuove costellazioni satellitari – come Starlink di SpaceX e Kuiper di Amazon – che stanno rivoluzionando il concetto stesso di connettività.

Il mercato ha bisogno di un radicale "lateral thinking", ovvero di un pensiero laterale capace di scardinare i paradigmi tradizionali. Le imprese di telecomunicazione devono smettere di fare affidamento sugli interventi salvifici dello Stato, e cominciare a introdurre servizi realmente innovativi, che diano senso e sostenibilità agli investimenti in fibra e in 5G. In caso contrario, tali investimenti rischiano di invecchiare prematuramente, diventando irrilevanti ancor prima di essere completamente ammortizzati.

Il Paradosso Regolatorio e la Necessità di una Politica Industriale Europea

Un altro nodo cruciale è rappresentato dal quadro regolatorio europeo. Le norme attuali risalgono all’epoca del "monopolio del rame" e risultano ormai inadeguate per governare un’industria che si muove a velocità digitale. Le aste per le frequenze, ad esempio, sono state concepite come strumenti di incasso fiscale piuttosto che come leve strategiche per lo sviluppo infrastrutturale. È necessario armonizzare le concessioni di spettro a livello europeo, prolungarne la durata e ridurre il numero di bande riservate, come suggerito anche dal Rapporto Draghi sulla competitività.

Inoltre, l’assenza di una politica industriale unitaria – capace di coordinare iniziative come l’EU Chips Act, il cloud europeo, o i progetti edge computing – ha alimentato incertezza tra gli operatori, ostacolando lo sviluppo di un ecosistema digitale integrato e resiliente.

Conclusioni: Una Sfida Esistenziale per il Vecchio Continente

La crisi delle telecomunicazioni europee non è un problema settoriale, ma un’emergenza strategica. Senza un deciso cambio di rotta, l’Europa rischia di trasformarsi in un territorio passivo, dipendente dalle infrastrutture altrui e incapace di difendere la propria sovranità digitale. La vera posta in gioco è la competitività del continente nel XXI secolo.

È tempo che l’Europa recuperi il coraggio di innovare, la capacità di investire e la volontà di governare la transizione tecnologica con una visione industriale moderna, coesa e lungimirante. La partita della fibra e del 5G non si vince con le proroghe, ma con la leadership. E oggi, più che mai, questa leadership è tutta da riconquistare.

Questi dati evidenziano con chiarezza non solo una carenza infrastrutturale, ma anche un’incapacità sistemica dell’Europa e dell’Italia di coordinare investimenti, regole e innovazione nella direzione di uno sviluppo competitivo e sostenibile del settore delle telecomunicazioni. Il divario con Stati Uniti e Asia non è soltanto quantitativo, ma soprattutto qualitativo, e rischia di rallentare l’intera trasformazione digitale del continente.

 

Inserito il:28/04/2025 14:15:39
Ultimo aggiornamento:28/04/2025 14:20:37
Condividi su
ARCHIVIO ARTICOLI
nel futuro, archivio
Torna alla home
nel futuro, web magazine di informazione e cultura
Ho letto e accetto le condizioni sulla privacy *
(*obbligatorio)


Questo sito non ti chiede di esprimere il consenso dei cookie perché usiamo solo cookie tecnici e servizi di Google a scopo statistico

Cookie policy | Privacy policy

Associazione Culturale Nel Futuro – Corso Brianza 10/B – 22066 Mariano Comense CO – C.F. 90037120137

yost.technology | 04451716445